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Iphigenia in Aulide

Dittico scenico musicale sul sacrificio delle innocenti


Ah! quʼil est doux, mais quʼil est difficile è un’opera contemporanea che smaschera i meccanismi del potere, mostrando quali violenze le figure maschili possono compiere pur di esercitare la propria dominanza sul corpo femminile.


Contrapposta alla violenza patriarcale, la debole forza di Iphigenia rappresenta la più alta funzione morale. Inizialmente preda terrorizzata di fronte all’atrocità del sacrificio, da vittima innocente si trasmuta in soggetto poetico e politico pienamente consapevole del proprio destino di morte.


Il progetto

IPHIGENIA

Progetto Biennale 2018-2019

Dittico scenico musicale sul sacrificio delle innocenti



2018 IPHIGENIA IN AULIDE

Ah! Qu’il est doux, mais qu’il est difficile

Ah! È dolce, ma difficile

da Euripide e Gluck < Creazione M.F. Maestri e F. Pititto


2019 IPHIGENIA IN TAURIDE

Ich bin stumm

Io sono muta

da Goethe e Gluck < Creazione M.F. Maestri e F. Pititto

con il patrocinio del Goethe-Institut Mailand

Introduzione

Questa creazione è una riscrittura scenico-musicale tratta dalla tragedia di Euripide e dall’opera tardo settecentesca di Christoph Willibald Gluck.

L’installazione scenica è costituita da un altare materico ‘tenero e crudele’ ispirato alle opere organiche di Joseph Beuys mentre alle spalle della scena una iconostasi ritrae vecchie divinità ammutolite davanti alla strage che sta per compiersi. Nessuna cerimonia, nessun padre da odiare, nessuna madre da desiderare, nessun passato e nessun futuro, solo un ‘al di qua’ anonimo ed insanguinato. Come la cerva ferita a morte, una generazione senza identità corre incontro al proprio destino tragico. Simile al corpo straziato di Pierpaolo Pasolini, principessa destinata al sacrificio, l’innocenza della vittima è perenne monumento all’orrore della violenza.

L’opera è interpretata da Valentina Barbarini, attrice più volte segnalata dalla critica per le sue potenti interpretazioni teatrali, Debora Tresanini giovane soprano allieva del Conservatorio Arrigo Boito di Parma e dal basso Eugenio Maria Degiacomi.

Media

Crediti

Da Johann Wolfgang Goethe e Christoph Willibald Gluck

Traduzione, imagoturgia Francesco Pititto

Installazione, regia, costumi Maria Federica Maestri

Interpreti Valentina Barbarini, Debora Tresanini (soprano), Eugenio Maria Degiacomi (basso)

Musica Christoph Willibald Gluck

Composizione e rielaborazione musicale elettronica Andrea Azzali

Cura Elena Sorbi

Organizzazione Ilaria Stocchi, Loredana Scianna

Ufficio stampa e comunicazione Michele Pascarella

Cura tecnica Alice Scartapacchio

Media video Stefano Cattini

Assistente Marco Cavellini

Produzione Lenz Fondazione

Rifrazioni

Sipario


Franco Acquaviva


Valentina Barbarini intercala agli interventi dei due cantanti la sua presenza sempre vigile, in equilibrio tra la necessità di dare voce alle parole del personaggio e un linguaggio fisico che svaria per movimenti, posture e gestualità tra l’animalesco, l’altero, il sensuale, l’iconico. Il rapporto di Ifigenia con Agamennone si articola poi lungo l’asse centrale della navata, in fondo alla quale, oltre a veder scorrere, sull’abside, le proiezioni di Francesco Pititto, vediamo campeggiare un letto a castello bianco ricolmo di coperte: altare, tenda, trono, talamo del re, dal quale egli impone il proprio volere.

Gazzetta di Parma


Valeria Ottolenghi


Meravigliosamente scandito in situazioni / azioni lo spazio: ai lati quelle lastre da ripulire, al centro la croce / spada con cui la stessa Iphigenia si ucciderà, al collo quel fiore di stoffa già impregnato di sangue (tutto si ripete eternamente, non solo a teatro?), dietro un letto rialzato della quotidianità, in alto, in fondo, immagini deformate che tendono a ruotare e ritornare.


Università di Trento


Enrico Piergiacomi

Polifigenia Lenz tra Euripide e Gluck


L’Iphigenia in Aulide di Lenz Fondazione pensa, invece, che l’essenza del mito in questione stia nel mezzo: in una sorta di lineetta che sta tra “orrore” e “bellezza”. Ifigenia non è solo né una fanciulla morta prematuramente, né solo una donna che diventa immortale facendo dono della sua vita alla comunità. Ella non è in sé vincitrice o vittima. Ifigenia è l’una e l’altra cosa insieme nello stesso tempo […] Non esiste un’unica Ifigenia nello spettacolo di Lenz Fondazione, ma molte Ifigenie in un unico personaggio. Ella è una polifonia, o meglio una donna o una giovane fanciulla che incarna più voci femminili che reagiscono alle atrocità della vita. Ifigenia è una polifonia: una “Polifigenia”.


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