Umano Disumano Postumano

Geosofie Sensibili

Prima creazione di Monica Barone prodotta da Lenz Fondazione all’interno del progetto triennale
Bestiario | Femminile Animale | Parentela #3

 

Il progetto residenziale e performativo Umano Disumano Postumano – Geosofie Sensibili – è la prima performance interamente scritta e diretta da Monica Barone, prodotta da Lenz Fondazione all’interno di PARENTELE. Parentele è il percorso fondativo del progetto Lenz 2022_2024 Geosofie e Bestiari, BESTIARIO | Femminile Animale, a cura di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, che intende ricercare sodalizi intellettuali e affettivi tra artist*, nell’intento di esplorare nuovi modelli performativi naturalculturali, ibridando filosofia, mitologia, scienze e arti. Umano Disumano Postumano è stato presentato dopo due settimane di residenza artistica presso Lenz Teatro, in versione site-specific all’interno degli spazi storici e museali del Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma.

 

Umano Disumano Postumano. Geosofie Sensibili è stato selezionato come progetto vincitore di Open Dialogo Residenze d’Artista, commissionato congiuntamente da Arts Council England, dalla Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura, dall’Istituto Italiano di Cultura di Londra e dal British Council.

 

 

La ricerca coreografica nasce da un lavoro sulla propriocezione interna del corpo nello spazio e nel tempo, in relazione all’esterno, strutturando la danza attraverso i linguaggi della danza teatro e della contact improvisation. Importante in questo lavoro coreografico è la sensibilità, intesa come attitudine all’ascolto, alla percezione, presenzialità, autorialità e la disponibilità a spogliarsi dei preconcetti acquisiti su cosa sia possibile fare con il proprio corpo e cosa no, con il fine di andare oltre a ciò che si conosce di sé e di cercare un codice di movimento più autentico e personale. Il lavoro è un processo che vuole portare il/la danzatore/danzatrice a superare la visione umana e del corpo meccanicista allargando la propria consapevolezza, facendo esperienza della sensibilità intesa non come espressione di emozioni e sentimenti, bensì sulla sensorialità come fonte di conoscenze.

 

La forza profetica e visionaria della fantascienza contemporanea è capace di generare riflessioni su cosa sia realmente un essere umano e su quali valori si fonda il nostro concetto di civiltà. Questa letteratura riesce a penetrare in profondità nel quotidiano e a svelarne le dinamiche ma soprattutto, le prospettive. In particolar modo, a fare da riferimento e suggestione per Umano Disumano Postumano è il romanzo fantascientifico di Philip K. Dick Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1982), da cui fu tratto il film Blade Runner (1982) diretto dal regista Ridley Scott. La performance di Monica Barone prende distanza dall’immaginario cinematografico che è orientato a cogliere una dimensione sovrumana in riferimento agli androidi, e rimane vicina all’opera letteraria che sembra rimandare a una forma di sottouomo. Un sottouomo sepolto da una materia residuale di vite e di oggetti ormai immondizia perché divenuti obsoleti. Un sottouomo con capacità fuori dal comune che è stato disabilitato mentalmente dalle istituzioni del suo tempo. Un sottouomo alla deriva in un colonialismo esasperato e disumano. Un sottouomo che ciò nonostante riesce a recuperare una visione umanistica dell’esistenza, prossima alla celebre espressione di Publio Terenzio “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” (165 a.C.), cioè “Sono un essere umano, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me”, mostrando una profonda volontà di riscatto della propria coscienza e potestà della natura umana.

 

 

Monica Barone

 

Danzatrice e coreografa con un breve passato da artista visivo.
La sua pratica parte da una ricerca sui temi del sacro, dell’esoterismo, dell’ontologia, dello specismo e antispecismo e sui processi della filogenesi.
La sua danza tende a focalizzarsi sulla “persona” considerata nella sua totalità fisico-mentale-emotiva-energetica e sulle intelligenze connaturali del corpo, mirando a un’autenticità dei codici del movimento, e superare l’idea di assimilare e adattare il proprio corpo a linguaggi di danza codificati (da corpi “conformi”). La dinamica della sua danza nasce da ricerche sulla propriocezione interna del corpo nello spazio e nel tempo, in relazione all’esterno, utilizzando linguaggi di danza come la contact improvisation e la danza teatro.
Danzatrice con un corpo “non conforme”, con una disabilità fisica che impatta fortemente sulle realtà culturali e operative dello spettacolo, mette totalmente in discussione le pratiche di lavoro e di formazione della danza. Queste pratiche consolidate nella società di stampo abilista, sono da considerarsi pratiche disabilitanti perché insistono ancora su criteri che fanno apparire il corpo con disabilità un’ingombrante eccezione, dimenticandosi che l’arte non è statica, bensì un processo culturale in divenire e sempre più diversificato.

In questo senso si segnala il lavoro con S.I.I.A.T.E. (Scotland Italy Inclusive Artist, progetto inclusivo formativo di danza, nato dalla collaborazione fra Scozia e Italia 2021/2022), per la promozione di pratiche a favore di una professionalizzazione nel settore della danza e dello spettacolo dal vivo a favore di artist* con disabilità; inoltre, dal 2023, insieme a Diana Anselmo, Alessandra Cinque e Riccardo Olivier, lavora allo spettacolo Freak Out!!! che indaga gli immaginari legati ai corpi con disabilità in generale ma soprattutto il rapporto tra la disabilità e l’arte, tra la violenza e l’abilismo con le relative esposizioni e spettacolarizzazioni dei corpi con disabilità, dal passato a oggi (per esempio i Freak show) come pure il potere creativo, estetico e poetico di tali corpi (e con un’attenzione all’aspetto dell’accessibilità e fruibilità del pubblico e dell’artista).

 

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