Io qui, o io non qui…
meglio che stia a soffrire i colpi tuoi, Fortuna
o difendermi
contro il mare dei tuoi colpi vigliacchi
e così, finire. Morire, dormire…
e poi il niente, e solo così
piantarla con il cuore crepàto
Summa di una lunga e profonda esperienza artistica con gli attori ‘sensibili’ iniziata oltre venti anni fa, le molteplici riscritture sceniche dell’Hamlet sono diventate un luogo poetico fondamentale nella ricerca teatrale di Lenz.
Dopo gli allestimenti alla Rocca dei Rossi di San Secondo, alla Reggia di Colorno e al Teatro Farnese di Parma, l’Hamlet di Lenz, per la regia di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, prende un’ulteriore forma scenica trasponendo la monumentalità artistica dell’opera in una sintesi di potente densità emozionale.
In questo Hamlet Solo si esplicita un dispositivo drammatico che rivela la natura orfana di Amleto, la sua inevitabile e assoluta solitudine scenica ed esistenziale; in un attraversamento senza respiro del testo, l’attrice implode dentro gli altri personaggi, unico strumento ‘vivo’ di una partitura visiva di spettri.
I dialoghi con Orazio, la Regina, il Fantasma del Padre, Guild and Rose, gli Attori, I Becchini, Re Claudio vengono inflessi nell’unico duello eroico possibile, quello dell’attore con se stesso.