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Piccine

Installazione visuale e sonora site-specific


Biografie assenti volti presenti da anni 9 a 19

Mitografie di giovani partigiane


Quando di una persona rimangono il nome e il cognome soltanto e tutta la vita intera implode in quell’Angioletta Nerina o Iolanda Benvenuti o nel segno anagrafico di altre sedici giovani donne il tempo ha bisogno di corpi.


Di quelle diciotto ragazze che hanno vissuto la guerra con corpo e sofferenza, e contro quella hanno lottato partigiane, occorre ridare loro immagine e somiglianza.

Il progetto

RESISTENZA E OLOCAUSTO

Progetto teatrale e visuale permanente sul tema della Resistenza e dell’Olocausto


A partire dai primi anni Novanta Lenz ha dato forma performativa ad un’Arte Non Serena, confrontandosi con una definizione del poeta ebreo rumeno Paul Celan che sancisce l’impossibilità della parola dopo il dramma della Shoah, come azzeramento imposto dal paradigma della morte collettiva. Il tema delle tragedie accadute durante il periodo nazifascista è comparso in modo ricorrente nella poetica di Lenz, con varie versioni di Bruno Longhi (1991, 2005, 2015), e con Viale San Michele. Prima che si imbianchino le cantine (1990, 2021).


Dal 2015 Lenz Fondazione ha reso permanente il suo storico progetto di ricerca drammaturgicapluriennale, continuando a produrre annualmente una serie di opere performative contemporanee, seminari e giornate di riflessione pubblica dedicati ai temi della Resistenza e della tragedia europea durante le dittature nazi-fasciste e realizzati in collaborazione con ISREC Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma.


Nel triennio 2022-2024 l’indagine artistica di Lenz sui temi della Resistenza e dell’Olocausto si è concentra sul ruolo e le biografie delle Donne Partigiane della Resistenza parmense ed in particolare è stato dedicato alle ‘Piccine’, le giovanissime partigiane, poco più che adolescenti durante gli anni della Resistenza, di cui la ricerca storica è riuscita a recuperare/conservare solo esili tracce documentarie. Nel 2024 in occasione delle Celebrazioni del 25 Aprile, Maria Federica Maestri e Francesco Pititto hanno curato la macro-installazione site-specific all’interno della Sala del Consiglio Comunale di Parma.


Introduzione

Memoria e contemporaneità


La videoinstallazione Piccine è dedicata a diciotto Partigiane poco più che adolescenti durante gli anni della Resistenza, di cui la ricerca storica è riuscita a recuperare e conservare solo esili tracce documentarie.


È proprio dal vuoto dettato dall’assenza biografica che l’atto artistico di Piccine si impegna a dare corpo, voce e volto - attraverso la figurazione di diciotto studentesse degli istituti scolastici - a quelle ragazze nate tra il 1926 e il 1937 attive nella lotta contro il nazifascismo, trasponendo la pura aderenza all’esiguità del dato anagrafico (di molte di loro rimangono solo nome e cognome) in un riecheggiare di parole dell’oggi, di volti coetanei contemporanei come se viaggiassero nel tempo attraverso sembianze virtuali di memorie reali.


In Piccine s’intrecciano memoria e contemporaneità, attraverso la creazione di ritratti sostitutivi, miniature performative che restituiscono temporaneamente presenza ed identità alle tante femmes inconnues di quel tempo.


Piccine è realizzato con la consulenza scientifica di Fabrizia Dalcò, storica e giornalista, in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Parma, che ha messo a disposizione il database realizzato da Maddalena Arrighini, composto da un elenco di quarantotto giovani donne impegnate nell’attività partigiana, delle quali si conserva pochissima documentazione - per diciotto di loro solo nomi e cognomi.

Le interpreti sono studentesse del liceo socio-pedagogico Sanvitale e del liceo artistico Toschi, delle scuole medie Vicini e Fra Salimbene, dei Centri Giovani Montanara e Casa nel Parco - La Scuola del fare.



Quando di una persona rimangono il nome e il cognome soltanto e tutta la vita intera implode in quell’Angioletta Nerina o Iolanda Benvenuti o nel segno anagrafico di altre sedici giovani donne il tempo ha bisogno di corpi.


