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ILIADE #1 Cavalli

Trasfigurazione in 12 Preparati


Della sofferenza animale.

Per una dissoluzione della determinazione gerarchica dei viventi. Primo capitolo del lavoro anatomico/drammaturgico sull’Iliade di Omero e sulle strutture che definiscono la sofferenza dell’animale umano e dell’animale non umano in un’analisi della violenza, dell’atto distruttivo e della guerra.

Il progetto

ATLANTE SULLA VIOLENZA

Progetto triennale drammaturgico e di cultura visuale 2025_2027


L’Iliade non riuscirebbe tuttavia ad assurgere a poesia,

sarebbe solo un monotono paesaggio desertificato dalla forza,

se in essa non vi fossero disseminati qua e là momenti luminosi, momenti brevi e divini nei quali gli uomini hanno un’anima.

Simone Weil


Alla ricerca di questi momenti luminosi è indirizzata la pluriennale indagine drammaturgica

e imagoturgica su quest’opera fondativa del pensiero occidentale.

Dopo il progetto quadriennale sulle Sacre Scritture, quel che avviene nel mondo e quel che ci hanno consegnato in termini di scritture e immagini-immaginazione-immaginale, ci conduce verso un’analisi della violenza, dell’atto violento, dell’eroe mitico e della guerra.

Atlante Sulla Violenza è il nuovo progetto pluriennale con un lavoro anatomico a partire dall’Iliade,

il primo grande libro dell’Occidente che trascrive poeticamente temi quali il conflitto, la prevaricazione,

la violenza, l’empietà e una serie di riscritture performative connesse con l’epica dell’Iliade.

Verità e bellezza, tra figure divine ed eroi in perenne lotta, sembrano scandire parentesi temporali

dove il tempo pare non esistere, o essere infinito e immortale come la vita degli dèi litigiosi e vendicativi.

Parentesi dove la poesia si innalza al di sopra della ferocia di una guerra di cui si è perduto il senso,

il fine ultimo della contesa.

Verità e bellezza di figure che emergono al di sopra della battaglia, della vittoria o della sconfitta, dell’onore e della gloria, dell’eroe la cui potente umanità emerge soprattutto nella debolezza di un pianto o nell’abbraccio di fratelli di sangue con il calare della notte, del ruolo imposto alle prigioniere della città sconfitta o nella pietà implorata di chi chiede il corpo insepolto del proprio figlio.

Ma poi la guerra riprende ancora più violenta, e la vittoria si ottiene con l’inganno. Per Simone Weil la guerra di Troia è il paradigma di ogni guerra; Omero ne ha saputo raccontare il Male e l’incapacità del male di contaminare il bene, la continua lotta tra forza e bestialità, la solitudine dell’eroe e la pietà, perché solo in queste parentesi di esseri mortali si risvegliano l’anima e il pensiero dalla notte buia di una guerra durata dieci anni.

Il poema contiene in sé tutti gli elementi che daranno origine alla Tragedia nelle sue forme più complesse e compiute. Ogni rimando etico-estetico al nostro presente necessita di un pensiero critico drammaturgico che tracci i confini tra pensiero epico, figura eroica e forma, tra forza e potere in campo per poterne trarre il vero significato: chi ha la forza ha anche il potere? O il vero potere è di chi non riconosce la forza e la violenza, dopo averle subite, come ineluttabili?

Un teatro che abbia il proprio agone nella contemporaneità non ne può prescindere, la poesia – terribile arma di difesa – non ne può prescindere.

Introduzione

Ma, come ferma sta colonna, che sopra una tomba

sorge diritta, d’un uomo defunto, di donna defunta,

saldi essi stavano, immoto reggendo il bellissimo carro,

figgendo al suol recline le teste; e scorrevano a terra

lagrime calde, dai cigli: per brama del loro signore

piangeano; e s’imbrattava al suolo la folta criniera,

giù dal collare effusa, da un lato e dall’altro del giogo.


Alcuni dei brevi momenti che illuminano il paesaggio desertificato dell’epos omerico coinvolgono anche i cavalli, in particolare nel diciassettesimo Libro Xanto e Balio, donati dal padre Peleo ad Achille, Animali immortali con il dono della parola e della preveggenza.

Alla morte di Patroclo, che li guidava nello scontro con Ettore, i due cavalli pietrificati dal dolore decidono di non combattere più. Piangendo la morte del compagno umano si sottraggono all’orrore della guerra e all’imperativo della violenza.

Il sapere sensibile dell’Animale è una forma di conoscenza a cui ispirare il nostro sentire contemporaneo, ed è questo pensiero che permea CAVALLI, un processo di trasfigurazione in dodici preparati anatomici, scelti tra quelli presenti nella Collezione di Anatomia Veterinaria dell’Università di Parma, per dare corpo a una visione etica e poetica in cui l’animale “non umano” venga considerato unico e irripetibile come l’umano.



