Immagine rappresentativa della sezione del sito

Cartografie (crittografiche) del DIS-

Composizione filosofico-performativa a cura di Orsola Rignani


Il progetto artistico-scientifico di Orsola Rignani, docente di Filosofia dell'Università degli Studi di Parma e specializzata sui temi del postumanesimo, mira a proporre una cartografia (ineludibilmente crittografica) delle valenze antropologico-esistenziali del prefisso dis-, riservando specifica attenzione alle dimensioni del dis-ambientamento/dis-trazione, del dis-turbo/dis-continuità, della dis-funzionalità/dis-abilità, della dis-foria/dis-obbedienza.

Il progetto

Parentele


Il festival internazionale di arti performative Natura Dèi Teatri ha attivato a partire dal 2022 il progetto Parentele, basate non sulla continuità biologica ma sul riconoscimento di affinità e differenze e possibilità di coesistenza.


Parentele ricerca nuovi modelli performativi naturalculturali, ibridando filosofia, mitologia, scienze e arti, e nel prossimo triennio 2025_2027 sarà ulteriormente suddiviso nelle sezioni:


Permanenze

Attivazioni di relazioni associate al progetto produttivo di Lenz, in un’ottica di legacy e trasmissione, per allargare la geografia artistica della Fondazione.

Artist3 in dialogo per il 2025: Beatrice Baruffini, Alessandro Conti, Lorenza Guerrini , Orsola Rignani


Soste temporanee

Accoglienza di artiste invitate a produrre progetti di durata annuale.

Artista sostenuta per il 2025: Muna Mussie.



Corpi post(-)umani 202cinque-sei-sette. Rappresentazioni, visioni, riflessioni/rifrazioni, narrazioni


Creato da Rignani in collaborazione con Lenz Fondazione, selezionato per il biennio 2025/2026 tra i percorsi vincitori del Bando Fape (Fondo di Ateneo per il Public Engagement) dell'ateneo di Parma.


In un’epoca segnata da radicali discontinuità ecologiche, culturali, sociali e tecnologiche, il corpo diventa il primo luogo di impatto e di sfida. Corpi martoriati dalle guerre, turbati dai cambiamenti climatici, queer, disabili, riprodotti o sostituiti dalle tecnologie, anestetizzati dagli algoritmi: di fronte a queste condizioni si rende urgente una riflessione critica, comunitaria e partecipata. Il progetto intende interrogare il corpo non come semplice strumento da utilizzare e scartare, ma come luogo relazionale di incontro, scambio e costruzione di identità individuali, collettive e trans-specifiche. I corpi considerati disabili sono possibilità alternative di relazione? Non dovrebbe piuttosto il mondo dis-adattarsi per accoglierli? Corpi animali e vegetali sono risorse passive o interlocutori attivi? L’algoritmo può sostituire il corpo? Che cosa resta impossibile senza di esso?


Attraverso linguaggi culturali, artistici, teatrali e performativi, il progetto mira a sensibilizzare cittadinanza e popolazione studentesca sulla non scontatezza e non neutralità del corpo, promuovendone una riscoperta come dimensione ineludibile e terreno di relazioni generative sul piano culturale, sociale, trans-specifico ed ecologico.



Maggiori informazioni -> https://www.unipr.it/corpi-post-umani-202cinque-sei-sette-rappresentazioni-visioni-riflessionirifrazioni-narrazioni

Introduzione

La leva di Archimede è l’inserimento, tra il dis e i suoi soggetti/oggetti, di un hyphen, ossia di un trait-d’union, che, nel momento in cui segna la continuità tra prefisso e verbo, evidenzia la portata del prefisso stesso, consistente, nel caso appunto del dis-, come si legge nei dizionari, nel rovesciare il «senso buono della parola a cui si prefigge».


