Per i suoi contenuti poetico-estetici e per le modalità di inserimento degli attori disabili nell’ensemble teatrale di Lenz Rifrazioni, questo progetto si presenta come un modello fortemente innovativo di integrazione dei disabili nel mondo del lavoro artistico, nella piena esaltazione dei loro talenti e delle loro vocazioni.
L’opera è stata presentata in numerose rassegne e festival internazionali tra cui: Festival delle Colline Torinese (1999), Festival Natura Dèi Teatri (1999), Festival Parma Jazz Frontiere (1999), Festival del Teatro d’Europa – Piccolo Teatro di Milano (1999), Centro Teatrale La Soffitta dell’Università di Bologna (2000), Festival Divina di Settimo Torinese (2000).
Note sull’Ham-let di Francesco Pititto
Un passo avanti nel campo del linguaggio, campo di segni sovrapposti, scomposti, dove la complicanza degli intrecci diventa di colpo chiara mappa di orientamento. Il nostro lavoro di ricerca è facile per loro, da formule difficili e non univoche passano direttamente a risultati facili. Sorvolano, scivolano via, volano al punto. “To be, or not to be, I there’s the point” dice Amleto. “Io qui, o io non qui…” con assonanza imposta e saldi piedi piantati in terra sconsacrata. La grazia benedice la loro natura, la loro fantasia, il loro talento. Il teatro nasce ogni volta per la prima volta. Dritto al punto risolve la questione: ascoltatemi e guardatemi perché io sono la bellezza. Non si preparano, non c’è svuotamento dalla condizione umana perché entrano in scena dalla vita stessa senza perdite. Abbiamo composto affreschi hölderliniani e kleistiani, parlato lingue ricostruite e nuove, reinventato suoni dal blank-verse shakespeariano e dall’english collettivo, messo in musica sonetti foscoliani e cantato arie barocche perdute e ritrovate: le connessioni ci hanno portati a loro. Erano da sempre sulla mappa.
Note sull’Ham-let di Maria Federica Maestri
Canta Amleto la sua aria di corpo barocco, con pieghe e panneggi animosi, eroe del nuovo tempo, unus che con arte di cervello tiene il peso dell’essenza in sé straniera e sconosciuta. Nelle stanze di cartone mal pittato ode sospiroso l’affanno di silver mother, rea di colposo desiderio, Regina vecchia di tragedia, Ecuba occhio di cagna con mammelle rigonfie di latte inacidito. Brutto è il destino che lega madre e figliolino a rimirarsi in specchioso ritratto, amorosi entrambi del forzuto padre e nuovo sposo, muscoloso, ma con certa disrafia. In sacrificio alla pompa del teatro, senza il velo della storia l’Infanta mette al bando il proprio sangue e in ginocchio proclama supra omnia il talamo nuziale. Questo Amleto senza membro, che sa tutto di natura, dei suoi trucchi, dei suoi giochi, degli enigmi, degl’inganni, degli scherzi che blandisce, presto impara la vendetta. Dure punizioni ora le infligge all’Ofelia soffice e bella, manza ifigenica rossovestita, cerbiatta, orsa, vergine d’Aulide di sesso rapita, sull’altare dissanguata. Marinata nella roccia gorgogliante di conchiglie maledice la sua fine senza faccia. Amleto di cattivi pensieri armato, in alta uniforme e decorato condanna a morte i cattivi dello stato. Contro ha Orazio nel duello, più giovane e più bello, vera gloria di sconfitto, se morendo nel finale gli deruba la vittoria del suo dire senza uguale.”
Ham-let Suite di Adriano Engelbrecht
L’originarsi di rintocchi perpetui, rivelatori di un tempo irrazionale, estensione dell’anima, ci introduce al tempo altro del teatro. Il generarsi di aritmie ritmiche, di cuori i cui battiti governano passionalmente l’incontro tra Amleto e lo Spettro, preludono all’edificazione di forme musicali maturate nella storia per essere in origine danzate. L’incontro tra l’agire teatrale e la sua linfa musicale si inscrive nella contemporaneità di una Suite. Il Consertus che tesseva le voci arcaiche di Ur-Hamlet, si sviluppa ora in una sequenza originale di movimenti ritmici che si con-notano in sarabande, quadriglie, ciaccone, marce, arie e inni. E’ nel cromatismo timbrico che copre l’arco degli strumenti percussivi per arrivare al suono di viola, violoncello, mandolino e voce che si compie l’intero percorso drammaturgico. Spoliazione melodica di stilemi bachiani, ricercari su frammenti originari di musica greca, arie barocche abbandonate ad ardite scritture vocali, rivelano l’altrove possibile di ogni forma artistica.
HAM-LET
da Amleto di William Shakespeare
traduzione e drammaturgia || Francesco Pititto
tema tragico e regia || Maria Federica Maestri e Francesco Pititto
musica ed esecuzione || Adriano Engelbrecht
cartoni, costumi, decori || Maria Federica Maestri
interpreti || Pierluigi Feliciati, Sara Monferdini, Elisa Orlandini, Sandra Soncini, Barbara Voghera
produzione || Lenz Rifrazioni
première || Teatro Vascello, Roma, 1999
durata || 90 minuti