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Il Furioso 2


Progetto Biennale sull’ORLANDO FURIOSO di Ludovico Ariosto – 500° anniversario (1516-2016)


Dopo i primi quattro episodi de Il Furioso (1) – #1 La Fuga e #2 L’Isola di Alcina ambientati al Museo Guatelli e #3 L’Uomo e #4 Il Palazzo all’ex Padiglione Rasori dell’Ospedale di Parma – la ricerca senza fine del senno amoroso e della gelosia di Orlando, tra quadri e inquadrature in scacchiera labirintica, tra un museo di Memoria Contadina e un reparto della Malattia e della Guarigione, prosegue e si conclude con gli ultimi quattro capitoli Il Furioso (2) – #5 L’Illusione, #6 La Follia, #7 La Morte, #8 La Luna.


La nuova installazione trova luogo in un palazzo che comprende tutti e quattro i temi: l’imponente Tempio della Cremazione di Valera (Parma), con interni ed esterni per la follia più grandiosa, il passo più importante, un nuovo palazzo di Atlante dell’illusione conclamata e poi svelata, cioè la vita vera, dove paladini e donne in fuga non si riconoscono l’un l’altro se non nel reciproco trapasso, nell’incessante “cercare senza mai trovare“, con gli occhi sulla Luna a guardarsi sulla Terra a dimenarsi invano.

Accolto dal colonnato monumentale della facciata, il pubblico attraversa insieme agli attori la solenne e austera sala del commiato, per giungere attraverso il passaggio ‘inevitabile’ della sala macchine del crematorio al campo lunare del cinerario comune dove si concluderà il viaggio di Orlando.


Il progetto

IL FURIOSO DI LENZ

Progetto Biennale sull'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto


Si avvia la nuova ricerca drammaturgica dedicata all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, un progetto biennale strutturato in otto episodi scenici – quattro dei quali presentati nel 2015 e quattro nel 2016. Affrontando il grande poema cavalleresco dell’Ariosto, opera dirompente, che mette in crisi gli standard stilistici e i canoni letterari dell’epoca oscillando tra fantasmagorie, stati onirici, vortici narrativi e sensibilità contemporanea, Lenz prosegue – dopo le creazioni ispirate a Manzoni e D’Annunzio – la propria indagine performativa sulla potenza poetica della lingua italiana. Protagonisti del viaggio nel Furioso saranno gli attori sensibili – con disabilità psichica e intellettiva – e gli attori storici di Lenz, in un dialogo inesaurito e inesauribile per il rinnovamento della lingua teatrale contemporanea.



A 500 anni dall’Orlando Furioso il poema della modernità e della condizione umana continua a produrre invenzione e linguaggio come una rinnovata chansoncontemporanea; un movimento incessante, non di narrazione epica, ma di selvaggia rappresentazione di una fiaba che non ha mai fine.


“Le moderne neuroscienze sostengono che serotonina, ossitocina e dopamina, i neurotrasmettitori rilasciati dal cervello, son in grado di decodificare i sentimenti. Ci dimostrano, ad esempio, che l’innamoramento contiene il disturbo ossessivo-compulsivo anche dal punto di vista biochimico: negli innamorati e negli ossessivi si riducono in modo simile i livelli di serotonina. Le radici neurali della gelosia, invece, si trovano nella zona del cervello chiamata corteccia prefrontale ventromediale, che si trova all’incirca appena sopra la fronte. In questa regione elaboriamo le emozioni e riflettiamo su noi stessi e sugli altri. Qui trattiamo i pensieri e i sentimenti di colui o colei che amiamo e prevediamo scenari circa la sua possibile perdita, come una catastrofe irreparabile”.

Cinquecento anni dopo la Follia di Orlando, la neuroscienza ci fornisce dati scientifici sull’innamoramento e sulla gelosia, di nuovo dialogando con l’arte, in particolare con il teatro: la compulsione della gelosia viene denominata “sindrome di Otello” da Shakespeare. È innegabile che amore e gelosia siano i nuclei drammatici fondamentali del poema ariostesco, la guerra è solo un pretesto e intorno a Parigi non c’è più nessuno. Sono tutti in mezzo ai boschi o sulla luna, in luoghi differenti della psiche a rincorrersi e a guerreggiare, fino a che un magico edificio, i cui passaggi interni ricordano un cervello, li attira, affascinati, tutti dentro. Ed è lì che inizia a danzare la sinapsi.

Gli attori armati del vivere di ogni giorno, corazzati e al contempo sensibili al passato e al presente, già impressi nel corpo e nella mente gli eroi cavallereschi, maghi e maghe di loro stessi, fanciulle in fuga senza direzione e senza sosta attivano trasmettitori dell’invenzione e del gesto essenziale, e la grande opera diventa affresco senza tempo.