In questo rovesciamento non si legge però l’affermazione di un qualsivoglia significato negativo, ma piuttosto la (ri)apertura al possibile: dis-, per me, sospende/interrompe temporaneamente, schiudendo contestualmente ventagli di rinnovabili/nuove combinazioni. Per cui dis-ambientare, dis-turbare, dis-funzionare, dis-obbedire si rivelano (esercizi di) smontaggio a favore di nuove possibilità di composizione dal respiro vitale differente.

Nel movimento, sempre provvisorio, del dis- vedo, infatti, (ri)attivarsi (provvisoriamente) un universo, quello appunto pre-posizionale/pre-fissale, alternativo o meglio complementare rispetto a quello nominativo, sostantivo e infinitivo in cui si è collocato, pensato, sviluppato e mosso il soggetto antropocentrato, l’io egologico.


Tra il dis- e l’hyphen si va dunque profilando l’emergenza/urgenza (del riconoscimento – attivo in virtù della sua carica di potenzialità –) di un (s)oggetto ontologicamente ed eticamente provvisorio, parziale, precario, relativo, crepato, poroso, sfigurato, smontato, stanco. La cui mono-cromia originaria è lavorata e dilavata da forze acquatiche, è silenziata, incisa, incrinata, smagliata, perforata, scaldata, bruciata, precariamente dis-attivata, su tele sgualcite e senza lati.

DIS- #1

CARTOGRAFIE (CRITTOGRAFICHE) DEL DIS-

Room di Orsola Rignani per Questa Debole Forza

29 marzo 2025


Dis-ambientamento, dis-trazione, dis-turbo, dis-continuità, dis-funzionalità, dis-abilità, dis-foria, dis-obbedienza...

È vero che dis- rovescia il «senso buono della parola a cui si prefigge»?

Il dis- sospende, interrompe temporaneamente, schiude ventagli di combinazioni nuove e rinnovate, smonta e rimonta sempre diversamente.

La mono-cromia originaria è lavorata e dilavata da forze acquatiche; è silenziata, incisa, incrinata, smagliata, scaldata, bruciata, precariamente dis-attivata, su tele sgualcite e senza lati… non senza dolore…


L’acqua erode, il calore disidrata, la punta perfora: “c’è il sole”, non “io sono il sole”! Fine della luce unica.

Dis-abitare: l’acqua non ammette confini, ma nell’acqua si può abitare…

De-coincidere, scartare. Abitare le soglie, i corridoi: gli interstizi sono popolosi!

Abitare del limite: stare di meno; le pareti donano… spazi bianchi!

La rovina azzera il paesaggio e riapre possibili. La casa non è lo spazio, ma l’interpretazione che si dà di quello spazio.

Il soggetto è provvisorio, parziale, precario, relativo, crepato, poroso, sfigurato, smontato, stanco.

I soggetti sono stanchi e, da stanchi, possono prendere le distanze dalla forma (stabile, fissa[ta]), dall’habilitas, dall’essere destri, adatti e adattati.

L’ambiente è spaesamento; l’identità è sospesa in una fuga da fermi.

La stanchezza dei colori si fa possibilità: blu più-che-blu, rosso più-che-rosso, verde più-che-verde, bianco più-che-bianco, nero più-che-nero.

I lati sono smarginati; le smarginature sono più-che-umane; la compattezza è ferita dalla luce.

Silenzio attivo. Il silenzio ri-estetizza. La vista si fa pelle aderente, porosa, osmotica.

Cosa fare senza il corpo? Tutto, tranne qualcosa di essenziale! Corpi metamorfici, toti-potenziali.

Riconoscimento di inesorabilità attorcigliate nelle evanescenze dei tempi e delle ombre.

Sporgenze fluttuati nei grovigli di vita… sempre nuove, nella ripetizione ellittica e ridondante.

Sbarramenti bucati da lamine di sole; giochi di costruzione, di appropriazione, di proiezione: reticolati e catene di idee sul ciglio del vuoto.

Lasciare ombre a disegnare intrecci di possibili.

Fini incipienti e inizi nell’equilibrio tremante della vertigine da esistenza…

Affacci retratti su orizzonti da disegnare; metamorfosi di ombre di contingenze colorate sbiadite.

