PENTESILEA
da Pentesilea di Heinrich von Kleist

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Pentesilea
http://vimeo.com/57639242


RECENSIONI

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Ultima Regina del proprio esclusivo Io, solitaria amazzone senza più arco, addenta e sbrana se stessa con la voluttà delle parole in versi e con le frecce appuntite degli autoritratti photo booth di un powerbook. Autrice live della propria serializzazione dentro il box del tempo presente - grafìa che fissa il momento dell’atto e del sentimento autorale - autoedifica il dialogo, il combattimento tra l’Io presente e l’Io appena impresso, dilaga sul campo di battaglia scomponendosi in dialogiche relazioni conflittuali, amorose, rancorose, ai limiti dell’assassinio del Sé, del Selbst che tutto comprende. Il corpo fisico appare, si libera dell’involucro teatrale e opera al MacLibro come alla consolle della propria vita. L’acqua del bicchiere l’annega dentro l’immagine ingrandita in uno schermo nero palcoscenico/bocca che tutto ingoia e il libro d’acciaio si fa affilato e appuntito come un coltello.

 

Perché adesso scendo nel mio seno,

come un pozzo, e scavo fuori, freddo come un metallo,

un sentimento che mi distrugge.

Questo metallo, lo purifico nel fuoco di un grido di dolore

duro come l’acciaio; poi lo bagno con il veleno

acido del pentimento, da parte a parte;

lo porto all’incudine eterna della speranza,

e lo affilo e lo appuntisco in un coltello;

e a questo coltello adesso offro il mio petto:

Così! Così! Così! Così! E ancora! - Ora va bene.

 

Il sole ad “O” dell’icona luminosa tramonta spegnendosi a poco a poco come il tempo vissuto dall’attrice e i suoi doppi photo booth.

Kleist alla cugina Maria von Kleist: “Ho portato a termine la Pentesilea. E’ vero, c’è dentro la mia più intima natura ... tutta la sozzura e ad un tempo lo splendore dell’anima mia.”


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In search of the breath which throws the word into the fullness in front of him, the actor suspends himself – shocked – in the vacuum which the word will create. A word which starts in the stomach, rising silent to the vocal chords, enemy to the brain, a word which looks for an escape through the pores of the skin. When is it formed? When does it take shape? Inside, outside? “Here you stay and without sound (lautlos).” When the whole body descends into the other world, the true one which is theatre, it emerges nice and clean, sacred and pure, shameless and correct. Like Valère Novarina says, the actor is female. Only the female body can develop a word which has the colours of birth at its utterance. Only the eyes of a woman can bring to the gaze the fury of Penthesilea, the lethal rhythm of an Amazon. For man all that is left is to pretend, in the truth of the body on stage, of not being a leper, of being a soldier, of being a hero. Kleist asked a woman to help bring an end to pretence.


 

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