Rewilding poetico di nature perdute nel presente urbano
Un pensiero performativo che interpreta artisticamente i presupposti politico-culturali delle associazioni ambientaliste per potenziare le azioni pratiche di ripristino della natura su larga scala.
Il progetto tende a re-immaginare la natura scomparsa nelle città e a restaurare la memoria dell’ambiente perduto, attraverso la potenza di versi brevi secondo la formula giapponese dell’haiku dedicati alla sacralità dell’esistenza nel ri-vivente animale e vegetale.
Progetto di riparazioni poetiche e performative dell’Habitat Urbano e di valorizzazione dei Musei dell’Ateneo di Parma, dell’Ateneo di Bologna e dell’APE Museo di Parma.
I beni che costituiscono le collezioni museali, gli spazi monumentali e i luoghi storici della città possono rappresentare in maniera dinamica la storia della conoscenza dell’umanità, il suo essere energia propulsiva per l’emancipazione culturale e sociale nel nostro presente.
Dopo la presentazione e l’apprezzamento da parte di IBC - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna del Progetto Opera sull’Opera, Lenz Fondazione intende progettare azioni di riattivazione di questo patrimonio, tramite la realizzazione di nuove cartografie e nuove rotte nella fruizione dei beni museali.
Inoltre le nostre molteplici esperienze installative e performative in grandi complessi monumentali di enorme valore storico-artistico quali la Reggia di Colorno, la Pilotta, il Museo Archeologico di Parma, la Rocca di San Secondo, l’ex Ospedale Vecchio, il Museo Guatelli, il Tempio di Valera, l’ex Carcere di San Francesco, l’Abbazia di Valserena, l’ex Chiesa di San Ludovico hanno svelato al pubblico nuove modalità di fruizione degli spazi monumentali, in una stratificazione/attivazione estetica del patrimonio storico attraverso i segni dei linguaggi artistici contemporanei.
Crediamo che l’azione innovativa all’interno dei musei e degli spazi storici agisca come un processo di ‘restauro’ e di reinvenzione del potere immaginifico delle opere in essi contenute, grazie al quale diventa possibile rigenerare il Passato/Presente in un Passato Imminente – citando il titolo del grande Progetto di Lenz Fondazione per Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21.
Museo dal greco antico mouseion, il luogo sacro alle Muse, le figlie di Zeus protettrici delle arti e delle scienze e di Mnemosine, la dea della memoria. Nel primo Museo, quello d’Alessandria d’Egitto di Tolomeo I, già era ricerca scientifica e letteraria, lì si trovava la biblioteca universale di Alessandria dov’è nata la filologia, la ricerca della parola e dello stile.
L'etimologia della parola università deriva dal latino universitas, complesso di tutte le cose, che, a sua volta, deriva dall'aggettivo universus, tutto intero. Come il mondo.
Oggi, degli oggetti, delle architetture, delle opere d’arte e dei reperti antichi, della storia dei popoli, degli strumenti della scienza e della tecnica, dei fossili e dei minerali vanno tracciate reti, sinapsi del passato, del presente e del futuro da immaginare. Vanno delineate connessioni tra enciclopedie di saperi, senza per forza una direzione lineare; il tempo storico di un tempo e di un luogo può essere avanti di millenni rispetto ad un altrove temporale del pianeta terra, le civiltà più antiche possono già aver abitato il futuro, e il nostro presente avere già abitato il passato.
Di solito accade quando non si intravede un futuro felice, quando si intravedono orizzonti apocalittici dove nessun singolo essere umano, animale, vegetale avrebbe il tempo per guardarsi di fronte e rivelarsi, svelarsi di fronte a un Dio o alla Natura. Il passato ci allerta.
Allora dai musei, dalle università potrebbero ricostruirsi – virtualmente, come virtù ciclica metamorfica ovidiana - un’età dell’oro, dell’argento e del bronzo del presente, per ritornare a riconsiderarsi cittadini di un unico pianeta della stirpe del ferro, per scongiurare la fine dell’uomo, per salvare il mondo di tutti.
Se i musei conservano cose, il futuro conserverà sempre più immagini, numeri, geometrie, magie. La memoria diventerà sempre più simile ad un enorme cervello di memorie, le cose perderanno la loro materialità e di loro rimarranno solo le parole, la voce silenziosa, parleranno solo il linguaggio della poesia, come in Pier Luigi Bacchini e in Francis Ponge, due poeti che hanno dato voce alle cose.
Ai Musei e alle Università, per loro stessa ragion d’essere, spetta il compito di conservare questi ammassi di atomi affinché ogni cosa, sia essa dipinto o pietra o manufatto, in ogni singolo campo scientifico o artistico, possa essere da stimolo all’esperienza soggettiva, cognitiva, estetica e di pensiero di ogni spettatore vivente.
Tracce di memoria planetarie, ORA.
Il progetto di Lenz Fondazione spinge a riflettere su quell’ORA, sulla lettura dinamica dei reperti della scienza, dell’arte, della botanica, del pensiero umano attraverso azioni performative che abitino la contemporaneità, che riportino al centro del luogo MUSEO la funzione poetica originaria.
La rigenerazione del passato in un Presente Imminente significa opera di restauro e nuova vita per ogni bene custodito, un nuovo habitat immaginario in cui ogni cosa possa rappresentarsi, tramite i linguaggi dell’arte contemporanea, nella propria essenzialità insieme all’intrinseco valore estetico e storico.