Mare nel mare: in-domabile, in-ascoltato, in-espresso.

Le cartografie sono sempre crittografiche; disforia potente della lateralità: il pensiero svanisce nelle sue determinazioni.

Dis-costamento barcollante dalla propria nicchia, dis-ambientamento: la potenza del dis- è travolgente...

DIS- #2

LE CREPE E LE TRASPARENZE DI DIS-(DEMONA)

Room di Orsola Rignani per Disdemona

10 ottobre 2025



Cattivo demone? Crisi? Discontinuità radicale?

Il motore della discontinuità è il dis-: valore contrario, privativo (sottrattivo), reversativo, oppositivo…

Negazione, sottrazione, annullamento, deviazione.

Corridoio, zona di movimento e di cambiamento, di compensazione, di neutralizzazione, di sospensione, di trasformazione, di ri-possibilizzazione: dis-.

Cartografare il dis- è un crittografare, un codificare informazioni rendendole illeggibili a chi non possiede la chiave per decifrarle…

Nomi e verbi non hanno una tenuta soddisfacente di fronte all’esistenza...

Bisogna calare, con il dis-, i concetti in avvenimenti e in circostanze!

Il dis- dis-ambienta.

Bisogna stare di meno, sottrarsi, sottrarre peso, alleggerire!

Bisogna sospendere l’identità per lasciare comparire un soggetto diverso!

Bisogna abitare le soglie!

Non si può pensare il nulla senza mettervi qualcosa intorno.

Bisogna costruire attorno alle aperture!

Gli animali non possono vivere senza piante, mentre le piante possono vivere senza animali.

Bisogna guardare alla terra ferma dall’acqua!

Vivere è passare da uno spazio all’altro cercando di non farsi troppo male: viva Perec!

Bisogna strappare allo spazio il luogo.

La dis-grazia del non-tutto è la toti-potenza del corpo bianco.

Incandescente, evanescente, ominescente: tutto è inizio.

I pezzi sono pezze di un mantello arlecchinesco che si scompone e ricompone sempre nuovo.

La crepa è corno di abbondanza.

Cerco nelle crepe e nelle trasparenze del dis- la pienezza del possibile.

Deviare, scartare: la linearità è ripetizione.

Dis-demona: cattivo demone? O toti-potenza?

De-coincidere e farsi trasparenti.

Dalla crisi non si torna indietro: o tutto o niente!

Più penso, meno sono io; più danzo, meno sono io: grazie, Michel Serres!

Inquinare per appropriarsi: da questo non si scappa!

Clinamen, neghentropia, resistenza locale alla morte, qualcosa piuttosto che niente.

Il soggetto si fa oggetto: veniamo a dipendere da qualcosa che originariamente dipendeva da noi!

Fuori luogo: nata sotto una cattiva stella, impigliata in una rete smagliata.

Il giorno non si distingue dalla notte; si può solo intravedere una notte stellata.

Zero, toti-potente, incandescente: nessuno.

Zebrato, tigrato, cangiante, ocellato, niente di liscio; non ci sono superficie specchianti.

Il cattivo demone riporta alle crepe e nelle crepe tutto è possibile.

Trasversale, laterale, metastabile: in equilibrio, aspira allo scarto e, squilibrata, aspira all’equilibrio. Sembra la storia del Mancino Zoppo di Serres!

L’oggettivazione si può soggettivare; il parassita può essere parassitato.

Perché Dis-demona? L’Uroboro si morde la coda!

Io-Altro; flessibilità psico-fisica; vivente a-biotico: tutto in tutto.

Il dinamismo di soggettivazione e oggettivazione non è circolare: non si torna al punto di partenza: è un moto elicoidale; c’è sempre qualcosa di nuovo.

Lo ripeto: nelle crepe tutto è possibile!

Spazi di dis-lavoro; ozi di lavoro; la macchina ripete ossessivamente il suo ciclo.

