In primo piano una giovane donna indossa una pelliccia e abbraccia la statua di un cane, alle spalle la video proiezione della stessa giovane donna costretta in un corpetto che le stringe così forte il petto fino a farle uscire il seno

Parentele 22-24

Bestiario

Femminile Animale, 12 Azioni

Dopo l’edizione all women nel 2021, il festival internazionale di arti performative Natura Dèi Teatri attiva nel 2022 il percorso BESTIARIO | Femminile Animale, 12 AZIONI | PARENTELE per nuovi modelli performativi naturalculturali, ibridando filosofia, mitologia, scienze e arti. Nel triennio 2022_2024 dodici artist* e collettivi fra e più interessanti del panorama nazionale e internazionale verranno invitat* a co-produrre con gli e le artiste di Lenz 12 percorsi che indagheranno i temi dei ruoli di genere, antispecismo, ecofemminismo, superamento dei dualismi attraverso progetti articolati in residenze, produzioni, laboratori, seminari, presentazione spettacoli. L’ambito di studi di riferimento sarà il corpus teorico della filosofa americana Donna Haraway nella direzione dell’avvento del chthulucene, tramite la creazione di PARENTELE basate non sulla continuità biologica ma sul riconoscimento di affinità e differenze e possibilità di coesistenza.

In un periodo storico nel quale la definizione assume un’importanza rilevante e il significante è fondamentale per assicurare al significato garanzia di esistenza, visibilità e rappresentazione, Lenz si pone l’obiettivo di assicurare spazi di rappresentazione alle donne attive in ambito culturale, finalizzati alla condivisione delle parole e delle pratiche necessarie al proprio progetto di generazione di mondi nuovi. Lenz diventerà sempre più uno spazio fisico e intellettuale volto a dar forma ad apparenti utopie descritte da termini quali sostenibilità, equità, accessibilità, femminismo, transfemminismo, intercultura vs appropriazione culturale, medicina di genere, intersezionalità, attivismo, rigenerazione; apparenti utopie caratterizzate da una bontà d’azione che sta concretizzando realtà dell’immaginario in luoghi (fisici, sociali, virtuali) di comunità.

Bestiario 5 
Dies Irae
Gloria Dorliguzzo [resistenza]

Residenza + Pratiche Laboratoriali 10>26 aprile Sharing pubblico 25-26 aprile

Bestiario 6 
Esaltazioni II _ Aulide
Valentina Barbarini [corpo]

Residenza maggio Pratiche Laboratoriali 8>31 maggio Sharing pubblico 30-31 maggio

Bestiario 7 
Dancing Babies
Lucia Perego [neonatalità]

Residenza  giugno + settembre Pratiche Laboratoriali 6>27 giugno + 5>19 settembre Sharing pubblico 19-20 settembre

Bestiario 8 
Fòro Fóro
Muna Mussie [decolonialità]

Residenza ottobre SeminariO 13 ottobre con Sofia Bacchini e Davide Persico Sharing pubblico 12-13 ottobre

Dies Irae

 

Nato da una riflessione sulla coercizione e sulle forme di potere violente e distruttive, l’opera performativo musicale rilegge performativamente l’opera della compositrice russa Galina Ustvolskaya (1919-2006), soprannominata Donna col Martello, le cui partiture sono sostenute da ossature ripetitive, petrose, interrogative e drasticamente essenziali.

Nell’essere umano il corpo è il suo strumento, l’oggetto è l’arma con cui creare il suo ideale. Da una parte una ferocia indirizzata a un fine in cui emerge una partecipazione collettiva, dall’altra una violenza, autogenerata da se stessa, incontrollabile: dionisiaca creatività. Il corpo risponde costantemente a questa pulsione distruttiva cercando di superare la paura della morte. In stretto rapporto con il potere, il suono di questi eventi non può che essere disarmante, tragico, assoluto.

Lo sapeva bene Galina Ustvolskaya incarnazione vivente della Resistenza. Allieva di Shostakovich, si allontana presto dal maestro, reo ai suoi occhi di aver accettato compromessi con la dittatura stalinista, non condividendone l’atteggiamento duplice e “non puro”. Al contrario la compositrice si dimostra avere una moralità compatta, percorrendo una ricerca compositiva che tende a una forte riduzione del materiale verso un’ideale di drastica essenzialità. La sua musica è continuamente interrogativa, assoluta ed estrema; Galina sceglie ossature ripetitive e martellanti per le sue partiture.
Il suono risulta interrotto, ossessivo e petroso, a volte lancinante nell’esplosione sonora dissonante. 