Introduzione


#5 L’ILLUSIONE #6 LA FOLLIA #7 LA MORTE #8 LA LUNA


Epicus • Amor • Inops mentis

Continua la ricerca di Lenz sugli archetipi della lingua italiana, dopo Manzoni una virata all’indietro verso Ludovico Ariosto e il suo Furioso, tra i maggiori poemi del Rinascimento. Il libro dell’eroismo e della pazzia, sparsi a rizoma per tutta l’opera, la follia di Orlando eccessiva e paradossale, esagerata, che esplode nell’invicibile cavaliere puro e perfetto, sano di mente e di principi. Ma la pazzia è la struttura poetico-linguistica- estetica dell’opera stessa, smarrita come la ragione dentro “il recipiente che conteneva il suo senno, ritrovata da Astolfo sulla Luna e ricacciata in corpo al legittimo proprietario” come scrive Italo Calvino nella presentazione del suo Furioso. La perdita di sè, delle cose, della realtà, delle storie parallele, dell’intreccio, della magia, del desiderio, dell’esplosione spaziale dei contesti narrativi, la bestialità più cieca e improvvisa che disegna quadri poetici assolutamente nuovi per gli stereotipi cavallereschi: questo è il sistema nervoso dell’Orlando furioso. Una monumentale imagoturgia di ottave che delinea un passaggio epocale verso un mondo diverso, più sovrapposto, più complicato. Un secolo più tardi Cervantes, con il suo furioso Don Chisciotte, darà il colpo finale alla letteratura cavalleresca, ma, sempre citando Calvino, “tra i pochi libri che si salvano, quando il curato e il barbiere danno alle fiamme la biblioteca che ha condotto alla follia l’hidalgo della Mancia, c’è il Furioso …” L’opera sarà strutturata in otto episodi performativi e visuali installati e diretti da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto – quattro nel 2015 e quattro nel 2016. Interpreti, insieme al nucleo di attori storici di Lenz, gli attori “sensibili”, disabili psichici e intellettivi, che pienamente maturato un percorso di ricerca unico in Europa per intensità e risultati espressivi, impongono, fedeli alla parola di Artaud, una visione irrazionale e ‘furiosa’ del teatro contemporaneo.


Crediti

Drammaturgia imagoturgia scene filmiche Francesco Pititto

Installazione elementi plastici regia Maria Federica Maestri

Musica Andrea Azzali

Performer Walter Bastiani, Franck Berzieri, Marco Cavellini, Massimiliano Cavezzi, Carlo Destro, Paolo Maccini, Delfina Rivieri, Carlotta Spaggiari, Barbara Voghera

Direzione tecnica Alice Scartapacchio

Équipe tecnica Lucia Manghi Stefano Glielmi Yannick De Sousa Mendes Marco Cavellini

Assistente alla Regia Roberto Riseri

Cura Elena Sorbi

Organizzazione Ilaria Stocchi

Comunicazione Valeria Borelli

Ufficio stampa Michele Pascarella

Produzione Lenz Fondazione

Progetto realizzato con il sostegno di DAISM-DP Dipartimento Assistenziale Integrato di Salute Mentale Dipendenze Patologiche AUSL di Parma

In collaborazione con So.Crem Società per la Cremazione, Ser-Cim Servizi Cimiteriali

Media

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Rifrazioni

Repubblica.it


Alessandro Trentadue

Lenz, a Parma arriva Nd’t #21: nel Punto Cieco un museo vivente


Il Museo Guatelli, il padiglione Rasori dell’Ospedale, dove abbiamo rappresentato i primi episodi del Furioso, e ora il Tempio di Valera – ma potremmo dire anche Lenz Teatro – non sono soltanto luoghi materiali, storici e architettonici ma sono, soprattutto luoghi dell’umano, del vivere e del pensare umano.

Gazzetta di Parma


Mariacristina Maggi

Furioso, Lenz fa parlare il silenzio


Ma anche riflessioni sul tema più importante della questione umana, la morte: e poi ancora stupore, angoscia, ma anche una strana e dolce familiarità con ciò che non vorremmo vivere mai e una bellezza difficile da definire.

Zero.eu


Corrado Beldì

Lenz Fondazione: Il Furioso (2)


Più criptico che mai, questo spettacolo di Lenz va visto per diverse ragioni: il luogo, davvero incomparabile e perfetto per questa drammaturgia, la recitazione così cruda e anti teatrale da esaltare il testo, la messinscena con proiezioni e luci che rendono il Tempio della Cremazione ancora più spettrale.

Repubblica.it


Alessandro Trentadue

Parma, nel teatro del forno crematorio: ricerca contemporanea o provocazione?


Le reazioni delle persone che partecipano sono diverse. Commozione, stupore, shock. Il tentativo di un ultimo contatto, con la mano, sui contenitori di corpi sconosciuti. Un limite su cui aprire una riflessione: su quanto il teatro di ricerca possa – o debba – spingersi per suscitare un’emozione, una reazione.

Teatro e Critica


Sergio Lo Gatto

Lenz, tra il Furioso e Macbeth. Spettatori Sensibili


La drammaturgia di Pititto si lascia ingoiare dalla sua imagoturgia, un tessuto visivo magniloquente eppure tremante, fatta di sequenze video mute ma significanti, quasi una sovra-trama che vigila sull’evoluzione di caratteri e stati d’animo – ancora una volta – non di attori e personaggi, ma degli spettatori.

PAC – Pane Acqua Culture


Matteo Brighenti

Cercare senza mai trovare: Lenz Fondazione e il nuovo Furioso


Nessuno scandalo o vilipendio nel farne per la prima volta scenografia, perchè la morte è di per sé teatro, come la vita. Il Furioso (2) si è compiuto con dolore e dolcezza e noi restiamo come incerti e sospesi: la bellezza allora serve a ingannare, l’amore non dà la felicità. Reale è l’oscurità che ci inghiotte e che solo i lumicini delle tombe rischiarano. La vita non è che un’ombra che cammina.

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