Cuce la stessa tela: abito e sudario!

La macchina lavora meccanicamente: ma chi conosce il meccanismo?

Costrizione e costruzione: c’è una soglia tra loro?

Io mi mischio alle cose che si mischiano a me e conoscere è collocarsi nella loro miscela: grazie di nuovo, Michel Serres!

Il buio mi ottunde e la luce mi sfinisce: aspetto un’aurora chiaroscurale.

Dis-: valore contrario, privativo (sottrattivo), reversativo, oppositivo…

Dis-Demona/Eu-Demona?

L’Uroboro si morde la coda…

DIS- #3

MOVIMENTI DI DISTRAZIONI ETEROTOPICHE STAGIONALI

Orsola Rignani per Over Leonora Carrington_Distrazioni

Action writing – 20-21 novembre 2025



MOVIMENTO #1: DISTRAZIONI ETEROTOPICHE ESTIVE


Le si sono slacciate le scarpe! Come farà a tenerle così tutta la mattina?

Perché il Crocefisso dell’Antelami ha le braccia tanto lunghe?

Costruiamo una casetta di legno sull’albero, così faremo delle fughe da fermi.

Come ti chiami? Eterotopia: le mie giornate sono lunghissime e i miei passi non coprono il prato.

Sei surrealista? No; ho mangiato la torta di pesche sciroppate. Poi vedremo…

I pomeriggi di agosto sono interminabili: che ne pensi di Proust?

Ma cosa ci sarà sotto quel rigonfiamento di terra? Il nostro tesoro?

Quante declinazioni ha il greco?

C’è qualcuno qui che s-ragiona!

Sta leggendo il De rerum natura al tavolino sul prato: è questa la natura?

La Pharsalia o i Pharsalia? Lucano? Una battaglia? Ma sapeva a quel tempo chi era Leonora Carrington?

Giochiamo al Bandito Cirenaica così entreremo meglio nell’adolescenza!

Cosa fai col coltello in mano? È totipotente!

Cerca di scrivere il suo nome sul muro della vecchia casa… lo scrive lei, lo scrive suo nonno, lo scrive suo padre: rimarrà ai posteri; ma questa casa è una necropoli; il fuoco l’ha devastata e continua a farsi sogno di un passato inesistente…!

Come ti chiami? Eterotopia! Le suona bene: altro luogo, contro luogo, ma lei è fuori luogo e ha sempre sperato di trovare un cane a cui parlare del suo sogno della casa…

Un giorno ha visto delle barche attraccate e ha pensato che ci fosse un mondo abbarbicato a ognuna di loro…

Come stare sulla barca e starne fuori?

Come stare di meno?

******************


MOVIMENTO #2: DISTRAZIONI ETEROTOPICHE AUTUNNALI


Era sul treno ed era libera: tutti erano già partiti; non c’era più nessuno ad aspettare.

Trasversale; laterale: quanto riusciva a saltare?

Tagliava l’acqua; spezzava l’aria. Erano grandi sforzi!

Tanti sassi, tutti diversi: non riusciva a contarli.

A testa in giù; disambientata: nuova nel paese delle meraviglie.

Vedremo… ci penseremo!

Quanto tempo aveva perso a contare i giorni!

Ti piaceva studiare Ruggero Bacone?

Aveva un’alchimia in tasca!

Quale sarà l’ultimo respiro?

Riuscirà ancora ad attraversare la strada?

Scrive per impazzire; non scrive per rinsavire!

Ha scavato un cunicolo sotto la scarpa ma non ci passa!

Non vuole sentire le campane: si tappa le orecchie e apre gli occhi al sole.

Perché mette una parola dietro l’altra?

Non riesce a cucire la sua anima!

L’uncinetto non sarà mai la sua vocazione!

Ha paura di essere fuori dal suo corpo.

La seggiola è troppo larga per i suoi occhi.

Perché c’è un terzo al di là dell’uno e dell’altro?