La performance – rituale misterioso di dionisiaca creatività e intima liberazione dai poteri omologanti – coinvolge un gruppo di donne del territorio di Parma in un concerto performativo di martelli su incudini e legno.

Mercoledì 25 aprile | ore 17:00 + ore 19:30
Giovedì 26 aprile
| ore 18:00 + ore 19:30

 

  • Conduzione e composizione Gloria Dorliguzzo
  • Preparatore musicale Maestro Gianluca Feccia
  • Consulenza musicale Maestro Riccardo Munari
  • Liberamente ispirata alla musica di Galina Ustvolskaya
  • Performer Monica Barone, Lara Bonvini, Tiziana Cappella, Zoe Frazzi, Francesca Ghisotti, Nicolle Montanari, Teresa Morisano, Agata Pelosi, Carlotta Spaggiari
  • Produzione Lenz Fondazione + C&C company
  • In collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea

Iphigenia in Aulide
Laboratorio rivolto a persone afferenti al Servizio Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL di Parma

 

Valentina Barbarini, artista associata protagonista della sesta Parentela 2023 del progetto triennale Lenz NDT.02 Bestiario_Femminile Animale, nel 2023 ha condotto il laboratorio Pratiche di Teatro Sociale – in co-docenza con la performer Monica Barone e rivolto a persone afferenti al Servizio Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL di Parma. Il laboratorio, incentrato sul mito di IPHIGENIA IN AULIDE, ha portato a un esito performativo pubblico presso Lenz Teatro il 30 e il 31 maggio.

Sinossi del laboratorio

 

Dar un seguito allo studio del materiale di Ifigenia in Aulide significa riprendere in mano un’indagine sulle molteplici possibilità che si nascondono lungo una strada apparentemente segnata. Indagare da prospettive diverse l’accettazione passiva di un ordine superiore, di un potere maschile dato per scontato, la ribellione, o la scelta di un percorso individuale e ibrido che si nasconda dietro le apparenze più immediate della narrazione Un percorso ibrido in cui ciascuna si colloca, in piena legittimità, ad un punto differente. In questo senso la prassi laboratoriale è anch’essa un percorso, un itinerario verso l’autorizzarsi ad avere una voce.”

 

  • Residenza, conduzione e composizione Valentina Barbarini
  • Co-docenza Monica Barone
  • Musica Andrea Azzali
Dancing Babies

Le madri in attesa e i loro neonati vengono invitate a sperimentare la possibilità di un incontro inedito, intimo e profondo, guidate da un’esperta della teoria dell’embodiment applicata al prenatale.

FASE #1 __ GIUGNO __ ORE 10:30_12:00
Martedì 6 + Martedì 13 + Martedì 20 + Martedì 27

Nella prima fase del laboratorio, che si terrà a giugno, le donne in attesa potranno sperimentare un ‘tempo’ di ascolto, un luogo sospeso e protetto dove poter visualizzare, immaginare, giocare, dialogare con il proprio bambino attraverso il movimento-respiro-relazione, atto poetico e vitale di rara profondità.

Il lavoro rappresenta per la madre l’occasione di prendere consapevolezza della crescita del bambino dentro il suo corpo, vedendolo trasformarsi, sentendo e vivendo i grandi adattamenti delle sue forme in relazione alla crescita del figlio.

FASE #2 __ SETTEMBRE __ ORE 10:30_12:00
Martedì 5 + Venerdì 8 + Martedì 12 + Venerdì 15 + Martedì 19

Nella seconda fase del laboratorio, che si terrà a settembre, si sperimenterà, all’interno della relazione mamma-neonato, la libertà di un incontro che lascia spazio al movimento del bambino, in gioco con il corpo della madre e l’ambiente.

La musica, le luci, i materiali presenti saranno stimoli e insieme supporto conoscitivo, ‘polmoni respiranti’ per creare un embodiment tra madre, figlio e luogo.

Previo consenso delle partecipanti, il laboratorio (sia nella fase 1, sia nella fase 2) sarà documentato attraverso registrazioni video e successivamente trascritto in sequenze visuali presentate in forma pubblica.

