LA CREAZIONE
Maria Federica Maestri e Francesco Pititto dirigono Valentina Barbarini e la soprano Debora Tresanini in una meditazione di fronte al mistero del Principio, immersi nell’opera di Franz Joseph Haydn – Die Schöpfung – e ispirati dalla scrittura sonora di Andrea Azzali.
Antiche eloquenze oscure, evocazioni romantiche di una natura perduta, folgorazioni scientifiche contemporanee, compongono il grande affresco di pitture e stati sensitivi de La Creazione, scrittura performativa, sonora e per immagini ispirata ai testi della Genesi, dei Salmi e al poema Paradiso perduto di John Milton. Visioni e parole che procedono per lampi di memoria rovesciata: dal versetto 27 che conclude il primo racconto della Genesi biblica ‘E Dio creò l’uomo a sua immagine’ al primo versetto ‘In principio Dio creò il cielo e la terra’. Un back movement interpretato da due figurazioni sceniche, la Teologa e la Scienziata, chiamate a provare l’esistenza dell’Uno iniziale e a trovarne tracce residue nel presente creativo.
La Creazione di Lenz Fondazione è tra i progetti vincitori del bando Vivere all’italiana sul palcoscenico, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese in collaborazione con la Direzione Generale Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, volto a valorizzare le progettualità artistiche innovative italiane.
LA CREAZIONE
GENESI SACRE SCRITTURE PARADISO PERDUTO – ORIZZONTE DEGLI EVENTI
C’è stato un tempo, prima dell’inizio del tempo?
«Si avvicinava a raggiungere il niente, ma non è mai stato il niente, non c’è mai stato un Big Bang che ha prodotto qualcosa dal nulla. Sembra così soltanto da una prospettiva umana». Stephen W. Hawking
«Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro». Sant’Agostino
«Spesso, quando sono in lotta con ostacoli di ogni genere, quando le forze declinano e mi è divenuto difficile perseverare nella via intrapresa, un sentimento segreto mi sussurra: vi sono quaggiù così pochi uomini lieti e contenti, dappertutto è dolore e angoscia; forse il tuo lavoro potrà essere qualche volta una fonte alla quale chi è oppresso dall’angoscia possa attingere per un istante un sollievo». Franz Joseph Haydn
Il forte impatto visivo, quasi cinematografico della partitura di Die Schöpfung di Haydn, che tra recitativi, arie, pezzi d’insieme e cori porta a esplosioni orchestrali originarie, all’apparire della prima luce, alla precisa descrizione della Natura e degli animali, ai poetici duetti amorosi di Adamo ed Eva fino al ringraziamento finale a Dio, tutto questo Caos linguistico, compresi gli effetti potenti beethoveniani e le raffinatezze mozartiane rende “La Creazione” di Haydn un’opera assolutamente contemporanea. Le figure – gli Arcangeli, Adamo e Eva – sono portatrici di innumerevoli stimoli linguistici. Per altro i temi sviluppati sono tuttora presenti, proprio perché senza tempo, nell’arte e nella cultura contemporanei.
Mettere in relazione il limite della “prospettiva umana”, la dimensione umana del tempo e le ultime ricerche scientifiche sull’origine dell’Universo, o degli universi, nonché sulla comparsa del primo uomo e della prima donna sulla Terra è argomento drammaturgico di notevole interesse e complessità. Però, al pari della ricerca scientifica e teologica, pensiamo che la ricerca artistica possa contribuire a sviluppare nuovi orizzonti di conoscenza, di profonda esperienza intellettuale sia tramite l’esperienza dell’atto concreto sia tramite la messa in musica del canto.
Così come incrociare la sequenza biblica della Genesi fino ad Adamo ed Eva e nel contempo rispecchiarla nell’alter ego poetico di Paradise Lost di Milton, con lo sguardo e la strategia di Satáno per il tempo a venire diventa un acceleratore della dinamica drammatica – con i suoi angeli in mezzo all’inferno, non nel centro del mondo perché il cielo e la terra non c’erano ancora, ma in un luogo di tenebre chiamato Caos – perciò un doppio caos che, come due buchi neri roteanti si scontrano in un duello cosmico di infinita potenza, fanno nascere un abisso roteante grande come miliardi di soli.
