MARIA FEDERICA MAESTRI

MARIA FEDERICA MAESTRI 

Compositrice teatrale e artista visiva. Nasce a Parma nel 1959 e trascorre l’infanzia a Roma e in diversi paesi stranieri, Turchia, Libia, Spagna. Studia al DAMS di Bologna e nel 1986 fonda a Parma, insieme a Francesco Pititto, Lenz Rifrazioni – oggi Lenz Fondazione – teatro di sperimentazioni pluridisciplinari impegnato in un continuo e rigoroso lavoro di indagine sul linguaggio scenico contemporaneo. Le creazioni di Lenz attraversano le drammaturgie fondanti della cultura occidentale ritrascrivendone le pulsioni poetiche in rigeneranti azioni performative e potenti trasferimenti visuali: Büchner, Lenz, Majakovskij, Hölderlin, Kleist, Shakespeare, Goethe, Grimm, Calderón, Andersen, Genet, Ovidio, Virgilio, D’Annunzio, Eliot, Bacchini, Manzoni, Verdi, Ariosto, Dante, Euripide, Eschilo, le Sacre Scritture sono gli autori e le opere indagate in ampi progetti monografici pluriennali. La densità del lavoro teatrale è simmetrica all’intensità, eccezionalità, unicità degli interpreti, reagenti sensibili del testo creativo. In una convergenza estetica tra fedeltà esegetica alla parola del testo, radicalità visiva della creazione filmica, originalità ed estremismo concettuale dell’installazione artistica, le opere di Lenz riscrivono in segni visionari tensioni filosofiche e inquietudini estetiche del presente.

Dagli inizi del Duemila la ricerca plastica diventa centrale nel processo creativo di Maestri: la partitura attoriale si incunea tra la scrittura per immagini e la re-invenzione materica dello spazio, che eccede i limiti funzionali dell’impianto scenografico per farsi opera artistica non subordinata all’azione performativa. Dagli anni Dieci il suo lavoro è caratterizzato da una più ampia e articolata azione installativa che la porta a creare, in stretto dialogo con le vibranti imagoturgie di Francesco Pititto e il disegno sonoro di diversi musicisti della scena elettronica internazionale – Andrea Azzali, Lillevan, Robin Rimbaud, Claudio Rocchetti – ambienti performativi e visuali site-specific in importanti complessi architettonici e monumentali. Le installazioni sono performate da ensemble eterogenei formati da attori sensibili, bambini, anziani, danzatori, musicisti, cantanti, impegnati nella trascrizione scenica di strutture testuali composite, in cui si stratificano e si fondono in associazione formale e concettuale drammaturgie musicali e teatrali.

Dal 1996 è co-direttrice artistica del Festival internazionale Natura Dèi Teatri, progetto tematico di performing arts contemporanee; dal 2022 il festival avvia una nuova fase progettuale e diventa Campo di Parentele estetiche, spazio di ricerca per nuove pratiche creative attivato da artiste di diverse provenienze disciplinari e dalle riflessioni di curatrici e studiose della scena contemporanea. Dirige il programma formativo dei laboratori Pratiche di Teatro – percorso biennale rivolto a giovani attori e danzatori – e Pratiche di Teatro Sociale, percorsi differenziati di sensibilizzazione teatrale rivolti a disabili intellettivi e psichici, persone con disabilità sensoriale, ex internati in ospedali psichiatrici giudiziari, persone con dipendenze patologiche. Dal 2015 cura insieme a Francesco Pititto il Progetto di Ricerca Teatrale Permanente sui temi della Resistenza e dell’Olocausto. È invitata a tenere relazioni, corsi, seminari, laboratori in diverse Università ed eventi internazionali, tra cui Università di Parma, IUAV Venezia, Alma Mater Bologna, Orientale di Napoli, Università di Trento, Quadriennale di Praga.

Dal 2010 ad oggi ha curato la composizione, l’installazione e i costumi di: Hamlet alla Rocca di San Secondo, alla Reggia di Colorno e al Teatro Farnese di Parma; Aeneis e Aeneis in Italia, progetto biennale realizzato in collaborazione con musicisti elettronici internazionali; la macro-installazione contemporanea de I Promessi Sposi; la scenografia e i costumi di Verdi Re Lear. L’opera che non c’è regia di Francesco Pititto per il Festival Verdi; Hyperion #1, #2, #3, trilogia ispirata all’Iperione di Friedrich Hölderlin, autore esplorato in un lungo progetto monografico realizzato negli anni Novanta e Questa debole forza opera musicale e performativa tratta dai Cori di Edipo il Tiranno nella traduzione di Hölderlin, installata nella sala delle Statue di Veleia del Museo Archeologico di Parma per il Progetto Prometeo-Luigi Nono del Teatro Regio di Parma; l’installazione del progetto biennale dedicato all’Orlando Furioso in spazi non convenzionali di Parma e provincia – Padiglione Rasori dell’Ospedale Maggiore di Parma, Tempio della Cremazione di Valera, Museo Guatelli; l’installazione e la regia di Autodafé tratto dal Don Carlo di Giuseppe Verdi nell’Ex Carcere Napoleonico di San Francesco, Paradiso. Un pezzo sacro da Dante e Verdi negli immensi spazi del Ponte Nord e Verdi Macbeth in quelli ex-industriali di Lenz Teatro – commissioni speciali del Festival Verdi; il Purgatorio allestito nell’antica Crociera dell’Ospedale Vecchio conclude la ricerca sulla Divina Commedia di Dante.

Dedicati alla rilettura contemporanea delle opere di Calderón de la Barca sono le recenti creazioni del progetto Il Passato Imminente: Il Grande Teatro del Mondo e La Vida es Sueño nel Complesso monumentale della Pilotta; la regia e l’istallazione del trittico Flowers like stars?, Altro stato (invitato nel 2021 alla Biennale Teatro di Venezia), Hipógrifo violento, presentato al Teatro Farnese; La vita è sogno installato nel perimetrale dell’Abbazia medievale di Valserena (sede del Centro Studi e Archivio della Comunicazione) produzione per Parma 2020+21 Capitale Italiana Cultura; il dittico su Iphigenia e la trilogia dell’Orestea, riflessione contemporanea sulla tragedia; La Creazione dall’opera di Haydn e da Paradiso perduto di Milton, primo capitolo del nuovo progetto quadriennale ispirato alle Sacre Scritture.
Scrivono del suo lavoro numerosi critici, tra cui Manzella, Distefano, Palazzi, Marino, Sonno, Bevione, Acquaviva, Ottolenghi, Rizzo, Chimenti, Brighenti, Azzoni, Lotano, Rigolli, Zanon, Pesce.
Nel 2022 le viene assegnato il Premio Sant’Ilario, l’attestato di civica benemerenza della Città di Parma.

Skip to content