Il laboratorio gratuito si svolge a Lenz Teatro, via Pasubio 3/e. Per partecipare è necessario scrivere una mail a info@lenzfondazione.it, o chiamare il numero 0521 270141 oppure scrivere su Whatsapp al 335 6096220.

Lucia Nicolussi Perego

Lucia Nicolussi Perego è coreografa, danzatrice, docente, direttrice didattica e fondatrice nel 1983 della scuola di danza Compagnia Era Acquario. Nasce a Vicenza, si laurea in Psicologia a Padova, vive e lavora a Parma dove ha collaborato come interprete e coreografa con Teatro Due, Lenz Fondazione, Teatro delle Briciole-Teatro al Parco, Natura Déi Teatri.

Il suo lavoro studia il corpo come portatore di drammaturgia dove respiro, gesto e voce si fondono in un unico, dialettico incrocio.

Ha conseguito la certificazione di IDME (Infant Developmental Movement Education) rilasciata da The School for Body-Mind Centering®, con l’ obiettivo di aiutare neonati e bimbi nel loro naturale processo di crescita psicocorporea.

Parentela 8 
Fòro Fóro – versione solo
Muna Mussie [decolonialità]

Residenza 9>14 ottobre
Performance 12>13 ottobre
SeminariO 13 ottobre

Muna Mussie è l’ottava parentela di BESTIARIO | Femminile Animale, il progetto di Lenz che invita dodici artiste e collettivi associati a co-produrre residenze, progetti nazionali ed internazionali, laboratori e seminari transdisciplinari sui temi dei ruoli di genere, antispecismo, ecofemminismo, superamento dei dualismi.

Muna Mussie (Eritrea 1978) inizia il suo percorso artistico nel 1998 formandosi e lavorando come attrice e performer con Teatrino Clandestino e Teatro Valdoca. Dal 2001 al 2005 è parte fondante del collettivo di ricerca Open. Tra le sue produzioni recenti, l’installazione e performance Milite Ignoto (2015), le performance Oasi (2018), Curva (2019), Curva Cieca (2021) e PF DJ (2021), la performance Bientôt l’été (2021) sul nomadismo mentale e erranza, e PERSONA (2022), incontro ad personam mediato dalla pratica del cucito. I recenti progetti Oblio (2021) e Oblio/Pianto del Muro (2022) introducono una ricerca sull’arte pubblica.

FÒRO FÒRO – versione solo è parte del progetto MORFOLOGIE DEL PAESAGGIO _ REIDRATAZIONI DEL PRESENTE URBANO, con cui Lenz rigenera il patrimonio museale dell’Università di Parma attraverso il linguaggio visuale e artistico contemporaneo.

La residenza a Lenz dell’artista eritrea Muna Mussie prevede un periodo di studio alla Sala Bottego del Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma, da cui nascerà una versione solo della performance FÒRO FÓRO, che mette in dialogo persone cieche e vedenti attraverso il Braille e il Ricamo, linguaggi differenti accomunati dall’imprimere una superficie, rivelando un’immagine tattile.

Fòro fóro è l’accadimento pubblico che segue le pratiche agite in Verso l’immagine, laboratorio che interroga l’immagine a partire dal dialogo tra persone cieche e vedenti attraverso due linguaggi differenti: il Braille, un metodo di scrittura e lettura formato da punti in rilievo, e il Ricamo. Entrambi questi linguaggi imprimono o traforano una superficie, riportando alla luce un segno, una forma, un’immagine tra il visibile, invisibile, tattile.

Per Fòro fóro Muna Mussie trae ispirazione dal gioco della matassa analizzato da Donna Haraway, che riconosce nelle “figure di filo” un’analogia con i processi di pensiero e di creazione, pratiche pedagogiche e performance cosmologiche. Creare delle figure di filo significa passare e ricevere, scegliere dei fili o lasciarli perdere, fare e disfare, tracciare e seguire una trama nel buio, per iscrivere altre storie. 

Per Lenz, nell’ambito del progetto residenziale 2022_2024 Parentele, l’artista e il suo cerchio di alleat_ si esporrà nel fare e dire parole, alludendo all’interscambio tra fòro, luogo anticamente legato al ritrovo della comunità, del commercio, della politica e della giustizia, e a fóro che rimanda a un buco da cui entrare e uscire. 



