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L'Isola dei Cani

Agua | Bruciando | Partita | Sepoltura | Tuono


La genesi dell’Isola dei Cani è una complessa stratificazione di “carotaggi” drammaturgici e di esplorazioni biografiche. Il punto di partenza, il sito origine dello scavo è sicuramente la Terra Desolata di Eliot e l’episodio della Sibilla Cumana dell’Eneide, il nostro prossimo progetto performativo.


Due universi poetici molto distanti nel tempo, ma prossimi nell’idea di “visitare” la geografia umana del proprio tempo: retorica e fondativa del nuovo impero quella virgiliana e antiretorica e distruttiva quella novecentesca di Eliot.


Dell’epos classico rimane solo l’ombra della grande figura tragica della Sibilla e di Eliot è rimasta solo la carcassa mitico-allegorica sostituita in gran parte con quadri enigmatici che provengono dai nostri trascorsi artistici. O meglio, dai nostri e da quelli delle cinque attrici, Sandra Soncini, Elena Sorbi, Valentina Barbarini, Barbara Voghera, Monica Bianchi, che creano un’installazione drammaturgica mobile, sonora, corporea, un anagramma sentimentale.

Introduzione

Il nostro “lavoro” è stato quello di fornire tracce di scritture mai definitive, su queste si sono composte immagini via via che la scena, il senso, le parole, la musica si sono sovrapposte, è un rebus senza soluzione che muta continuamente.


L’opera concepita in cinque quadri declinati tutti al femminile, si struttura in una successione di paesaggi drammaturgici e visuali autonomi. In scena cinque Sibille contemporanee sovrappongono al rebus sentimentale della propria esistenza la crisi e la sterilità dell’occidente, vivendo la loro totale solitudine in compagnia di cinque cani, unici abitanti dell’Isola dei Cani, una terra desolata ai confini della grande città (una penisola realmente esistente nell’East End di Londra nell’ex area commerciale delle Docklands) da cui sgomente osservano se stesse e i residui del mondo che le circonda.



L’Isola scenica è un emiciclo ricoperto di sabbia desertica circondato da sette onde visive, piani ‘liquidi’ attraversati da grandi immagini verticali, visioni in fuga di dettagli del mondo naturale e domestico resi abnormi dalla ripresa filmica


Al centro della volta scenica il fluire senza scopo degli elementi viene interrotto da una macroicona, raffigurazione delle cinque sibille, reverente alla classicità michelangiolesca della Cappella Sistina e nel contempo di deriva beckettiana (Dondolo) per quell’ininterrotto movimento della poltrona elettrica in cui siedono le cinque donne, trono semovente ed unico elemento plastico presente sulla scena.


Un trono/altare per il corpo da esporre in vaticinio – una macchina reclinante che muove l’umano anziano, impotente, disteso a guardare i rifiuti esistenziali che compongono il puzzle della sua vita – è il luogo da cui annunciare l’enigma senza risposte del tempo presente. Come lettere mute da decifrare, i Cani icone sono i guardiani del tempio, compagni immobili delle cinque cagne parlanti, copulanti, ragionanti ed infine un Cane reale, animale, amico e fedele oltre l’intelletto.


I cinque quadri sono intessuti dalla partitura elettronica elaborata da Andrea Azzali, storico collaboratore della compagnia, che ha costruito un habitat “sonante” atemporale: un dialogo tra le composizioni polifoniche delle “Prophetiae Sibyllarum” di Orlando di Lasso (1560) e le voci delle attrici scomposte e frammentate in echi e riverberi. Onde testuali sfumano in un continuum di schiume sonore diventando vapori vocali, soffi, rigurgiti, borborigmi rocciosi, prodotti terminali di un processo di essiccazione, di disidratazione delle frequenze sonore della voce.

Sepoltura

Abita in un cimitero di memorie la Sibilla Cumana di Sepoltura (Sandra Soncini). Celebre per i suoi oracoli enigmatici e per l’infinita vecchiaia, vorrebbe finalmente poter morire. Ma al rifiorire della natura nella primavera bugiarda dei vecchi, l’attrice carnosa e attempata ritrova l’eco faustiano della passione amorosa nell’estasi del languore erotico di un chihuahua in vetroresina.

Partita

In Partita (Elena Sorbi) protagonista è una Sibilla giovinetta che ulula e saltella tra violenze e desideri; una Giulietta affetta da anoressia amorosa: solo corpo, solo sesso, senza emozione e senza sentimento. Per questa sibilla nevrotica e sperduta, i cani non sono compagni fedeli ma sex toys consolatori dei suoi pomeriggi piovosi, profezie di piaceri solitari.

Bruciando

Bruciando è la breve epopea di Tiresia (Valentina Barbarini), un vecchio profeta cieco con le tette di donna, che vaga per le strade di una città assediata da avvocati, banchieri, rifiuti e pantegane. Accompagnato da un fedele cane-guida, è parodia tragica del vaticinio Delfico dell’incarnazione: il vecchio d’ambo i sessi non annuncia l’immacolato concepimento del Figlio di Dio, ma amori impuri svaporati nell’alcol e una morte senza resurrezione.

Agua

È annegata la Sibilla di Agua (Barbara Voghera), il suo corpo in decomposizione fluttua inerte tra le onde secche che bagnano le rive dell’Isola dei Cani.

Come la Sibilla michelangiolesca in bilico sul piccolo piedistallo cubico, questa Ofelia soffocata da un sacchetto di plastica appare un balenottero agonizzante spiaggiato sulla sua poltrona scenica.

Tuono

In Tuono, capitolo conclusivo della cinoturgia, è la Sibilla del Giudizio Universale (Monica Bianchi) a ululare l’ultima profezia. Disidrata e dolorante per un’inguaribile emicrania, è in attesa dell’acqua purificatrice, di quel Dies irae tuonato dell’ultima tromba che raccoglierà le anime davanti al trono di Dio. Ma questa Sibilla smagrita e malinconica non aspetterà il giudizio del Dio vendicatore, ma annuncerà l’avvento di un dio uomo, senza inferno e senza paradiso, riflesso negli occhi acquosi del suo cane.

Media

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Crediti

Drammaturgia, imagoturgia Francesco Pititto

Installazione, regia, costumi Maria Federica Maestri

Musica Andrea Azzali

Performer Sandra Soncini, Elena Sorbi, Valentina Barbarini, Barbara Voghera, Monica Bianchi

Disegno luci Gianluca Bergamini

Organizzazione, produzione Ilaria Montanari

Ufficio stampa Agnese Doria

Parma, Lenz Teatro, 17 maggio 2011

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