FAUST I

La drammaturgia del Faust I affonda nella prima parte della stesura definitiva dell’opera di Goethe. Nella visione di Lenz Rifrazioni, per la regia di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, la tensione conoscitiva faustiana – lo streben – si realizza nella porneia – meretricio – del corpo.

 

Faust in cerca del sensibile umano, della vibrazione che rigenera, dell’energia sessuata che ridona giovinezza, si spoglia della dignità di soggetto e si rende oggetto dell’esperienza fisica.

Corpi in vendita, le anime già vendute, orifizi testimoni del piacere e del dolore, membra e membri appuntiti in virtù del godimento solitario, ignari della colpa, innocenti, infantili si mostrano sullo schermo della fiaba del teatro.
Faust è qui, claudicante in soglia di suicidio. Abbandonato il dio della ragione, il vecchio è pronto a sciogliersi nel tutto, a proclamare la demenza regina di emozione. Il corpo promosso all’abbandono della vecchia regola morale si distende col muscolo proteso all’umidità della nostaglia amorosa.

D’amore muore e rimuore come sempre la fedele Margherita, nel suo vestito di banconote. Si denuda del suo soffrire e balla i balli del disonore donando il suo denaro al pubblico mercante. Danza al ritmo di musiche portoghesi e mette all’asta corpo e voce nella putrida cantina.
Cattivi poeti, braccia secche e lunghe ubriache di vita, rinchiusi in cantine lombari cantano a squarciagola il male del caprone. Nature senza moto cerebrale, ballerini brutte ombre della notte senza stars. Somewhere over the rainbow, toposità acustiche orecchiano al piacere solitario. Tutti stretti dentro un grande catino stracolmo di tappi inondati di piscio e di vino. Spumeggia in aria roteando l’asta lignea e pendente del bastone carnoso. Faust, un corpo femminile ancora cieco di sesso porta una benda che ne oscura la vista.

Accompagnato in questa acida cantina da Mephisto, senza pudore dalle lingue calde deliziato, cerca con le mani la chiave naturale dei corpi maschili mentre cade la benda e sale l’azzurro intenso dei suoi occhi stupiti. Brucia, brucia, in fiamme la morale delle bestie senza dio. “Ah, Faust lo ignori o lo conosci il foro che di cera vuoi tappare? Oh illusione, togli la benda dai loro occhi chiusi. E voi non dimenticate come scherzi il diavolo!”
Nella scena di tendaggi lucenti, filati e perlinati, i lettini prendisole riletti dall’action painting di Maria Federica Maestri, ospitano insieme ai corpi naturali corpi e gambe da vetrina, prolunghe oscene di desideri proibiti.

La cucina è il luogo odoroso dove Faust ritrova la propria giovinezza, al tocco di una strega senza sesso e senza fiaba, inumidito dagli unguenti della sua saliva, si vede allo specchio che ne rivela la pubica bellezza. Nell’orgiastica Notte di Valpurga raduno e festa delle streghe, Faust subisce il rituale di iniziazione alla vita maschile: con una grande forbice Mephisto taglia i suoi lunghi capelli e lo rende dotato del potere del fallo. In questa notte vestiti di lucida vernice i partigiani del sesso si accoppiano tramite i sederi, crepuscoli del corpo, buchi immondi amati solo nella brevità dello scarico fecale: è la notte in cui dominano i perdenti del pudore, che insieme assistono all’unico bacio legato e sboccato tra Faust e Margherita.
Li guida fuoco fatuo tra dirupi di ideali e frane di sogni. Scorre feccia, l’umanità è agli sgoccioli. Senza incanto l’uomo maledice le sanguisughe attaccate al suo sedere. Nel ballo del Giudizio Universale nessuno tollera la miserabile vestale, nessuno ha pietà della bambina pallida e priva di vita, delizia e spasimo somiglia alla buona Margherita. Cattiva stella della povertà non serve all’uso della comicità.

Come manto sonoro di sinuose seduzioni la partitura musicale di Adriano Engelbrecht e Andrea Azzali innerva la scansione drammaturgica delle scene costruendo l’irrinunciabile “grundton” (base sonora) dell’azione teatrale. Una ouverture di frammenti tematici preannuncia l’intero percorso conoscitivo di Faust: la propria resurrezione dalla musica dell’amoroso incontro nel giardino, la metamorfosi giovanile dell’invecchiato corpo in stregonesche cucine con ininterrotte variazioni elettroniche, l’ardito canto di Margherita proiettato nell’infantile sound di filtri timbrici per approdare al silenzio assoluto della passione e del desiderio nella Notte di Valpurga. Solo l’ingresso di Oberon, Puck e Ariel, costola shakespeariana del teatro nel teatro, svia e conclude il cammino faustiano in una sorta di vorticoso “tanz”, ritmica elaborazione di danze dal sapore antico.