Bestiario 1 
Il linguaggio della notte
Annamaria Ajmone [antispecismo]

Residenza 9>15 + 16>22 maggio
Pratiche Laboratoriali 12>14 maggio
Sharing pubblico 18>21 maggio

Bestiario 2 
Ritual II Embrace the darkness
Stefania ?Alos Pedretti [transfemminismo]

Residenza 27>30 giuno+ 1>17 luglio
Pratiche Laboratoriali 28>30 giugno
Sharing pubblico 12>15 luglio

Bestiario 3 
Umano, disumano, postumano
Monica Barone [postumanesimo]

Residenza 2>15 luglio + 12>27 settembre
Pratiche Laboratoriali 3 maggio > 22 giugno
Sharing pubblico 28>29 settembre

Bestiario 4 
The Critters Symposium
Jan Voxel Digital Art [digitalizzazione]

Residenza 11>13 + 19>25 ottobre
Concerto 14>15 ottobre
Pratiche Laboratoriali 19>28 ottobre
Sharing pubblico 26>28 ottobre

La Foresta e gli incontri
Una ricerca a partire da La notte è il mio giorno preferito

 

Annamaria Ajmone prosegue con Stella Succi, ricercatrice indipendente, il progetto sul tracciamento animale seguendo il sentiero della creazione La notte è il mio giorno preferito. Immaginata e realizzata con Natália Trejbalová (artista visiva), Stella Succi (ricercatrice), Giulia Pastore (light designer), Jules Goldsmith (costumista), Flora Yin-Wong (sound artist), l’opera nasce dal desiderio di esplorare il rapporto con l’altro. Un altro non umano, animale e vegetale, a cui si guarda non come a un paesaggio da conquistare e fotografare, in un’ottica turistica, ma come a un ecosistema nascosto, da co-abitare.

 

Per preparare lo spettacolo, il gruppo ha organizzato una residenza nei territori di Val d’Illiez e del Giura, in Svizzera: per relazionarsi con l’ambiente, sperimentando la pratica continua e notturna del tracciamento. Descritto da Baptiste Morizot all’interno del saggio Sulla pista animale, edito da nottetempo, il tracciamento è un esercizio per «attivare in sé i poteri di un corpo differente», attraversare il territorio, prendendo in prestito in senso non appropriativo il corpo e la prospettiva di un altro, che configura il mondo diversamente.

Il suo lavoro coreografico costringe chi guarda a muoversi e cambiare prospettiva, reagendo a stimoli fisici da lei lanciati. Ripropone, in chiave ‘antropologica’, il senso filosofico delle sue esplorazioni notturne svolte seguendo le piste animali nei boschi svizzeri, sotto la guida di ingegneri forestali. Avvistamenti notturni: quali sono le strategie che mette in atto la volpe? E il lupo? E noi animali non umani, possiamo imparare a ri-orientarci in un ambiente naturale, osservando l‘intelligenza animale?

Questi interrogativi saranno il corpus teorico attorno al quale si svilupperanno le serate di condivisione a Lenz. Il pubblico verrà accompagnato dentro una foresta notturna, simbolica e tecno-naturale, in cui sperimentare una nuova pedagogia dello sguardo, che chiede di decentrarsi rispetto alla visuale antropocentrica, di stare dentro al disorientamento, al senso di finitudine, infine, di sentirsi parte a tutti gli effetti della ‘natura’, allontanandosi – quindi – dall’idea di paesaggio come fondale dell’agire umano.

Nelle serate di giovedì 19, venerdì 20 e sabato 21 maggio apriremo al pubblico il teatro Lenz, con tre incontri che proveranno a seguire alcune tracce sottili de La notte è il mio giorno preferito, (dis)orientandosi in maniera libera e parziale tra le letture, Annamaria Ajmone e Stella Succi condivideranno i documenti visivi e sonori che sul sito dell’artista creano uno spazio interattivo tutto da esplorare [vai al sito].

Programma

Giovedì 19/05 | ore 21
Performing lecture, cioè la possibilità per chi partecipa di approfondire in rapporto diretto con l’artista e la ricercatrice i testi, i suoni e le visioni che hanno ispirato la traduzione scenica.

Venerdì 20/05 | ore 21

La foresta e gli incontri, il racconto della pratica di tracciamento animale in dialogo con Annamaria Ajmone, Stella Succi e Davide Persico, paleobiologo dall’Università degli Studi di Parma e Direttore del Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma.