Per poi fermare il tempo, azzerandolo insieme allo spazio, sull’orizzonte degli eventi.
Un vorticare di versi, di ripetizioni, di lamentazioni, di direzioni lineari e labirintiche con i soli strumenti del corpo, della musica, delle immagini. Dal libero arbitrio al peccato dell’origine, l’oratorio di Haydn si scompone in una struttura granulare che si proietta nello spazio scenico come frammenti di atomi, pezzi di stelle e di pianeti non ancora composti, in un movimento di espansione sonora come un’onda cosmica che ancora non udiamo ma che iniziamo a intravedere.
Creare è verbo che appartiene all’arte, dove tutto si crea dal vuoto che tutto contiene, dove ogni atto umano si aggancia al pensiero e insieme proiettano nello spazio dei segni infinite variabili di senso e relazioni a distanza.
L’unico ‘spaziotempo’, per il teatro, è quello che inizia e finisce con il tempo della rappresentazione, tridimensionale e geometricamente corporea. Può contenere come origine di ogni cosa le parvenze di altri mondi, tramite le immagini e la musica così come pensieri, sentimenti, rifrazioni. La gravità che tiene gli attori con i piedi per terra controbilancia il ‘senzapeso’ delle parole, dei movimenti, dei simboli.
La creazione di tutto, dal precipitare lineare a quell’insignificante deviazione di uno solo degli infiniti atomi che muta le cose, il presente e il futuro, implode in una drammaturgia che attira a sé leggende bibliche, poemi barocchi, formule matematiche in una sequenza di eventi che ha come fine la dimostrazione di possibilità differenti, la libertà dell’errore, la singolarità del creare e ricreare il mondo, di big bang in big bang all’infinito.
La gravità tutto tiene, anche il tempo implode nella memoria di ognuno, da ora in giù fino al primo ricordo. Può essere questa direzione inversa a condurre il gioco drammaturgico, un testo all’incontrario, dalla fine all’inizio, da ora fino al primo quasi impercettibile ascolto di una voce, di un rumore, di un suono. Da Adamo ed Eva sprofondare fino al punto da cui tutto inizia, e da lì all’inconoscibile irrilevante per la scienza, almeno per ora.
E i versi cadono, si scontrano con altri versi, immagini, azioni, canto e suono ricreando un caotico movimento d’insieme, imprigionato nel tempo del rito che ricrea il creato.
IMAGOTURGIA DELLA CREAZIONE
Le immagini riportano un tempo che implode, come l’angelo che ci guarda precipitando all’indietro o cadendo verso l’alto, come le galassie che si mostrano com’erano un tempo di miliardi di anni fa, come un capovolgersi della linearità che procede verso l’apparire del primo volto, dal caos del primo giorno.
Prima il volto, poi un’alba capovolta che è già tramonto, la prima materia filiforme, i primi vegetali, i primi vertebrati, la vita che inizia a volare, la creazione del primo uomo e della prima donna, il volo degli angeli beati e quello degli angeli caduti.
Poi il ritorno, la ricaduta nel liquido amniotico, dentro una pancia calda e nutriente di uno spazio materno che tutto risucchia, riduce, concentra. Fino a quel punto nero, sempre presente in ogni macro o microcosmo di atomi cadenti, in ogni istante vitale, fino alla dimensione incalcolabile prima del nuovo inizio. Di nuovi universi.
Sono immagini già presenti, già nate, tra il milione di miliardi di sinapsi del cervello, come tra le somiglianti miliardi di galassie e stelle dell’universo, interconnesse e rapide, sovrapposte sequenze sfuocate che ingoiano l’agire dal vivo di canto e parola.
