Crine
Crine_Ermengarda oratorio
Ermengarda, corpo femminile di irriducibile bellezza, è incarnata dalla giovane attrice sensibile Carlotta Spaggiari, protagonista e straordinaria interprete di numerose creazioni performative di Lenz: esordisce nel ruolo della Monaca di Monza bambina ne I Promessi Sposi (2013) e successivamente è protagonista dell’Adelchi (2014); attraversa le fantasmagorie ariostesche come Angelica ne Il Furioso (2015-2016); è performer ne Il Paradiso di Dante e Aktion T4 (entrambi del 2017), poi magnifica interprete di Cassandra nell’Orestea di Eschilo (2018-2021); è tra le/gli interpreti del grande affresco calderoniano de La vita è sogno (2021) e coprotagonista nella recente messinscena di Catharina von Siena (2022) opera del visionario drammaturgo romantico Jakob Lenz.
Con lei in scena il compositore, contrabbassista, direttore d’orchestra Roberto Bonati, docente presso il Conservatorio A. Boito di Parma, Direttore Artistico del ParmaJazz Frontiere festival, creatore nel 1998 della ParmaFrontiere Orchestra.
LPAM_LENZ PER ALESSANDRO MANZONI Ogni anno Lenz Fondazione dedica a una_un grande intellettuale/artista della cultura italiana un Progetto Speciale di rilettura dell’opera in chiave visuale e performativa. Con il progetto LLD Lenz Lecturae Dantis (2021) e con LPPP Lenz per Pier Paolo Pasolini (2022) Lenz ha attivato un percorso artistico che intende riattualizzare il pensiero delle figure di riferimento della letteratura italiana, e indargarne i riverberi e le influenze nella contemporaneità. Due creazioni di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto dedicate nel 2023 ad Alessandro Manzoni a 150 anni dalla morte: Ia videoinstallazione I Promessi Sposi con le musiche di Andrea Azzali e la performance Crine, tratta dall’Adelchi e interpretata da Carlotta Spaggiari con live music di Roberto Bonati, entrambe site-specific per la ex chiesa di San Ludovico a Parma. Con Crine, nuova riedizione performativa ispirata all’Adelchi di Alessandro Manzoni, Maria Federica Maestri e Francesco Pititto rimettono al centro della propria indagine performativa l’autore fondativo della letteratura italiana per provocare una riflessione profonda sulla potenza poetica e la retorica della lingua italiana. La messinscena_oratorio è un’emanazione poetica della tragedia manzoniana, il motus per un’attenta riflessione teorica sulla contemporaneità di un’opera complessa e dimenticata della nostra letteratura drammatica. Dell’Adelchi è la figura di Ermengarda ad essere trasdotta in immagini drammaturgiche che delineano corpi femminili di irriducibile bellezza, mai sottoposta al vincolo del convenzionale. Il rimando manzoniano impone una riflessione/rifrazione sulla forza oppositiva della rinuncia al corpo fino al delirio mortale contro la brutalità del cliché. Ermengarda è amore psicofisico, la ferita dell’abbandono è nel corpo e nello spirito, il dolore trasfigura e cementa l’eroina rendendola muta e dura alle richieste del vivere normale. Margrete dal Faust di Goethe, Antigone di Hölderlin, Pentesilea di Kleist, Rosaura di Calderón de la Barca, Ofelia di Shakespeare, Lucia e Gertrude di Manzoni, Didone di Ovidio e molte altre figure di donna si sono sovrapposte le une alle altre, nel tempo teatrale, fino a comporne una sola, grande monumentale come un’installazione di Christo – il grande artista statunitense di origine bulgara – sotto la quale c’è solo il vuoto, la solitudine e la libertà come pura aria.’ Ermengarda diventa epifanìa d’incontro di molteplici storie vissute, d’amori infranti, sospesi, rimandati, dimenticati, imposti e liberati, figura portante di sequenze filmiche scandite come versi settenari di un coro tragico del tempo presente. L’Ermengarda manzoniana rappresenta il culmine esistenziale e teatrale della remissione che le deriva dal rifiuto cui la condanna Carlo Magno, rendendola vittima innocente di una sofferenza impotente e spersonalizzante. L’epilogo della tragedia è il suicidio come gesto di estrema sottrazione dal sé e dal dolore dell’esistenza. Ecco un’altra figura di donna che ama fino alla morte e nel delirio d’amore comunica direttamente al Cielo lo stupore mortale di fronte al proprio abbandono. Ermengarda dell’Adelchi manzoniano non si arrende alla realtà della Storia, quella che i potenti maschi decidono, ma si concede totalmente al proprio sentimento, all’intima storia di amante che tutta la passione contiene, nel non detto, nel non dichiarato, nella casta costrizione dentro al proprio Io. E, come una Pentesilea delirante e lieve, lascia che Eros e Thánatos la conducano per mano oltre il margine della vita. Il coro, in soggettiva, non può che descrivere il suo ricongiungersi alla Natura intonando un requiem in progress davanti al suo corpo muto. Soltanto una sensibilità d’attrice altrettanto potente e lieve può esperire, senza finzione, un tale culmine di pathos e forza espressiva. Nell’Adelchi la Storia è contemplata attraverso il dramma interiore dei protagonisti, sublimato in una visione religiosa della vita. Adelchi ed Ermengarda sono spiriti ricchi di contrasti fra ideali e sentimenti – la pace e la gloria per il primo, l’amore ancora vivo del marito per la seconda. Vivono per alti e nobili ideali, comprendono le angosce e sofferenze degli altri e