La poesia in atto agisce secondo il principio della riparazione: il danno che l’uomo ha provocato nella natura non si limita infatti alla distruzione effettiva dell’ambiente, ma intacca la capacità stessa di saperci/sentirci nel tutto, parte di una cosmogonia plurale: esseri nel molteplice.
Quindi la rigenerazione dovrà essere duplice: riparare la perdita e ricostruire ciò che abbiamo perduto ‘fuori’ e ‘dentro’.
In HAIKU_DOVE PRIMA ERA scorrono in un flusso pulsante le liriche di Emily Dickinson, Rainer Maria Rilke, Ingeborg Bachmann, Ezra Pound, Antonia Pozzi, Friedrich Hölderlin, Patrizia Cavalli, Marina Cvetaeva, e naturalmente le poesie di Pier Luigi Bacchini, poeta parmigiano scomparso nel 2014, autore amatissimo a cui Lenz ha dedicato dal 1996 al 2015 numerose e vibranti letture sceniche curate dal dramaturg e artista visuale Francesco Pititto e interpretate dal corpo-voce di Sandra Soncini.
Noi diventate corpi doppi d’aria-acqua-legno-roccia possiamo attraversare la superficie di separazione e così, in apparenza spezzate, sperimentiamo - finalmente - un cambiamento di direzione. Non in picchiata solitaria ma in stormo, riunite alle pupazze alate ci buttiamo a capofitto attirate dal rilievo della crosta sentimentale. E anche se la nostra fine è certa, vicine vicine ai columbidi sul manto bituminico, noi continuiamo a correre a perdifiato nella tempesta di rose e, senza fiato per la salita, ad arrampicarci senza lacrime sulle montagne dimenticate.
Haiku è un nuovo capitolo del libro che da tempo Maria Federica Maestri e Francesco Pititto compongono con rara sensibilità, con empatica percezione che va oltre l’ordinario per rendere appunto ordinario lo ‘straordinario’, maghi ed insieme alchimisti di un teatro che mescola con potenza parola poetica, narrazione mitica e, da loro quasi scaturite, immagini icastiche ed illuminanti della realtà. Ed il loro paradosso in fondo è proprio quello di scovare la sincerità deformando il finto realismo, il desueto verismo, nella realtà profonda dell’immaginazione, psicologica e metafisica.
Abbiamo bisogno di due grandi opere di rigenerazione: quella della natura, che è stata progressivamente impoverita dall’avanzare dell’urbanizzazione, e quella della cultura, che deve riscrivere il proprio alfabeto ecologico con nuove consapevolezze scientifiche e morali. Anche per questo il contributo di Lenz è prezioso: ci aiuta a guardare la realtà con occhi diversi, sorpresi, non abitudinari, il che in molti sensi è già un esercizio ecologico.
Ideazione, composizione Maria Federica Maestri
Drammaturgia Francesco Pititto
Interprete Sandra Soncini
Ambiente sonoro Andrea Azzali
Cura allestitiva Giulia Mangini, Alice Scartapacchio
Cura progettuale e organizzativa Elena Sorbi, Ilaria Stocchi
Comunicazione, ufficio stampa Elisa Barbieri
Diffusione, cura grafica Alessandro Conti
Produzione Lenz Fondazione
Un ringraziamento particolare a LIPU
Il verso vive già dentro ogni cosa materiale e immateriale, memoria e presente come immagine sfuggente, strisciata di luce e ombra come taglio di sole tra rami di querce, onda ritmica e rifratta.
Nel primo capitolo del progetto HAIKU scorrono in un flusso pulsante, in galoppo ’sistolico’ diverse liriche del poeta e alcuni versi scelti da Pier Luigi Bacchini dalla produzione di Ezra Pound, Friedrich Hölderlin, Rainer Maria Rilke. A Pier Luigi Bacchini, grande poeta parmigiano scomparso nel 2014, Lenz ha dedicato dal 1996 al 2015 numerose e vibranti trascrizioni sceniche curate da Francesco Pititto.
Sempre poi l’acqua, e l’acqua e l’acqua e davanti e dietro noi, i tanti volti di adesso e di un tempo. Il verso si ascolta detto dal poeta, oppure tramite il corpo di un’attrice che lo muta in altro, o infine nel silenzio di una lettura in solitudine, dietro l’acqua.
Il secondo capitolo del progetto HAIKU intende rievocare l’elemento acqua, attraverso i versi dedicati al sentire liquido di Pier Luigi Bacchini, William Butler Yeats e Giovanni Pascoli.
Diventate corpi doppi d’aria-acqua-legno-roccia possiamo attraversare la superficie di separazione e così in apparenza spezzate, sperimentiamo finalmente un cambiamento di direzione.
Nel terzo capitolo del progetto HAIKU i versi di Pier Luigi Bacchini, Emily Dickinson, Ingeborg Bachmann, Rainer Maria Rilke, Friedrich Hölderlin prendono ispirazione dall’elemento più impalapabile e vitale: l’aria.
E anche se la nostra fine è certa, continuiamo a correre a perdifiato nella tempesta di rose e, senza più respiro per la salita, ad arrampicarci sulle montagne dimenticate della vita.
L’ultimo capitolo del progetto HAIKU è dedicato alla roccia, elemento muto e duro come la potenza dei versi di Emily Dickinson, Marina Cvetaeva, Antonia Pozzi, Patrizia Cavalli, Thomas S. Eliot, Friedrich Hölderlin e Pier Luigi Bacchini.