TRASFIGURAZIONE IN 12 PREPARATI


Riuniti alle ossificazioni dei discendenti dei due Immortali, restituiremo fluidi e battiti alle preparazioni a secco custodite nelle teche del Museo Zooiatrico e trafitti dalla violenza della gerarchia contro Natura potremo sapere delle loro sofferenze, delle loro ferite, delle loro lacrime e delle nostre.

Non loro per noi – sfruttati, ingoiati, brutalizzati, sacrificati – ma noi in loro convertiti, fecondati, ibridati, rifondati, ricreati.


Collezione Anatomico Veterinaria A. Lemoigne


CAMERA

SPAZIO trasfigurazione: GIACIGLIO

MATERIA: SALE

AZIONE: CONSTATAZIONE



Gabinetto di Zootomia


GALLERIE

SPAZIO trasfigurazione: TAVOLO

MATERIA: GELATINA

AZIONE: CONGIUNZIONE



Sala Settoria


SALONE

SPAZIO trasfigurazione: POLTRONE

MATERIA: SANGUE

AZIONE: CONVERSIONE


Il Gabinetto di Zootomia nasce insieme alla Scuola di Veterinaria nel 1845. Il primo direttore della Scuola affida il compito di allestire preparati anatomici, con scopo didattico, all’anatomista Alessio Lemoigne. Nel 1857 il Gabinetto di Zootomia conta ben 191 preparati di vari mammiferi; l’anatomista arricchisce la collezione di pezzi unici e forma allievi che lo emulano nell’arte della dissezione. Attualmente la Collezione Anatomico Veterinaria conserva 685 preparati anatomici, normali e teratologici, prodotti nel XIX e XX secolo. L’esposizione è composta da preparati a secco naturali ed artificiali, da pezzi allestiti per corrosione dopo iniezione con acetato di vinile e da modelli di cartapesta.




I CAVALLI DI ACHILLE

Costantino Kavafis


Come lo videro morto,

lui così bravo così forte così tenero,

i cavalli di Achille si misero a piangere Patroclo –

era lo sdegno del loro io immortale

che fremeva a quel tragico guasto.

Piegavano la testa, scuotevano le lunghe criniere

e con l’unghia raspavano la terra lamentando

unitamente di sentirlo lì sotto esanime, lo spirito

smarrito, indifeso, senza fiato;

dalla vita restituito al Gran Nulla.

Zeus vide il pianto, ebbe pietà dei divini

corsieri. E disse: “Alle nozze di Pèleo avrei dovuto

agire con più circospezione. Meglio,

o miei cavalli, che non vi avessi mai ceduto!

Che cercavate laggiù tra i mortali, tra i miseri

balocchi della sorte? Ora, eccovi afflitti

da effimeri mali, voi che io ho fatto

liberi da vecchiaia e da morte, e già

partecipi dei guai degli umani”. – Nonpertanto

le due nobili bestie piangevano sempre

l’irrevocabile sventura della morte.

Immagini

Media

Crediti

Trafissioni dall’Iliade e dagli scritti di Simone Weil

Drammaturgia, imagoturgia Francesco Pititto

Composizione, installazione, involucri Maria Federica Maestri

Musica Andrea Azzali

Interprete Tiziana Cappella, Aldo Rendina, Sandra Soncini, Carlotta Spaggiari

Cura tecnica, luci Alice Scartapacchio

Produzione Giulia Mangini

Cura progetto Elena Sorbi

Organizzazione Ilaria Stocchi

Comunicazione, ufficio stampa Giovanna Pavesi

Diffusione, cura grafica Alessandro Conti

Documentazione fotografica Elisa Morabito

Documentazione video Lapino Nero

Produzione Lenz Fondazione


Con il sostegno e la collaborazione dell’Università degli Studi di Parma

Dipartimento di Discipline Umanistiche Sociali e delle Imprese Culturali

Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie

Sistema Museale di Ateneo

MuDes Museo Diffuso delle Scienze – Collezione di Anatomia Normale Veterinaria “Alessio Lemoigne”

del Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie

Si ringrazia Equine Team del Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie Unipr per i contributi video

Rifrazioni

Gagarin


Michele Pascarella

Iliade #1 Cavalli. Note sul teatro anatomico e bestiale di Lenz


Iliade #1 Cavalli costruisce un’operazione non rappresentativa, ma sintomatica: la guerra omerica si disinnesca nella materia, si trasduce in gesto elementare, in anatomia senza metafora. La bestialità evocata dal titolo non si manifesta solo come figura, ma come logica scenica: le mangiatoie, i corpi, i gesti, le ossa, i fluidi compongono un inventario che sfugge alla narrazione, ma non al rito.

La scena di Lenz, in questo primo frammento di Iliade, è ancora una volta un dispositivo che espone il corpo e lo guarda senza pietà, senza giudizio, senza salvezza.