Quando ha deciso di studiare l’antropologia filosofica aveva le mani in tasca e tirava calci alla sua ombra.

Ha iniziato a sillabare il nome del cane, l’uomo-cane della zooantropologia.

Chi sei? Sono zooantropologia e gioco con il cane!

Ma le foglie d’erba che strappa sono tutte uguali? Cosa direbbe Whitman?

Ma perché questa schizoanalisi che le schizza da tutte le parti?

Le piace smontare i nomi dei filosofi e attaccare gambe corte alle sillabe.

Ce la farà, domani, a strappare alla maschera la sua faccia?

Ha imparato tanto a forza di fare finta!

******************


MOVIMENTO #3: DISTRAZIONI ETEROTOPICHE INVERNALI


Perché sente un’attrazione fatale per il centro?

Ha imparato a giocare col clinamen e a lanciare i dadi fuori dalla Via Lattea. Ma non riesce a centrare l’obiettivo.

I tornanti le impediscono la visione del panorama e si sente lontana dal centro.

Scarta dall’equilibrio, ma lo cerca; sta in equilibrio ma aspira allo scarto e salta la corda.

Ha paura della iena della Debuttante di Leonora Carrington.

Quanto manca alla meta? La meta è metà? O è metà della meta a metà?

Inganno dell’occhio: sta sospesa sul filo della ragnatela… ma fatele leggere Calvino!

Non riesce a capire dove va a finire il caldo e la termodinamica non l’aiuta!

Riflette e meta-riflette sul dis-lavoro, ma lavorare non la stanca.

Come si fa a stare seduti sull’amaca?

Abbassa la testa e non guardare il topo che ti guarda: eterotopia!

Sciava sulle pattine di lana: la montagna era marmo.

Un soggetto sfigurato, poroso, stanco: cercava di scriverne ma la penna era senza inchiostro.

Sul libro c’era la firma della prozia e del bisnonno, che la interrogavano: chi sei?

Non poteva lasciarsi impolverare dagli oggetti scoloriti dall’abitudine.

Era assente a sé: il grembiule a quadretti non bastava a identificarla.

Non era mai riuscita a salire su per la via Bolognese.

La palla d’oro era vicina alla stazione: 50 gradi e torna a settembre.

Quante frazioni di minuto ha passato a contare i minuti sul treno?

Ma perché quella festa di ombre? Non sapeva tenere le posate in mano. Giocava coi coltelli di Ruggero Bacone.

Aveva un’idea postumana e si buttava a pesce sull’umano.

Cos’è la sezione aurea? La cercava in via dei Servi.

Cosa scriveva per dimenticare?

Ogni tanto le viene voglia di giocare a tennis con il caso.

Fa le parole crociate con le gambe incrociate e incrocia lo sguardo della iena di Leonora Carrington.

Di cosa sa la pietra filosofale? Non può andare oltre al labirinto.

Quanti respiri al minuto fa il suo cane? Ha sfidato la pandemia ascoltando il respiro di un cane.

Adesso però saliamo in barca! La macchina non è abbastanza stabile…

Il tempo del sogno le ha ridato i capelli neri.

Disegna l’ombra e lava i piedi alla tartaruga, vedrai che la scuola passa presto!

Le piaceva addentare a piccoli bocconi l’ominescente di Serres.

Ci siamo salutati sul ciglio del baratro, e l’anno dopo la luce era cambiata.

La villa sulla collina è lugubre: ci fanno le capriole i conigli e lei alla sera ulula alla luna.

Deve scrivere qualcosa sul dis-, ma è assente; ma, se è assente, scrive meglio sul dis-… ma, se è assente anche il dis-!!! Mi ci perdo…

Non ha la testa; è decollata; porta la testa in mano e ci gioca. San Dionigi decollato?

Qualche volta celebra il naufragio con spettatore e le piace fare naufragi senza spettatori; qualcuno ha telefonato a Blumenberg?