Note di regia alla messa in scena del FAUST I di Francesco Pititto

Sviluppi e differenze dalla Cantina e la Notte di Valpurga presentati in forma di studi. Stati scenici raggiunti. Presenza del Bambino dai Capelli Rossi dei fratelli Grimm nella Cantina.
Il nostro Ur continua a spingere in avanti corpi e voci dell’esperienza fatta. L’Urfaust è parte integrante del nostro Faust I non la premessa. Non c’è una vita tra un’opera e l’altra ma un tempo ininterrotto di crescita artistica. I personaggi non vengono ripresi e sviluppati ma cadono all’improvviso dentro le nuove scene. Come gli angeli: non così inizia il Faust?
Margrete balla nella cantina e spruzza vino sul viso degli avventori. Entra Faust con mantello rosso e benda che lo rende cieco.
Filemone e Baucide non ci sono più e forse torneranno nella Faust 2 ma la saga continua con nuove entrate: Valentin, gli avventori della cantina, la Strega, le Scimmie, Lilith, Oberon, Puck direttamente dal nostro Sogno di qualche anno fa, Ariel dalla “Tempesta” e non dal Faust.
Dopo il Sogno di una notte di metà estate, Romeo and Juliet, Ur-Hamlet, Richard II, Ham-let, Macbeth, ancora Shakespeare nel nostro streben?
Faust scopre i sessi maschili scoprendo la diversità dei generi. Cade la benda e i suoi occhi azzurri si spalancano sul reale.
Alcuni personaggi come Marthe e Wagner si appropriano di caratteri dei loro più importanti interlocutori. Quasi si sostituiscono ai loro superiori.
L’inizio è con il monologo sul desiderio di morte di Faust. Un suono di campane interviene ad interrompere l’esperienza. L’arrivo dell’angelo/diavolo devia la pulsione. Ecco, laggiù un cagnolino. Di che razza è? Un Barboncino.
Marthe con le parole di Margrete feconda la terra al di sopra di Faust e Margrete sepolti. Il dialogo amoroso viene preso da Marthe e da lei trasformato in atto d’amore con la terra (come il rimprovero di Mephisto a Faust nella Notte dell’Urfaust).
Sbucata fuori dalla terra, Margrete: Che aria pesante, che odor di sesso qui!
Valentin è già presente tra gli avventori della Cantina di Auerbach. E’ quello che nella Cantina presentata al Festival cantava a squarciagola e sputava tappi.
Monologo di Valentin attraverso la sorella Margrete. La piccola Gretchen avverte, per sintonia di sangue, il sentimento del fratello e parla in vece sua. Chi più di lei sa del proprio destino?
La cucina della Strega – tra il mito e la magia (Elena, Helena, Ifigenia romantica e Ifigenia tragica, Lilith, la Strega) – e Faust alla ricerca della giovinezza e della bellezza del corpo (trasformazione attuata dalla strega con farina e uova) aprono nuovi paesaggi. Ingresso dei cuochi-mammoni con decorazioni fatte di corpi neoclassici. Competizione dei corpi tra Faust ringiovanito e Margrete vestita di pizza. Una mano finta congiunge le due mani vere. Non c’è speranza di unione, si avvertono già la fuga e l’abbandono.
Il Sogno della Notte di Valpurga (il nostro Sogno di una notte di metà estate già conteneva il frammento della Notte di Valpurga del Faust, Empusa e le streghe).
Puck e Ariel (anticipazione per la “Tempesta”?)
La Dedica alla fine come partitura musicale contemporanea di rumori, suoni, silenzi, voci, ecc. Il riferimento alla ricerca musicale di John Cage dovrebbe essere diretto.

FAUST I

dal Faust di Wolfgang Goethe

traduzione e drammaturgia || Francesco Pititto
regia || Maria Federica Maestri | Francesco Pititto
musica || Adriano Engelbrecht | Andrea Azzali
scene | costumi | decori | belletti || Maria Federica Maestri
interpreti || Adriano Engelbrecht | Mattia Giacopinelli | Sara Monferdini | Elisa Orlandini | Alessandro Sciarroni | Sandra Soncini | Barbara Voghera
produzione || Lenz Rifrazioni
première || Spazio Onirica, Parma, 2001
durata || 120 minuti con 15 minuti di intervallo

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