Questa Debole Forza

Questa Debole Forza

Progetto Atlante Sulla Violenza

 

ORIZZONTE IN PIENO MARE
siamo circondati dalla nostra stessa vista

Per tratteggiare la mappa di navigazione ci guida Simone Weil: dopo il naufragio della storia, ancora in mare aperto, derive di suoni e lamenti infantili, immagini di corpi galleggianti, riflusso di spoglie spezzate.

Per questa prima veduta del nostro Atlante sulla Violenza ripartiamo dall’inesauribile e fondamentale pensiero sul tragico di Hölderlin, respirandone i sussulti di presenza del male nei Cori del suo Edipo il Tiranno e trattenendo il fiato per sprofondare nell’Ignoto dei versi dolorosi della seconda stesura di Mnemosyne, celebre lirica della sua immensa produzione poetica.

Un arcipelago in cui ricercare, tra figure mitiche e segni contemporanei, un primo approdo, un primo affresco, una prima re-visione per il nostro Atlante sulla Violenza: l’angoscia e la paura degli innocenti si trasmuta in compimento umanissimo e sublime di debolezza; alla ‘cosa violenta’ che agita e scuote e distrugge si oppone una potenza senza forza, al demone insanguinato dell’apparenza il pianto luccicante della tenerezza e della pietà.

Come io conto uguale e come nulla io che vivo

‘Come io conto uguale e come nulla io che vivo’ così un verso di Hölderlin ci indica la direzione per una partitura poetica dello spaesamento e della rivelazione: il senso della nostra esistenza si origina nel rovesciamento e nella perdita, si compie nella caduta, rinasce nella fatica della risalita.

Edipo Re di Sofocle, da cui Edipo il Tiranno di Hölderlin, è uno dei vertici dello spirito umano.

È la tragedia dell’uomo che spinge la sua ansia di conoscenza fin dentro l’oscurità del fato, per scoprire la verità della sofferenza umana, che mette in discussione ogni regola, ogni legge, ogni potere.

Hölderlin proprio su questo punta la sua attenzione: sull’uomo che, spinto dall’ansia di conoscere lo smisurato, fa della ricerca la sua grandezza, ma anche la sua rovina.

 

ATLANTE SULLA VIOLENZA

Dopo il progetto quadriennale sulle Sacre Scritture, quel che avviene nel mondo e quel che ci hanno consegnato in termini di scritture e immagini-immaginazione-immaginale, ci conduce verso un’analisi della violenza, dell’atto violento, dell’eroe mitico e della guerra.

Atlante Sulla Violenza è il nuovo progetto pluriennale con un lavoro anatomico a partire dall’Iliade, il primo grande libro dell’Occidente che trascrive poeticamente temi quali il conflitto, la prevaricazione, la violenza, l’empietà e una serie di riscritture performative connesse con l’epica dell’Iliade.

Verità e bellezza, tra figure divine ed eroi in perenne lotta, sembrano scandire parentesi temporali dove il tempo pare non esistere, o essere infinito e immortale come la vita degli dèi litigiosi e vendicativi. Parentesi dove la poesia si innalza al di sopra della ferocia di una guerra di cui si è perduto il senso, il fine ultimo della contesa.

Per indagare la relazione profonda tra la materia e lo spirito, tra la natura e l’essere umano ci vengono in ausilio, come sempre, i pensieri e gli scritti di Simone Weil e il principio-pensiero del ‘Vincere la perdita’, esito fondamentale della riflessione sul tragico di Friedrich Hölderlin, si fa atto tremendo e violento nell’esplorazione dolorosa e nella definizione del male attraverso la tragedia Edipo il Tiranno e le liriche Mnemosyne.

Ogni rimando etico-estetico al nostro presente necessita di un pensiero critico drammaturgico che tracci i confini tra pensiero epico, figura eroica e forma, tra forza e potere in campo per poterne trarre il vero significato: chi ha la forza ha anche il potere? O il vero potere è di chi non riconosce la forza e la violenza, dopo averle subite, come ineluttabili?

