UN’ORA DI UN GIORNO QUALSIASI

Installazione | Maria Federica Maestri
Regia e imagoturgia | Francesco Pititto

RISPOSTE ESTETICO/MORALI DI PIER LUIGI BACCHINI, TRA I PIU’ GRANDI POETI DEL NOVECENTO, ALLE DOMANDE PER UN SOGGETTO CINEMATOGRAFICO MAI REALIZZATO.

E’ l’omaggio ad un grande poeta contemporaneo appena scomparso, Pier Luigi Bacchini. Sarebbe stata un’ora di incontro, di conversazione e di silenzi, tra il poeta e un regista con il quale ha condiviso, a cadenza annuale per ogni edizione del festival Natura Dèi Teatri, tredici anni di mise en parole, traduzioni sceniche della sua poesia. Il film, non avrebbe ripercorso quelle tappe né le diverse stagioni della produzione poetica di Bacchini ma si sarebbe concentrato – o meglio decentrato – in una zona non monumentale della biografia dell’autore: in un’ora di una giornata qualsiasi dell’anno 2009. Non ci sarebbero state eccezionalità e ricorrenze, piuttosto una parentesi temporale apparentemente insignificante ma che avrebbe potuto nascondere l’attimo grandioso in cui viene alla luce la poesia oppure no, soltanto la vita che scorre. I due personaggi avrebbero conversato sul tempo trascorso, sulla vita vissuta e su quella presente come bagaglio di parole da aprire sulla vita futura, su quel che ci aspetta e quel che sarà per le generazioni future. La poesia di Bacchini si è rivolta spesso alla scienza e alla natura e sempre all’umano, sapere da lui come avrebbe immaginato il mondo che verrà sarebbe stato come arare la terra dell’immaginazione – e dell’imago – e seminare il campo per una crescita estetico/morale e di scrittura poetica. Due esseri umani e un essere tecnologico, la macchina da presa, cinque occhi che si sarebbero guardati l’un l’altro con l’intento comune di intravedere il futuro anche attraverso i ricordi, la memoria storica. Il film non si è fatto e Pier Luigi non c’è più, rimangono il teatro e nuove immagini per l’ultima mise en parole di un grande poeta, le sue risposte alle mie domande sugli autori più amati nella letteratura, nella poesia, nel cinema, nel teatro, quali i fiori, le piante, le città, i pittori, i profumi, i compositori, i filosofi, la gente comune, quale il futuro con lo svilupparsi veloce della scienza e della tecnologia, quale mondo, insomma, oltre la nostra morte. Ho deciso di farlo comunque, in soggettiva, nei luoghi della sua invenzione, negli angoli della sua scrittura, guardando le cose e il paesaggio all’altezza dei suoi occhi, facendomi accompagnare da lui nei passaggi tra i cespugli, nelle aperture alle colline, nelle vedute di un’ora del giorno, di un’ora qualsiasi.

Francesco Pititto

 

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