Radical Change
da Le Metamorfosi di Publio Ovidio Nasone

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Progetto Radical Change

 

Perfomance ||   Phoenix Birth+Death  |  IO  |  Daphne  |  Pyramus X Thisbe  |  Orpheus:Eurydices  |  Alcyone  |  Cyparissus  |  Hecuba

Video ||   Phile&Bau  |  Narcissus  |  Echo



Come una piccola Fenice, ogni cinquecento anni per risorgere tale e quale a prima. “Posso deporre la mia anima e poi riprenderla” - non aspira a questo l’artista quando edifica la sua poesia, la sua opera? Muore e risorge, dentro un uovo o dalle fiamme, sempre tra i rami del suo nido profumato di erbe aromatiche. Costruzione, Combustione, Morte, Resurrezione, Trasformazione, Identità, Forma, Corporeità, Colore, Odore – non è l’essenza stessa della creazione artistica? L’artista muore e rinasce ogni volta quando l’opera è conclusa perché l’operare artistico non ha conclusione, la Metamórphõsis non ha fine perché il Mito non ha confine.

Un mutamento radicale (radical change) significa tornare allo zero per rivivere se stessi, dallo zero di Hölderlin – espressione di massima potenza poetica – allo streben del Faust goethiano (Filemone e Baucide, Ecuba), dalla fiaba magica del Sogno shakespeariano (Piramo e Tisbe) alla maestosa lirica rilkiana (Orfeo e Euridice) inseguendo altri frames dalla fiaba della vita. Le pieghe sontuose e violente del barocco di Calderón e di Genet ci riconducono al tempio inviolato del linguaggio puro dell’arte che performa, che trasforma, che deforma, che esalta l’utopia dell’unità del mondo tra la natura resistente, l’uomo pensante e il popolo divino: Echo˜Narcissus˜Cyparissus˜Alcyon, Death and Birth della piccola Phoenix, materiali radioattivi per una mutazione in progress.”


“Lenz Rifrazioni crea spettacoli enigmatici e affascinanti che rifiutano la narrazione lineare. In “Radical Change”, ispirato alle “Metamorfosi” di Ovidio, è fortissimo un segno visivo barocco e postmoderno che richiama le atmosfere di Matthew Barney. Protagonisti sono i corpi, avvolti da proiezioni, mascherati dietro sipari trasparenti di plastica, sprofondati in placente di plexiglas, in una scena simile a un laboratorio alchemico. Corpi nudi che si muovono con gesti decisi su musiche in loop, fino alle soglie della danza. E corpi di persone differenti, che con il loro essere introducono una nota struggente, un sentimento, una sensibilità. Una ragazza con il bel viso espressivo busto e gambe deformi è un’indimenticabile Alcyone, mentre una donna down rende accenti di strazio a Ecuba, prigioniera e privata dei figli. L’insistenza esasperante sulle immagini sfida lo spettatore a fare i conti, radicalmente, con le visioni che continuamente avvolgono e mutano la sua stessa vita”.
Massimo Marino