trovano solo nella morte la piena realizzazione della loro complessa e travagliata personalità. Adelchi, prima di morire, dirà che sulla terra “non resta che far torto o patirlo”: si tratta del tipico pessimismo giansenistico, a cui si può opporre una concezione provvidenziale del dolore, la sofferenza è un dono di Dio poiché prova che non si è fatto il male. Ermengarda è incarnata dall’attrice sensibile Carlotta Spaggiari. Inizia la sua formazione nei laboratori teatrali di Lenz rivolti a persone neurodivergenti e diventa straordinaria interprete di numerose creazioni performative dell’ensemble di Parma: esordisce nel ruolo della Monaca di Monza bambina ne I Promessi Sposi (2013) e successivamente è protagonista dell’Adelchi (2014) trasfondendosi nel corpo-martire di Ermengarda; attraversa le fantasmagorie ariostesche come Angelica ne Il Furioso (2015-2016); è performer ne Il Paradiso di Dante e Aktion T4 (entrambi del 2017), poi magnifica incarnazione scenica di Cassandra nell’Orestea di Eschilo (2018-2021); è tra le/gli interpreti del grande affresco calderoniano de La vita è sogno (2021) e coprotagonista nella recente messinscena di Catharina von Siena (2022) opera del visionario drammaturgo romantico Jakob Lenz. In questo progetto scenico si sostanzia la ricerca pluriennale di un “verbo” pedagogico che renda le persone neurodivergenti in grado di esprimere le emozioni silenziate attraverso le stimolazioni drammaturgico-sensoriali dell’esperienza teatrale. Attraverso questo processo si ribalta la prospettiva dalla quale guardare alla sensibilità: gli apparenti limiti cognitivi e comportamentali delle persone sensibili non sono più sintomi di un deficit patologico ma divengono elementi da elaborare e tradurre in linguaggio estetico contemporaneo, attraverso il confronto e l’agone con i grandi testi classici. Crine_Ermengarda oratorio Drammaturgia, imagoturgia Francesco Pititto DIPINTI IN SEQUENZA di Francesco Pititto Una cinghialessa avanza nel bosco, uno scoiattolo trai rami, due lumache in corteggiamento, un corpo d’uomo vecchio e nudo. Un volto di donna in primissimo piano, la bocca e i denti e gli occhi e il parlare muto all’altra sé nello spazio reale, e anche a te spettatore che le osservi entrambe. Lei è cinghialessa braccata, circondata e ferita, in metamorfosi di scoiattolo in fuga tra i rami, sognando – ermafrodita – amplessi senza maschi in veste di limacide, mentre un corpo maschile si contorce inadatto, goffo in un movimento ad anello. Lei si e ci guarda dal quadro videografico, dice senza parole nello scuro di una bocca che attira e ingoia il verso delle “trecce morbide”. È il volto dell’attrice in immagine dialogante con il suo doppio corporeo, amazzone a due teste, libera di morire dentro e fuori la battaglia. Ogni quadro video è in bianco e in nero, tranne l’amplesso tra le due Arionidi, molluschi gasteropodi senza conchiglia, senza casa, senza scudo a difendere il corpo esposto. Il colore appare solo per i due molluschi, cromatismi cangianti nel movimento rotatorio dall’alto verso il basso. Note di malacologia e conchigliologia. Le lumache sono ermafrodite e il corteggiamento consiste in una serie di giri su loro stesse, convulsioni e strofinamento di corpi. Sopra un muro si calano sospese a mezz’aria, attaccate a due sottili fili di muco. Da una piccola apertura sul lato destro della testa iniziano a far fuoriuscire i loro organi riproduttivi di un azzurro translucido, si avvolgono l’un l’altra creando forme, coreografie fantastiche. Alle fine dell’amplesso tutte e due saranno state fecondate. ESPOSIZIONE DEL CORPO NELL’ARCHITETTURA RIPUDIATA O DELLA NUDITÀ ELETTRICA DELLO SPAZIO SACRIFICALE di Maria Federica Maestri ° illuminare i resti dell’edificio ecclesiale ° restaurare lo spazio anatomico dell’agonia della martire ° evidenziare le tracce della devastazione elettrica Martirio _ Per l’esposizione del martirio di Ermengarda, il grande spazio ecclesiale di San Ludovico è rivelato nella sua estrema nudità. Violenza _ Deve essere visibile in piena luce la violenza perpetrata sull’edificio cultuale, sconsacrato e adibito a centrale elettrica agli inizi del Novecento, in perfetta e tragica analogia con il corpo femminile, umiliato e ripudiato dalla brutalità funzionale della società patriarcale. Lumen _ Niente sia nascosto o mitigato dal tepore sentimentale e salvifico della provvidenza. Caccia _ Lo spazio è attraversato da quattordici aste lignee in misura e forma simili alle lance medievali per la caccia al cinghiale. Anatomia _ La chiesa testimone/martire è lo spazio anatomico dell’atto venatorio e dell’agonia di Ermengarda. Tane _ Lei, come l’animale, inseguita, catturata, ferita, sanguinante spirerà cercando in cinque tane nere il buio e la pace della morte.
Dall’Adelchi di Alessandro Manzoni
Composizione, installazione, involucri Maria Federica Maestri
Composizione ed esecuzione musicale Roberto Bonati
Interprete Carlotta Spaggiari
Cura tecnica Alice Scartapacchio, Dino Todoverto
Assistente Giulia Mangini
Cura progetto Elena Sorbi
Organizzazione Ilaria Stocchi
Ufficio stampa, comunicazione Elisa Barbieri
Diffusione, cura grafica Alessandro Conti
Documentazione fotografica Elisa Morabito
Coproduzione Lenz Fondazione, Natura Dèi Teatri, ParmaFrontiere Associazione Culturale