Quando studiava l’alchimia medievale, le piaceva bere dagli alambicchi e si era fatta amica dell’Uroboro; ma perché il serpente si morde la coda? La coda cambia e cambia il serpente.

Voleva guardare in faccia la trasparenza, ma diventava incandescente e si scottava le dita.

Incandescente, ominescente, toti-potente: chiamate Michel Serres!

Era disturbata dal disturbo di se stessa e obliquamente strizzava l’occhio alla dimidiazione del suo animo.

******************


MOVIMENTO #4: DISTRAZIONI ETEROTOPICHE PRIMAVERILI


La dislocazione dello specchio si sfiniva nel caleidoscopio in cui si era gettata per trovare refrigerio dal caldo torrido.

E cercava il grembiule a quadretti, ma mancava la cintura: dove era il nodo?

Aspettate che torni dal naufragio lo spettatore!! Aspettate a bere dalla botte di Diogene!

Distratta, distratta, ritratta, rifratta, diffratta, fratta, frangente, frazione di sé.

Ha tagliato il taglio dei tigli e ha giocato a biglie con la combinatoria, ma ha incontrato i frattali e si è persa nel loro numeroso numerarsi.

Dove è il ritratto del distratto? Lo cercava nella casa dei fantasmi dove la zia aveva nascosto le medaglie di bronzo.

Sbaglia sbagliando lo sbaglio e centra l’obiettivo.

Vuole una fuga da ferma e banchettare con le piante carnivore.

Parlava col topo topologo del cunicolo sotto la scarpa; c’era un pozzo e nessuno doveva vederlo.

Ma, insomma, chi era Leonora Carrington? Non è ancora il momento di svelarlo!

Flusso di una coscienza che fluttua e sbatte contro lo scoglio.

Non voleva superare la barriera di cipressi che la separava dai gradoni della sua anima distratta.

Le sembrava che quella campagna potesse costituire lo sfondo del gioco di burattini con se stessa.

Credeva che quel giardino esaurisse la varietà dei segreti che lo specchio non voleva rivelarle.

Il portone ha ripreso a sbattere, ma la mano è diversa…

La macchina senza motore aveva sfinito il suo cuore e il riso beffardo del ricordo aveva imbrattato di rantolo i suoi sospiri.

Il cane è sordo: gli aveva raccontato troppe volte la storia della zoo-antropologia!

Dai latte ai sogni!!! Ma non è la Biennale di Venezia…

La vendemmia non era ancora finita che era scappata giù dai tornanti senza ritorno!

Accende la candela per vederla spegnersi; legge il giornale per vedere il tempo passare; sfoglia il libro per vedere il retro della pagina.

Sempre distratta, al di là della rete smagliata; apre la crepa, ma dentro la crepa ci sono crepe di crepe di crepe…

Ha fatto la foto di classe per scrivere un passato da ricordare; ma è distratta…

Si disloca e si rialloca come se ci fosse un luogo…

Ha paura dei frammenti, ma non riesce a cucire! Spezza le pezze.

Allora, dov’è l’eterotopia? Manicomiante, manicomiale… Disambientata.

Partire per ricominciare a partire: non sparge i semi per terra!

Perché non spazza il pulviscolo epicureo?

Voleva essere un Jolly, nessuno, tutti, Aldilà.

Perché l’onda del mare non si ripete? Dopotutto, aveva un secchiello capiente e vorace…

Segna di segni il disegno, ma non riesce a fermare le dita e vuole afferrare l’aria: che sforzo immane!

Solerte, allerta aspetta e si costruisce nell’attesa, ma il cane ha solo tre colori!

I pomeriggi di agosto, comunque, sono sempre tanto lunghi… e la salsedine non si stacca dalla pelle.

Il panottico non smette di guardare, ma ha un occhio cieco…

Fatica, distratta, e non si placa: vuole mettere una parola dietro l’altra.

Da mancina, scrive sullo scritto e legge i numeri al contrario: disadattata all’adattamento.

Rivede le file di cipressi e vorrebbe cambiare le loro combinazioni all’infinito. Ci sono solo numeri primi.

