Lo specchio.
A che serve la bellezza
se mi manca l’allegria,
se mi manca la fortuna?
L'installazione scenica di Flowers like stars? trae libera ispirazione dalla cinquecentesca Camera della Badessa, nell'ex Monastero di San Paolo a Parma, celebre per essere stata affrescata dal Correggio. Le magnifiche decorazioni della volta, innervate da oscure rispondenze filosofico-mitologiche, sentenze arcane di un linguaggio antico, vengono trasposte in dispositivi concreti di una bruciante meditatio vitae contemporanea.
Accanto alle altre inquietanti figure calderoniane, Rosaura de La vita è sogno, Semiramide da La figlia dell'aria, Angela da La dama affascinante e Julia da La devozione della croce Fenix de Il principe costante partecipa al dissonante coro poetico della struttura drammatica del più grande autore del teatro barocco spagnolo.
Flowers like stars? I fiori come le stelle?: spostamento, scostamento, deviazione, deriva verso un mondo che non è un rispecchiamento dell’universo estetico-morale di Calderón. Fuga dal barocco e fuga dalla convenzione della drammaturgia della sofferenza de Il principe costante, capolavoro che, riletto e trasdotto da Grotowski ha rifondato il teatro della seconda metà del Novecento.
Al centro del nostro lavoro è la vita di Fenix, personaggio minore molto intenso e contraddittorio: è il personaggio delle domande.
Valentina Barbarini, giovane ma non più giovanissima, si fonde con la funzione irriducibile della domanda: l’ansia della domanda senza risposta corrisponde pienamente al suo essere insieme iconica e solitaria, forte e fragilissima. L’impianto scenico la avvolge, la “velifica”: le sovrappone ulteriori filtri, retinature che sfumano la nitidezza di una possibile risposta all’unica domanda senza risposta: Dio è Uomo?
In apertura de Il principe costante c’è un verso guida fondamentale per tracciare il lavoro: “Solo so che so sentire quello che sentire non so”. È la domanda di ogni risveglio: è il turbamento del percepire con chiarezza che il sensibile è in sé condizione di smarrimento, identità volatile, irriducibile a sapere illuminante. Quella di Fenix è una fisionomia emotiva rarefatta, che sborda nella infinita capacità di una donna di non corrispondere a sé stessa e alle proprie ragionevoli dinamiche esistenziali. Valentina ha iniziato a lavorare con noi a diciassette anni, oggi ne ha trentacinque: un percorso lungo, in cui con totale adesione ha incarnato la figurazione artistica dell’indecisione, della sottrazione, del rifiuto alla pianificazione dell’agire quotidiano. È corpo e pensiero di un teatro morale che rifiuta finzioni e sentimentalismi.