Shakespears Geist
(Lo spettro di Amleto)
da Amleto di William Shakespeare e Jakob Michael Reinhold Lenz


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Da un progetto triennale sulle opere di William Shakespeare

 

“To be, or not to be, I there’s the point” dice Amleto nel suo ur. “Io qui, o io non qui...” dice l’attrice nel proprio originario mondo di vitasogno, mentre il compagno attore rifrange echi di memorie ormai lontane (l’Ur-Hamlet nella scrittura scaldatiana, l’Ham-let di Lenz Rifrazioni). Insieme, iniziano il viaggio a due come gli eroi di Cervantes, verso il non-senso del dire non dicendo.

 

Ma Amleto va dritto al punto, risolve la questione: ascoltatemi e guardatemi perché io sono la bellezza! Shakespeare appare di colpo, come lo spettro del suo Amleto, dentro la scena del suo teatro, a urlare di nuovo la totalità dell'Io artistico contro ogni convenzione e conformismo. Il breve monologo di Lenz diventa paesaggio romantico aperto a molteplici albe e crepuscoli del sentimento.

L'autore si affaccia alla finestra della grande scena del teatro shakespeariano che tormenta i romantici e li esalta all'arte che dialoga con Dio, che li fa assomigliare al Dio degli uomini. Si affaccia fino a lasciarsi cadere giù, sprofondato nel vuoto. “Io?” Shakespeare entra in scena scaraventato lì da se stesso, tra quinte dipinte con teste che guardano, sul fondo gli attori della scena in cui appare lo spettro. Hamlet e Garrick che lo interpreta. Shakespeare stesso entra in scena. Chi imita chi? Che concessione! alla tua scimmia tu concedi padre di creare a imitazione. Lenz, Shakespeare, Hamlet, Dio: l’attore lancia il suo “cri animal” ringraziando il divino per la beatitudine concessagli.

 

06_shakespeare | photo

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