RC DAPHNE_You Must Be My Tree

Il tema delle forme e della mutazione dei corpi assume centralità linguistica nel progetto drammaturgico di Radical Change. Corpo della ricerca teatrale, visiva, filmica, spaziale, sonora sono LE METAMORFOSI di Ovidio tradotte da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto in una scrittura performativa contemporanea.

L’ANIMO MI SPINGE A DIRE DI FORME MUTATE IN CORPI NUOVI – questo l’incipit dei libri di Ovidio – e come sempre attraverso un’estrema e radicale fedeltà alla parola del testo, sviscerata, tradotta e adattata per l’azione performativa, un originale lavoro di installazione scenica e creazione filmica, si edifica un progetto artistico si compone di undici paragrafi ispirati ad altrettante Metamorfosi: Phoenix, Echo_Narcissus, Orpheus_Eurydice, Ceyx_Alcyone, Hecuba, Pyramus_Thisbe, Philemon_Baucis, Cyparissus, Daphne, Io.

Segmento performativo neo-barocco di Lenz, Daphne_You must be my tree è un paragrafo di Radical Change, traduzione visuale, sonora e spaziale ispirata a Le Metamorfosi di Ovidio. La performance è stata presentata in numerosi Festival internazionali in Italia e in Europa.

Daphne_You must be my tree costituisce uno dei dodici paragrafi di Radical Change, scrittura performativa da Le Metamorfosi di Ovidio presentata in numerosi festival internazionali.
La storia mitologica della ninfa Dafne, dedita al piacere del la caccia ma turbata dal desiderio amoroso di Apollo, viene riletta attraverso un segmento performativo che mette al centro della drammaturgia il rapporto esclusivo con la materia legno, simbolo della metamorfosi della ninfa in albero. Se la vicenda mitologica narra infatti che la graziosa ninfa fuggì da Apollo e fu trasformata in un albero d’alloro dopo la sua preghiera al fiume Peneo (suo padre), la performance presenta la ninfa come una giovane bionda iconica, memoria delle giovani donne dei film di Jean-Luc Godard.

Daphne è un’inflessione plastica sul l’identità geometrica del corpo virginal, intatto, puro. La giovanetta senza sangue prende forma dalla silhouette della performer stessa, creando in doppia cadenza volumetrica una sagoma-figurina composta da un mosaico di legni residuali, che misurano pochi centimetri. La materia lignea, di sostanza vegetante, aspira a diventare nuovo e vero corpo sprofondando dentro l’attrice come opera metamorfica di estremo impatto fisico. Il corpo di Daphne, a cui è rimasto solo il contatto con la materia, diventa per un attimo eterno e potente quanto il legno. Se la drammaturgia si fonda sul rapporto esclusivo ed unico con la materia-legno, i gesti e le micro-azioni sacrificali sono strutturate in un ambiente scenico estremamente semplificato: la giovane ninfa bionda entra in scena con una valigetta maschile che conserva al suo interno, come un documento segreto, la preghiera che rivolgerà al padre Peneo per sfuggire al desiderio amoroso di Apollo. Le sue mani, già pronte alla preghiera, costruiscono tramite i pezzetti di legno un altare corporeo per annunciare l’imminente atto metamorfico che le sarà presto concesso. Sola nel boschetto urbano in cui vive eterna, Daphne ubbidisce all’unica estasi dei suoi zoccoli ortopedici, e supplica che la sua adolescenza sia un’eclampsìa senza tempo.

Ispirato a Le Metamorfosi di Ovidio
Creazione | Francesco Pititto, Maria Federica Maestri
Traduzione, drammaturgia, imagoturgia | Francesco Pititto
Regia, installazione, elementi plastici | Maria Federica Maestri
Musica | Andrea Azzali
Performer | Valentina Barbarini
Cura tecnica | Alice Scartapacchio
Produzione | Lenz Fondazione
Durata | 35 minuti

Lenz crea spettacoli enigmatici e affascinanti che rifiutano la narrazione lineare. In Radical Change è fortissimo un segno visivo barocco e postmoderno che richiama le atmosfere di Matthew Barney. Protagonisti sono i corpi, avvolti da proiezioni, mascherati dietro sipari trasparenti di plastica, sprofondati in placente di plexiglas, in una scena simile a un laboratorio alchemico. Corpi nudi che si muovono con gesti decisi su musiche in loop, fino alle soglie della danza. L’insistenza esasperante sulle immagini sfida lo spettatore a fare i conti, radicalmente, con le visioni che continuamente avvolgono e mutano la sua stessa vita.

Il Corriere della Sera, Radical Change di Lenz Rifrazioni, Massimo Marino, 15 maggio 2007

[…] la magnetica giovane attrice Valentina Barbarini con una appariscente parrucca bionda, a terra un mucchietto di semi a lato un mosaico ligneo pronto a sostituirsi al corpo del la fanciulla… la performance vanta la musica di Andrea Azzali, che con il suo fondamentale apporto, dà quel pizzico di uniformità in più che rende gli spettacoli del Lenz così completi nel la loro unicità.

L’Unità, Rossella Battisti, 2007

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