Di quelle diciotto ragazze che hanno vissuto la guerra con corpo e sofferenza, e contro quella hanno lottato partigiane, occorre ridare loro immagine e somiglianza.

Imagoturgia del tempo, da nome e cognome soltanto a visi prestati tutti diversi, virtuali ma in memoria reale di vite vissute, non dietro ma dentro quel nome e cognome.

L’immagine documentaristica, il dipinto visuale, i dialoghi veri e immaginati sono ciò che rimane affinché il tempo continui il suo giro ad ellisse e, restituendo corpo e voce, tutto non torni identico a prima.


Moto di rivoluzione, come la Terra intorno al Sole, corale di Memoria e del presente.



Ma i capelli li posso tenere sciolti?

No tra i rami si possono impigliare.

Ma non siamo nel bosco.

Potremmo anche doverci andare.

I pantaloni li posso mettere?

Sì, se devi pedalare è meglio della sottana.

E le scarpe chiuse.

Non i sandalini?

No, chiuse e meglio stivaletti. O scarponcini.

Perché ti metti il rossetto? Me lo metto anch’io.

Ma se hai dieci anni… Io lo metto perché mi piace.

E poi ho diciott’anni.

L’altra settimana hanno portato via una famiglia con dei bambini piccoli, ebrei di Parma.

Forse a Salso, e poi hanno detto in Germania.

Nei campi?

Quasi certo, dei bambini hai capito?

Dei bambini con le mamme.

Ho portato dei messaggi qui e poi su, dovevi vedere le facce,

smorti come morti e poi rosse come il fuoco dalla rabbia.

Sì, ma devono aspettare.

Con la morte nel cuore ma devono aspettare.

Mi viene da vomitare.

Non ci toglieremo più di dosso quel che viviamo adesso, mai più.

L’aria è fredda su in montagna, ma se respiri a fondo diventa tiepida dentro.

Poi è pura.

Non partecipo con le armi, vado solo nel punto più alto e guardo se arriva qualcuno.

Una pistola me l’hanno data, per difesa hanno detto.

E tienila pulita.

Dormiamo dentro dei sacchi di iuta coperti da panni

di lana, tutti insieme in uno stanzone.

Tutti insieme per tenerci caldo.

So che per una ragazza il pericolo è più grande.

Anche se non siamo tutte armate.

Una ragazza è già una preda, se poi è staffetta lo è

ancora di più.

Possono farti molto, molto male se ti prendono.

Per loro è una festa, in gruppo poi si sentono forti, padroni di farti quel che vogliono.

Un trofeo molto ambito, più di un prigioniero qualsiasi.


Immagini

Crediti

Testo originale, imagoturgia Francesco Pititto

Installazione, composizione Maria Federica Maestri

Interpreti Consolmagno Iris Sibilla, Iori Maria Karouachi Rim, Lisambi Nesi Pereira, Lulia Nonkane, Margarita Sofia, Marino Francesca, Omar Yasmin, Pelosi Agata, Signifredi Martina, Trappolini Viola, Valenti Sara, Birouk Nora, Cantarelli Alessia, Gurpreet Kaur, Nwabisi Frances, Peter Shalom, Uccelli Gaia

Cura progettuale Elena Sorbi

Organizzazione Ilaria Stocchi

Comunicazione, ufficio stampa Elisa Barbieri

Diffusione, cura grafica Alessandro Conti


Cura tecnica Alice Scartapacchio, Dino Todoverto

Assistente di produzione Giulia Mangini

Consulenza storica Fabrizia Dalcò, Maddalena Arrighini

Documentazione fotografica Elisa Morabito

Produzione Lenz Fondazione in collaborazione con ISREC Istituto Storico della Resisitenza e dell’Età Contemporanea di Parma

e il sostegno de La Giovane S.c.p.a.


Per realizzare i progetti artistici performativi, formativi, residenziali Lenz Fondazione ha il sostegno e la collaborazione delle seguenti istituzioni pubbliche e private:

MiC – Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma, AUSL Parma DAI SM-DP, Università degli Studi di Parma, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma, Fondazione Monteparma, Chiesi Farmaceutici Spa, Intesa Sanpaolo, Koppel A.W. Srl, La Giovane S.c.p.a.