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Intro
Nature Gods Theatres è un progetto di creazioni performative contemporanee internazionali, di produzione artistica e di riflessione intellettuale sullo stato dell’arte contemporanea, fondato a Parma nel 1996 da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Attention to contemporary creation, the interdisciplinarity of the events presented, un forte radicamento sul territorio, unito a una profonda vocazione per la cultura performativa internazionale sono caratteristiche storiche del Festival. Sede e fulcro del progetto è Lenz Teatro, esempio di teatro concreto ottenuto da spazi post-industriali reinventato ad abitazione creativa per volontà di una formazione artistica.
I Due Piani come tema concettuale della XIX edizione del Festival, after Ovule in 2012 e Glorioso nella scorsa edizione, conclude il progetto triennale alimentato dalle suggestioni filosofiche di Gilles Deleuze. Il programma 2014 propone «dieci declinazioni scenico-performative dell’identità duplice, stratified, multipla del linguaggio», attraverso creazioni internazionali di teatro, musica, danza, video e performance.
Porte il tema concettuale della XX edizione del Festival, a inaugurare il triennio 2015-2017 dedicato all’opera artista visivo statunitense Richard Serra. Il campo di indagine della 20a edizione si orienterà sul macrotema della Materia del Tempo nei linguaggi della creazione contemporanea
MATERIA DEL TEMPO_PORTE
Di che cosa è fatto il TEMPO? Di nulla, il tempo non esiste. E’ un’illusione, il tempo siamo noi.
«… Le equazioni che descrivono grani di spazio e materia non contengono più la variabile ‘tempo’. […] Alla piccolissima scala dei quanti di spazio, la danza della natura non si svolge al ritmo del bastone di un singolo direttore d’orchestra, di un singolo tempo: ogni processo danza indipendentemente con i vicini, seguendo un ritmo proprio. Lo scorrere del tempo è interno al mondo, nasce nel mondo stesso, dalle relazioni fra eventi quantistici che sono il mondo e sono essi stessi la sorgente del tempo». C. Rovelli
Così la fisica teorica più avanzata ci dice che il tempo di ognuno danza in maniera indipendente, anarchica, senza un tempo assoluto, scorre sulle tante variabili in movimento solo a livelli microscopici. E’ una rivoluzione ancora in progress, ma sembra certo che per comprendere l’universo la nozione del tempo non sia più necessaria.
E se il tempo siamo noi, allora la MATERIA del nostro tempo è il nostro corpo, il nostro cervello e ogni movimento che produciamo nello spazio. Ogni sentimento, ogni ragionamento, ogni rispecchiamento. E ancora la scienza con la scoperta dei neuroni a specchio ci apre a nuovi sguardi e azioni, immagini e simulazioni incarnate, astrazioni cognitive davanti all’opera e all’operare artistico, di fronte a ogni attraversamento di campo, di soglia, di confine come ogni ricerca richiede.
Ogni campo d’indagine ha poi le proprie PORTE, aperte e chiuse, da aprire e da chiudere, di qui e di là in spazi opposti ma che le stesse PORTE congiungono, se mantenute aperte. Da qui passano gli uomini o le bestie, dipende da quel che si è costruito e da quel che è rimasto in piedi della nostra Weltanschauung.
Non c’è ingresso o uscita ma solo percorso, tracce, mappa dentro l’opera di Richard Serra “Materia del tempo”, è esperienza di perdita – senza tempo – in un’altra dimensione emozionale, acustica, poetica, tra spirali, sfere, ellissi, “polarità tra la spinta verso il basso della forza di gravità, il peso della materia e un’elevazione verso l’alto che aspira ad annullare l’effetto gravitazionale”.
Come i Paladini del Furioso di Lenz che girano vorticosamente dentro il Palazzo di Atlante, o Unfinished Interior di Tim Spooner, o Uninternalized di Naoko Tanaka, o SunBengSitting di Simon Mayer, o come il Solo di Maja Solveig Kjelstrup Ratkje, o la sala anatomica di A sangue freddo di Silvia Costa e Laura Pante, o The game – un rito di guarigione di Alessandro Bedosti e Antonella Oggiano, o Hamlet-Solo con Barbara Voghera, o La Sconosciuta della Senna – un incontro con il Teatro medico-ipnotico di Patrizio Dall’Argine, o Providence di Fiorella Iacono, o Hyperion #2_ Solo quando le case e i templi sono morti le bestie selvagge osano nelle porte e per le strade con Paul Wirkus e Adriano Engelbrecht.
Per Natura Dèi Teatri, ventesima edizione, danzando ognuno il proprio tempo.
Francesco Pititto