IL FURIOSO DI LENZ
Progetto Biennale sull'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto
Si avvia la nuova ricerca drammaturgica dedicata all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, un progetto biennale strutturato in otto episodi scenici – quattro dei quali presentati nel 2015 e quattro nel 2016. Affrontando il grande poema cavalleresco dell’Ariosto, opera dirompente, che mette in crisi gli standard stilistici e i canoni letterari dell’epoca oscillando tra fantasmagorie, stati onirici, vortici narrativi e sensibilità contemporanea, Lenz prosegue – dopo le creazioni ispirate a Manzoni e D’Annunzio – la propria indagine performativa sulla potenza poetica della lingua italiana. Protagonisti del viaggio nel Furioso saranno gli attori sensibili – con disabilità psichica e intellettiva – e gli attori storici di Lenz, in un dialogo inesaurito e inesauribile per il rinnovamento della lingua teatrale contemporanea.
A 500 anni dall’Orlando Furioso il poema della modernità e della condizione umana continua a produrre invenzione e linguaggio come una rinnovata chansoncontemporanea; un movimento incessante, non di narrazione epica, ma di selvaggia rappresentazione di una fiaba che non ha mai fine.
“Le moderne neuroscienze sostengono che serotonina, ossitocina e dopamina, i neurotrasmettitori rilasciati dal cervello, son in grado di decodificare i sentimenti. Ci dimostrano, ad esempio, che l’innamoramento contiene il disturbo ossessivo-compulsivo anche dal punto di vista biochimico: negli innamorati e negli ossessivi si riducono in modo simile i livelli di serotonina. Le radici neurali della gelosia, invece, si trovano nella zona del cervello chiamata corteccia prefrontale ventromediale, che si trova all’incirca appena sopra la fronte. In questa regione elaboriamo le emozioni e riflettiamo su noi stessi e sugli altri. Qui trattiamo i pensieri e i sentimenti di colui o colei che amiamo e prevediamo scenari circa la sua possibile perdita, come una catastrofe irreparabile”.
Cinquecento anni dopo la Follia di Orlando, la neuroscienza ci fornisce dati scientifici sull’innamoramento e sulla gelosia, di nuovo dialogando con l’arte, in particolare con il teatro: la compulsione della gelosia viene denominata “sindrome di Otello” da Shakespeare. È innegabile che amore e gelosia siano i nuclei drammatici fondamentali del poema ariostesco, la guerra è solo un pretesto e intorno a Parigi non c’è più nessuno. Sono tutti in mezzo ai boschi o sulla luna, in luoghi differenti della psiche a rincorrersi e a guerreggiare, fino a che un magico edificio, i cui passaggi interni ricordano un cervello, li attira, affascinati, tutti dentro. Ed è lì che inizia a danzare la sinapsi.
Gli attori armati del vivere di ogni giorno, corazzati e al contempo sensibili al passato e al presente, già impressi nel corpo e nella mente gli eroi cavallereschi, maghi e maghe di loro stessi, fanciulle in fuga senza direzione e senza sosta attivano trasmettitori dell’invenzione e del gesto essenziale, e la grande opera diventa affresco senza tempo.