Immagini cristallo dentro una bolla di senso, dentro un inizio di tutti gli inizi, come una contemporanea Rosebud wellsiana di memoria infinita.
Il doppio velo trasparente e semicircolare della scena ospita l’immagine, la contiene e la curva come lo spaziotempo si piega alla massa dei corpi, nella scena quadridimensionale dove il tempo fluttua tra un prima e un dopo, e insieme materia e immagine fluttuano tra passato e presente.
L’istante dell’istantanea. La flashata, il lampo di luce e poi la materia in fieri che esce dal suo involucro.
Il procedere chimico, in azione con luce e temperatura, fa crescere la forma impressa sul piano sensibile, la svela in un crescendo di pigmenti cristallini e processo termico.
In un istante la luce introduce il virtuale, attraverso il foro a griglia che ne stringe e dirige l’accesso, l’informe nascosto nel magma scuro della soluzione rivelatrice.
Istantanea dell’istante, il reale si sdoppia e riappare alchemica e unica, sullo specchio del virtuale. Il tempo prima imprigionato, si spalma sul piano cartaceo insieme al reagente, attarda la sua fine, e spegnendosi asciugando fa ascendere l’immagine dal mondo reale.
Limatura delle unghie, polvere di stelle. Questi miliardi di miliardi di atomi sono materia intergalattica, viene da distanze cosmiche di migliaia di anni luce e infine si è fusa, riunita, compressa dalla sua stessa gravità. Le stelle sono dentro di noi, l’azoto nel DNA, il calcio nei denti, il ferro nel sangue, la cheratina compatta delle unghie. La polvere dell’unghia limata è materia umana e materia cosmica, come la polvere dei corpi destinati a chiudere il cerchio del tempo mortale, polvere alla polvere, polvere della polvere.
Non è così l’inizio, non è così prima dell’inizio?
LA CREAZIONE
Testo originale di Francesco Pititto dall’opera di Franz Joseph Haydn e dai testi della Genesi, dei Salmi e da Paradiso perduto di John Milton
Scrittura, drammaturgia, imagoturgia | Francesco Pititto
Installazione, regia, costumi | Maria Federica Maestri
Interpreti | Valentina Barbarini, Debora Tresanini soprano
Musica | Franz Joseph Haydn, Andrea Azzali
Voce over | Agata Pelosi
Cura | Elena Sorbi
Organizzazione | Ilaria Stocchi
Ufficio stampa | Elisa Barbieri
Diffusione | Alessandro Conti
Traduzione sottotitoli video | Cecilia Rosso
Cura tecnica | Alice Scartapacchio, Lucia Manghi
Training | Loredana Scianna
Assistente tecnico | Marco Cavellini
Media video | Andrea Pizzalis, Riccardo Roberti
Produzione | Lenz Fondazione
Durata | 50 minuti
Progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, in collaborazione con la Direzione Generale Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, nell’ambito del progetto Vivere all’italiana sul palcoscenico.
Il mistero del “tempo prima dell’inizio del tempo” mette in discussione il limite della prospettiva umana in un vorticare di versi, ripetizioni e lamentazioni che immergono lo spettatore in un brodo primordiale in cui si fondono nostalgie ancestrali, folgorazioni divine, ansie contemporanee e implosioni cosmiche. (more)
Emanuela Zanon, Juliet Art Magazine
.
Uno spettacolo visionario, dal potere ipnotico, un flusso di coscienza insieme individuale e universale.
Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma
Passo a passo, La Creazione evoca, in una dimensione a volte di indistinzione panica, il “corteggiamento” del serpente, la nascita della natura non animata e di quella animata, infine dell’uomo e della donna che pure, in realtà, sono il centro e radice di ogni cosa. Lo splendore della luce è adesso compiuto, le bi-polarità e le dualità hanno lasciato tracce che potranno essere seguite o “seminate” o “sterminate”: “sarà” del tempo quello che si “farà” di esso. (more)
Daniele Rizzo, Persinsala