Apocalissi Gnostiche
Apocalissi Gnostiche
Progetto Quadriennale sulle Sacre Scritture 2021 ~ 2024
Cos’è la materia?
Durerà per sempre?
Tutto quel che è nato
tutto quel che è stato creato
tutti gli elementi
della Natura sono intrecciati
abbracciati tra loro
tutto quel che è stato composto
sarà decomposto
e tutto tornerà alla Radice.
Dopo La Creazione (2021), Numeri (2022) e Apocalisse (2023), Apocalissi Gnostiche prosegue la ricerca dello svelamento delle scritture apocalittiche, dando corpo scenico ad alcuni Codici di Nag Hammadi, un antico tesoro testuale di recente e casuale ritrovamento (Egitto, 1945), costruito con sequenze narrative oscure e lampeggianti, denso di immagini criptiche, radicali e brucianti, che indicano strade ignote per arrivare alla nuova conoscenza.
La ragione della ricerca di Lenz nelle pieghe dei codici gnostici, la cui datazione risale al I e II secolo dopo Cristo, sta nel bisogno di essere narrati da una diversa apocalittica – così già processata dalla storia passata e presente – di essere ‘illuminati’ da una nuova e divergente rivelazione. Le Apocalissi Gnostiche annunciano con parole-immagine l’avvento di un’altra sapienza umana_non-umana, senza età, senza ordine, senza volontà, una Sophia che ci invita a percorrere la via del paradosso linguistico per tornare alla radice ed essere guidati nelle tempeste della materia del presente da una ‘femmina nata dalla femmina’. Le Apocalissi di Adamo, Pietro, Giacomo e Paolo rappresentano una fonte drammaturgica e imagoturgica inesauribile e potente, aldilà delle molteplici interpretazioni filosofiche e teologiche, poiché riconducibili alla realtà del mondo che viviamo, alla condizione umana di ogni singolo essere umano.
Le correnti di idee ispirate allo gnosticismo fanno parte dell’immaginario collettivo contemporaneo, hanno prodotto nel tempo arte – da William Blake a John Milton -, mentre la figura femminile nel Pistis Sophia (Fede Sapienza), diventa oggetto di ricerca drammaturgica sorprendente, considerando che l’autorità, la facoltà di chiedere e la presenza delle donne non compare in nessun altro scritto religioso antico. In particolare, Maria Maddalena, incarnazione umana della conoscenza – gnosi – parla sessantasette volte, riceve le lodi di Gesù, spiega i passaggi che gli Apostoli maschi non capiscono e nella visione gnostica rappresenta la Sposa e controparte femminile di Cristo. .
LA PUNTA FINE DELL’ANIMA Il campo di battaglia dell’immaginazione è ampio quanto l’universo, il rombo sismico che travolge ogni confine del reale raggiunge l’apice di un concerto di luce e di buio dove tutto pare fermarsi, le forme mutanti e lo spazio intorno, all’unisono con le strabilianti onde elettromagnetiche. Questo pensiero introduceva l’Apocalisse di Giovanni nella visione di Lenz e con le Apocalissi Gnostiche quell’orizzonte sarà varcato, quando ingoiate nel vortice del ventre oscuro saranno tutte le meravigliose luci delle battaglie catastrofiche e delle prospettive del nuovo mondo che l’opera rivelava agli esseri mortali. Dall’altra uscita del grande antro scuro, ancor più luminose risorgono immagini di altri mondi, altri universi, riemergono materia ed energia colossali, l’insieme degli eoni, la pienezza e totalità dei poteri divini, la scoperta della luce di verità, il Pleroma come grande illimitato buco bianco dal quale sono espulse, emanate e non generate nuove entità divine. L’immaginazione, la conoscenza, la filosofia si appropriano di nuovi archetipi, i testi originari diventano complessi composti alchemici, misteriosi, il verbo diventa criptico e necessita di nuove rivelazioni, di nuovi apostolici testimoni e profezie. Nel nuovo tempo apocalittico della gnosi l’attraversamento delle riflessioni/visioni immaginali che compongono il mondo arcaico e i nuovi mondi non sono per tutti. Solo chi ha la “punta fine dell’anima” o “l’angelo nell’anima” può accedervi. Solo chi rende reale il sogno sarà salvo. Nuove figure emergono, una in particolare, quella di Maria di Magdala. Attraverso un mondo intermedio, in una mediazione tra il divino e l’umano, in un luogo e tempo immaginali Maria Maddalena vede, ed è la prima a vedere quel che nessun altro può vedere. Può ascoltare e potrà rivelare, non può toccare ma solo potrà amare ancora di più colui che già ha amato e ama. “Il linguaggio delle scritture sacre è quello delle immagini e dei simboli che appartengono ai sogni, piuttosto che ai concetti propri delle scienze. L’apparizione che si manifesta a Myriam di Magdala – interiormente ed esteriormente – è Spirito e Corpo, è ciò che fa di Myriam un ánthropos, un essere umano completo_” (Il Vangelo di Maria, Maria di Magdala, Jean-Yves Leloup, Servitium editrice, 2011). Si pensi a come potrebbero mutare le sorti