Sabato 21/05 | ore 18
Performance, Annamaria Ajmone conclude il percorso di residenza con una traduzione scenica ispirata al suo spettacolo La notte è il mio giorno preferito.

Ritual II Embrace the darkness

 

La ricerca di ?ALOS tesse insieme vari fili, pratiche che spesso sembrano molto lontane fra loro.

Nel suo percorso di ricerca la musica dal vivo è l’elemento centrale attraversato e riletto in ogni esibizione da una chiave performativa diversa e appropriata all’oggetto d’indagine.

Il suo lavoro trascende i confini fra le arti performative, integrando musica sperimentale, performance, improvvisazione, arte figurativa, istallazione e video/art, e ha l’obiettivo di coinvolgere attivamente il pubblico in uno spettacolo capace di far vivere una forte esperienza sensoriale.

Le sue performance e i suoi lavori artistici hanno sempre avuto come fulcro la lotta per lo sdoganamento e l’accettazione del diverso in chiave transfemminista queer.

La sua ricerca attuale si rivolge alla trasposizione in chiave contemporanea della drammaturgia del RITO, un’esplorazione del rapporto fra suono e natura, i cinque sensi che sono occasioni di studio, punti di accensione di progetti che incrociano le vibrazioni del suono con quelle del corpo, l’agire scenico con la performance vocale.

Il corpo è lo strumento espressivo, dai capelli alla pelle, dalla voce al respiro.

Il live è un Rituale, un’esperienza collettiva, un viaggio sonoro ed emozionale.

?Alos sente giunto il momento di andare oltre se stessa, facendo un passo indietro. Interrompere di nuovo la linearità del pensiero progettuale, cercando la strada che porta a comprendere il pensiero astratto, con sempre maggiore determinazione.

Non un sentiero di crescita personale, né una healing practice collettiva, e né la spiegazione accurata di una intuizione profonda, ma la messa in scena del pensiero astratto. Come distruggere il verbo? Gettandolo dentro la bocca di un vulcano, annegando le parole nell’ombra e nella marcescenza della proliferazione vegetale, gettandole nelle volute di fuoco nascoste dentro nuvole di fumo nero.

Scegliere luoghi per il valore simbolico della loro luce, iniziando così a lavorare su un rituale che è creato contemporaneamente ed in prossimità di un’eruzione vulcanica.

Perché, ricollegandosi alla semiotica del sogno, il vulcano ha una simbologia che incorpora i significati dei quattro elementi naturali fondamentali: il fuoco (il magma, la lava), l’aria (la profusione di gas, fumo e ceneri che proietta verso l’alto, in cielo), l’acqua (il vapore acqueo che espelle, nonché il fluire della lava lungo i fianchi) e la terra: il vulcano è la montagna che collega le profondità della Terra (inconscio) verso il cielo (pensiero cosciente).

Questo Ritual II si propone di “esplorare gli opposti, le due estremità del Tutto. Perché “everything – the light, the dark, the beauty, the pain – is perfect just as it is.

Umano, disumano, postumano

 

È il romanzo fantascientifico “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” di Philip K. Dick a generare la riflessione comparata sulle forme di conoscenza alla base di “Umano, disumano, postumano” prima performance ideata e interpretata interamente da Monica Barone.

Il lavoro parte da una posizione critica alla gnoseologia, e in particolare all’epistemologia, con il suo implicito primato riconosciuto socialmente alla conoscenza scientifica, per suggerire come processo evolutivo la presa di coscienza di un’intelligenza ancestrale e profonda, precedente il binarismo natura-cultura.

Monica Barone attraversa il Corridoio del Rettorato bendata, in una dinamica puntellata da attese dense di tensioni e in una relazione dialettica con l’identità dello spazio, alla cui forte connotazione lei risponde per sottrazione e per contrapposizione, guidata dal disegno sonoro di Andrea Azzali, mescolanza elettronica di sonorità animali e ossee.

Come nella danza giapponese butō, il corpo di Monica Barone diventa strumento per ridefinire il paesaggio: volontariamente negata la vista, la performer mette alla prova la propriocezione, il senso di percezione interna del corpo nello spazio e nel tempo, attraversando l’intero passaggio celebrativo della scienza occidentale per arrivare a sbendarsi con l’ausilio di un paio di grandi corna di cervo.