Nessuno: io sono nessuno! Cornucopia di possibilità.

Non riusciva a fare rientrare tra le maglie della rete dei ricordi i non detti del due di picche.

Quante ore di dis-lavoro in attesa di estati e di autunni…

Ha tagliato i capelli alla bambola sperando di lasciare una traccia.

La superficie delle cose è inesauribile: telefonate a Calvino!

Il livello dell’acqua era sempre sopra alla sua testa, anche se saliva su una seggiola!

******************



MOVIMENTO #5: DISTRAZIONI ETEROTOPICHE DELLA QUINTA STAGIONE


Quante volte ha doppiato le voci del giardino!

Si rifugia nei fumetti: i pensieri vanno scritti nei fumetti!

Dolore dell’essere, essere del dolore, ma il cane ha sempre solo tre colori!

Perché non trovava le conchiglie? Il vero si nasconde.

Sognava di sognare, ma c’erano solo ponti e non riusciva ad attraversali, perché precipitava nella vertigine di se stessa.

Prendi la pietra che non è una pietra ed esplora il segreto alchemico dell’oro potabile: bevi acqua dorata!

Saltando la corda intercetta il clinamen e apre sacche neghentropiche.

Lavora sul filo del dis- e aggredisce l’ambientamento.

La prima volta che ha visto il mare, le sembrava azzurro e ha cercato di scolorirlo perché le feriva gli occhi.

Infiltrazioni, crepe e rotture: manca sempre il nastro adesivo.

Esfiltra, rifiltra, intrica, districa: sempre troppa fatica.

Fai capriole di fumo che facciano crollare i birilli!

Perché le parole hanno la pazienza delle formiche?

Le si sono slacciate di nuovo le scarpe e la mattina non è ancora finita…

Scarta la caramella, ma non riesce a stirare la carta!

Il fungo sarà alla fine del mondo?

Voleva tornare nell’eterotopia del treno per contare le oscillazioni del suo animo sconvolto.

Come si fa a fare arrivare la notte? Ormai non riesce più a distinguere il chiaro dallo scuro e, come sa, la verità ama nascondersi.

Non senso nel senso che ha senso… Mi ci perdo!

Doveva suonare il flauto, ma il flauto suonava da solo!

Era arrivata in un battibaleno al viale dei Colli, ma erano passati trent’anni!

Non poteva risentire il fischio del treno, senza che nuove rughe rigassero le palpebre chiuse.

Silenziava l’assenza, riestetizzava la pelle, ma non trovava i Cinque Sensi di Serres.

Legge i libri bianchi e li incide con i segnalibri.

Di nuovo: ha imparato a giocare col clinamen e a lanciare i dadi fuori dalla Via Lattea. Ma non riesce a centrare l’obiettivo.

Di nuovo: c’è qualcuno qui che s-ragiona!

Chiamala eterotopia!

Di nuovo: perché il Crocefisso dell’Antelami ha le braccia tanto lunghe?

Bisogna fare ricominciare la storia, perché la storia non è una storia, ma fa storia.

Assente, distratta, trasparente.

Il sangue non è la pietra; la pietra è l’uovo filosofico.

Ritorna a studiare Ruggero Bacone!

La pelle è il senso comune: c’è su la sua memoria!

Ma ora vuole dormire, vuole sognare, vuole distrarsi, vuole essere assente!

Vede di nuovo da lontano la palla d’oro sulla via dei Servi…!

Sogna, ricorda, anticipa?

Resta indietro, va avanti: cosa sono avanti e indietro?

Il vero ama nascondersi e lei con lui.

Si rialloca e si disloca, ma l’ultima parola non c’è.

C’era una volta, c’era due volte…

La rete è sempre smagliata, l’anello non tiene, ma peggio di così non può andare.

Chiamala etorotopia e salutala scappellando! Dopotutto è surrealista!

******************

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti per ricevere la nostra newsletter con tutte le novità del teatro