Il Bambino Solo
la prima fiaba di Luigi Bacchini

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“Un tempo il poeta era là per nominare le cose: come per la prima volta, ci dicevano da bambini, come nel giorno della Creazione. Oggi egli sembra là per accomiatarsi da loro, per ricordarle agli uomini, teneramente, dolorosamente, prima che siano estinte. Per scrivere i loro nomi sull’acqua: forse su quella stessa onda levata che fra poco le avrà travolte. Un parco ombroso, il verde specchio di un lago corso da bei germani dorati, nel cuore della città, della tormenta di cemento armato. Come non pensare guardandolo: l’ultimo lago, l’ultimo parco ombroso?
Chi oggi non è conscio di questo, non è poeta d’oggi”.

Ancora Cristina Campo per dire del nostro tempo, ancora lei per dire della Fiaba e della Poesia.

“L’attenzione è il solo cammino verso l’inesprimibile, la sola strada al mistero. Infatti è solidamente ancorata nel reale e, soltanto per allusioni celate nel reale, si manifesta il mistero. I simboli delle sacre scritture, dei miti, delle fiabe, che per millenni hanno nutrito e consacrato la vita, si vestono delle forme più concrete di questa terra: dal Cespuglio Ardente al Grillo Parlante, dal Pomo della Conoscenza alle Zucche di Cenerentola.
Davanti alla realtà l’immaginazione indietreggia. L’attenzione la penetra invece, direttamente e come simbolo – … Essa è dunque, alla fine, la forma più legittima, assoluta d’immaginazione”.

Nominare e leggere su molteplici piani la realtà delle cose. Pier Luigi Bacchini ha scritto una fiaba che porta il titolo Il bambino solo , l’ha scritta per Lenz Rifrazioni. E’ la prima fiaba, richiesta o stimolata, poiché già latente, sperimentale, nuova e perciò misteriosa.
I cerchi nell’acqua degli ultimi haiku hanno prodotto un movimento imprevisto, l’acqua ha tracimato l’argine del foglio.

“La scrivo pensando al teatro, a come verrà detta, al suono della voce che racconta”: anche questa attenzione fa parte del compito poetante.
Pier Luigi è considerato uno dei maggiori poeti italiani viventi, ha pubblicato con diverse case editrici, ha ricevuto riconoscimenti e premi prestigiosi e, dal 1996, accompagna edizione dopo edizione la crescita di questo “parco ombroso”che abbiamo voluto nominare “Natura Dèi Teatri”. Ogni anno, a fine estate o ad inizio autunno qualcosa accade nel paesaggio delle cose, ritorna la realtà intorno a noi, la verità in figure. Il poeta scioglie e ricompone quelle figure, media tra l’uomo e il dio, tra l’uomo e l’altro uomo, tra l’uomo e le regole segrete della natura.


 

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