Un gesto-climax, che introduce l’ingresso nelle Sale della Sistematica e degli Scheletri, segnando un cambio coreografico, scenografico e concettuale: i movimenti più rotondi e fluidi, posti su diversi livelli, echeggiano posture e comportamenti animali, la luce diminuisce progressivamente fino a illuminare solo gli scheletri di antiche creature, didatticamente ricomposti dal pensiero-guida a contrasto con la spinta tassonomica, indizio di volontà possessiva e controllante, e mosso dall’intenzione di evocare la dignità di forme intuitive di conoscenza.

The Critters Symposium
Bestiario di parole e immagini per l’era fossile

 

Il progetto è inteso come un’ulteriore ramificazione/sviluppo di The Critters Room. L’obiettivo è quello di costruire un percorso di incontro/compresenza/germinazione fra il corpus di immagini degli abitanti invisibili dell’aria – i fantasmi dell’antropocene di The Critters Room – e le parole/le voci/i gesti di un gruppo di performer, artiste, studiose. Un “coro” che proponiamo di costruire nei prossimi mesi, in una call di sorellanza, immaginando insieme a Lenz la composizione, incontrando le persone (in presenza o – se non possibile – in remoto), offrendo e nutrendoci del loro offrire, scegliendo un corpus testuale che appartenga al DNA di The Critters Room e lasciando fiorire tutte le possibili ibridazioni.

Il corpus di immagini sarà elaborato da Jan Voxel e presentato sotto forma di video, un flusso responsivo in grado di stabilire una dinamica in tempo reale con il coro. Immaginiamo questo evento performativo di immagini e voci come laboratorio aperto, prima provvisoria sintesi del percorso svolto.

Una lista (indicativa) di autori di riferimento da cui trarre la partitura vocale: Donna Haraway, Matteo Meschiari, Ursula K. Le Guin, Andri Magnason, Anna Tsing, Timothy Morton, Antonella Anedda, e altri.

The Critters Room incarna una pratica amorevole di archiviazione fisica e digitale del particolato atmosferico (Critters, citando Donna Haraway). I protagonisti del progetto sono: l’archivio e la comunità.

L’archivio dei vetrini: un corpus di oltre 400 vetrini da microscopio che documentano nel tempo l’aria che respiriamo. Esponendo all’aria per 12/24 ore i vetrini, è stato possibile raccogliere “campioni”, dove si possono visualizzare i Critters, particelle impalpabili quali polline, frammenti vegetali, silicati, particelle metalliche e particolato atmosferico, il famoso PM10 e PM2,5, residuo non combusto di idrocarburo.

Questi sono i veri “Ghosts and Monsters of the Anthropocene”, creature allora-viventi che la presente era fossile riporta nell’aria, ad infestare (haunt) il nostro presente.

A condividere spazi e tempi con gli ora-viventi, obbligandoci a “stringere alleanze” (making kin) per stare a contatto – come dice Donna Haraway – con un pianeta danneggiato.

L’azione performativa è iniziata l’8 marzo 2020 (primo giorno di lockdown a seguito della pandemia da Covid-19) ed è ancora in corso.

L’archivio fotografico: ogni vetrino è stato fotografato con un banco ottico studiato apposta per lo smartphone. I due archivi (materico e fotografico) sono in progress e si arricchiscono grazie alle residenze (e ai cittadini debitamente “formati” che sono chiamati a raccogliere campioni di aria del proprio terrazzo) e alla community che Jan Voxel sta costruendo attorno al progetto.

L’archivio dei dati: file con i dati di rilevamento del particolato atmosferico pm10 e pm2,5. I file sono liberamente scaricabili dal sito sensor.community, il quale raccoglie i dati di tutte le centraline autocostruite per il controllo dell’aria installate nel mondo. Tali centraline sono da intendersi come dispositivi di citizen science, partecipazione e attivismo dal basso dei cittadini.

La comunità e il suo archivio sonoro: registrazioni ambientali e interviste raccolte durante le residenze, allo scopo di tenere in archivio quella molteplicità di soggetti umani (sociali) che si occupano a vario titolo di democrazia di base, di attivismo ambientale e di citizen science, uniti da pratiche di responsabilizzazione e stretti in una alleanza “contro l’inevitabile”.

 

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