Un teatro che abbia il proprio agone nella contemporaneità non ne può prescindere, la poesia – terribile arma di difesa – non ne può prescindere.

 

PROGETTO HÖLDERLIN

Al poeta, filosofo, drammaturgo romantico tedesco, morto pazzo dopo quasi quarant’anni vissuti rinchiuso nella sua casa-torre di Tubinga, Lenz Fondazione ha dedicato negli anni passati un percorso di ricerca unico in Italia. Dal 1991 al 1994 Maria Federica Maestri e Francesco Pititto hanno infatti curato la mise-en-site della quasi totalità delle opere di Hölderlin, ritradotte appositamente per la scena: le tre stesure de La Morte di Empedocle, Edipo il tiranno, Aiace, Edipo a Colono, Antigone, Hölderlin-Foscolo, L’era dei querci.
Tra il 2014 e il 2016 concentrano il proprio lavoro su Iperione trascrivendo il breve romanzo giovanile in tre diversi segmenti scenici: Hyperion/Diotima, Hyperion #2, Hyperion.

La prima messa in scena di Questa Debole Forza, creazione site-specific dei Cori di Edipo il Tiranno nel Museo Archeologico del Complesso monumentale della Pilotta, risale al 2017.
Le traduzioni da Sofocle sono l’ultimo lavoro di cui Hölderlin vide la stampa.
La traduzione dell’Edipo Re, criticata e addirittura irrisa all’inizio dell’Ottocento, si è rivelata successivamente un’opera di altissima poesia, su cui hanno scritto pagine memorabili Benjamin, Heidegger e Brecht.

 

IL SIGNIFICATO DELLE TRAGEDIE
Friedrich Hölderlin

Il modo più semplice per comprendere il significato delle tragedie è di partire dal paradosso.
Infatti, tutto quanto è originario, essendo ogni facoltà distribuita in maniera equa ed uniforme, non appare invero nella sua forza originaria, ma invece propriamente nella sua debolezza, dimodoché la luce della vita e il fenomeno appartengono propriamente alla debolezza di ogni totalità.

Ora, nel tragico il segno è in se stesso insignificante, inefficace, mentre emerge appunto ciò che è originario. L’originario può infatti propriamente apparire solo nella sua debolezza: nella misura in cui il segno in se stesso, in quanto insignificante, viene posto = 0, può allora rappresentarsi anche ciò che è originario; il celato fondamento di ogni natura.
Se la natura si rappresenta propriamente nella sua dote più debole, allora il segno è = 0 quando essa si rappresenta nella sua dote più forte.

 

Questa Debole Forza
Progetto Atlante Sulla Violenza

da Edipo il Tiranno e da Mnemosyne di Friedrich Hölderlin
Drammaturgia, imagoturgia Francesco Pititto
Composizione, installazione, involucri Maria Federica Maestri
Musica Claudio Rocchetti, Johann Sebastian Bach
Interprete Tiziana Cappella, Sandra Soncini
Cura tecnica, luci Alice Scartapacchio
Assistente di produzione Giulia Mangini
Cura progetto Elena Sorbi
Organizzazione Ilaria Stocchi
Comunicazione, ufficio stampa Giovanna Pavesi
Diffusione, cura grafica  Alessandro Conti
Documentazione fotografica Elisa Morabito
Documentazione video Lapino Nero
Produzione Lenz Fondazione


 

Valeria Ottolenghi – Gazzetta di Parma

«’Questa Debole Forza re-edition’: una creatività originale e ardita.»

Una ricerca tra le più colte e raffinate in Italia, ma con una fondamentale coscienza internazionale, perfetto anche lo spazio, nel quartiere San Leonardo, nato con altre funzioni, tra artigianato e industria, che si apriva a sperimentazioni artistiche senza confine, un’esigenza diffusa questa metamorfosi d’uso, specie nelle maggiori città metropolitane, negli Stati Uniti come in Europa. Con Lenz anche a Parma.

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