del mondo attuale se “gli esseri umani completi” attraverso l’immaginario collettivo, l’inconscio collettivo che rende l’io uguale al noi, lo stesso identico gesto originario, potessero rendere reale un’esistenza sempre sognata, un altro essere umano ancora più completo dentro una Natura da sempre completa. La poesia che scrive del bene e del male, dell’Angelo che sale e dell’Angelo che cade, dell’Angelo geloso di Lermontov che scaccia l’Angelo del Cielo “_e nell’etere celeste /lento /sprofondava.”, l’arte in ogni forma complessa quanto complesso è l’essere umano, e in particolare il teatro che emana pensiero e azione tramite un corpo mortale come quello di Cristo e della Maddalena, queste rifrazioni di forma e materia e conoscenza rigenerano lo stato delle cose e del mondo, avvertono e formulano profezie sui destini di ognuno, come sentinelle che scrutano l’orizzonte per nuove apocalissi, per nuove immagini da immaginare e rendere reali. Cos’è la resurrezione? NEL DISORDINE PERFETTO Sospese orizzontalmente in un interno segnato dal lavoro operaio al tempo del primo macchinismo industriale, le colonne esfiltrate dalla facciata della Chiesa veneziana della Maddalena, la discepola sapiente prediletta da Gesù, istituiscono uno spazio esorbitante, eccedente, deviante dalla regola della verticale utile ai fedeli obbedienti, inginocchiati e senza sogni. Si oppongono, così sdraiate e disarmate, all’ordinativo basso → alto, dura norma che gerarchizza la salita e la discesa nella piramide plastico-morale di corpi e volumi. Così inutilmente allineate, ci consentono di sfuggire alla vertigine spirituale del doppio collo lungo – della Madonna e della colonna alle sue spalle – illuminazione del Parmigianino e all’orrore sublime del doppio troncone – carnoso del Cristo e di marmo annerito dal sangue – nel Flagello di Caravaggio. Non c’è gloria nella realtà dell’Uomo che soffre sulla croce, ma solo tremendo, insopportabile dolore, per questo amiamo il Salvatore raccontato nell’Apocalisse (gnostica) di Pietro che ci sorride dall’albero a cui è appeso e che, nell’ineluttabile sofferenza del supplizio, si fa sostituire da un ‘prestacorpo’ a sua somiglianza. Trasportati da queste turbolenze dell’immaginazione, convertiti al divanetto dei pensieri di tortora e ai baci senza corpo, le quattro colonne di memoria neoclassica galleggiano nello spazio paludoso della vita activa come barchette o aeroplanini di carta che i bambini sospendono con la mano e spingono nel vuoto col soffio impertinente dell’innocenza. Per la ragion fisica del vero-finto anche queste quattro sorelle dalla fattura pesante prendono il volo e si stagliano nell’aria dando vita ad uno spazio-tempo di pura intuizione, ad un campo di pura sensazione in cui abbracciare l’ombra e ridere del buio. Apocalissi Gnostiche Creazione Maria Federica Maestri ~ Francesco Pititto Maria Dolores Pesce – Sipario Una materia incandescente affidata, prima di potersi raffreddare come un magma, alla consueta mano (e al cuore) sapiente di Maria Federica Maestri che cura la composizione, l’installazione e gli involucri della scena. Una scena dallo sfondo oscuro, un recesso della mente e dell’anima, con una porta illuminata di accesso (l’arte e la fede?), segnata da perturbanti colonne in orizzontale e degradanti, a rappresentare la sospensione del tempo e quindi del logos, sotto le quali, in lavacri ironici e semoventi, o in divani ‘falsi’ come la borghesia che li ha prodotti, tra rossi vermi che ricordano a noi e a loro l’essere transeunte della morte stessa, si raccolgono i corpi degli attori a comporre il coro della parola, che non ha altro senso fuori sé stessa, che non dice ma ‘suggerisce’, socchiudendo la porta ad una libertà tanto intima da essere quasi irraggiungibile.
Francesco Pititto
Poi viene l’Agnello e il tempo si ferma, come sull’orizzonte degli eventi.
Vi è una rigenerazione ed una immagine della rigenerazione.
Bisogna veramente rinascere per mezzo dell’immagine.
L’immagine deve risorgere per mezzo dell’immagine…
Vang. Fil 67,10
Maria Federica Maestri
Progetto Sacre scritture 2021_2024
Drammaturgia Francesco Pititto
Composizione ~ installazioni ~ involucri Maria Federica Maestri
Musica Andrea Azzali
Interprete Tiziana Cappella ~ C.L. Grugher Marcello Sambati ~ Sandra Soncini ~ Carlotta Spaggiari
Cura allestitiva Giulia Mangini, Alice Scartapacchio
Cura progetto Elena Sorbi
Organizzazione Ilaria Stocchi
Comunicazione ~ ufficio stampa Elisa Barbieri
Diffusione ~ cura grafica Alessandro Conti
Disegno luci Alice Scartapacchio
Assistente Giulia Mangini
Assistenza tecnica Lucia Manghi, Paolo Romanini
Documentazione fotografica Elisa Morabito
Produzione Lenz Fondazione ~Natura Dèi Teatri
Piera Raimondi Cominesi – Emilia Romagna Cultura