THE BETROTHED
installation | visual elements | Maria Federica Masters
visual | Francesco Pititto
musica | Andrew Azzali
Corpi in vitro, semoventi, sorridenti come nascituri in ventri costretti dalla storia, dalla Historia delle loro piccole grandi storie, di ciascuno, degli sposi promessi fin dal primo vagito, rumori e suoni di prossimi futuri pieni di fatica, di paura, di riscatto.
Corpi lucenti, stretti in spazi ristretti dalle cornici, dai confini, verticali di nere pareti d’ansia, d’angoscia, di sconfitta. Corpi allungati, dal basso verso l’alto, figure “similmente differenti” a quelle di Doménikos Theotokópoulos, Giacometti, Modigliani, semplici e sacre insieme. Come vetrate di grandi basiliche pulsano cromaticamente in ogni stanza, rocce vitree provenienti dai vulcani dell’Io.
Provette, ampolle verticali, habitat naturali per feti gia’ viventi, protagonisti ciascuno di monologhi fisiologici, physical, scientifici, psichiatrici. Il margine intorno, in ombra, le emozioni, le reazioni, i sentimenti, le imitazioni, le memorie e i ricordi, le favole e le storie vere, finzioni e verità sbiadite dal tempo, rughe, solchi di vita, tatuaggi di nicotina esposti nell’epifania dei corpi.
Immagini impresse, l’addio e poi si apre la via alla vita rimasta, al tempo che scorre, al pensiero contorto, al quadro sfocato, allo spazio senza spazio mentale e razionale, senza ragione.
I corpi si muovono, girano, galleggiano nel quadro d’immagine, lo spazio scuro di destra e di sinistra li preme al centro ma offre loro protezione all’aprirsi all’ignoto.