Flowers like stars?

Giornata Internazionale della Donna

Per l’intera giornata dell’8 marzo sarà disponibile alla visione l’opera performativa dedicata a Fenix, figlia del Re del Marocco ne Il principe costante (1636) di Calderón de la Barca [+]

 

Prima parte del trittico Il Passato Imminente a partire dalle opere di Calderón de la Barca

I versi-geroglifici di Fenix, figlia del Re del Marocco ne Il principe costante (1636) di Calderón de la Barca, costituiscono i sottili filamenti drammaturgici e concettuali di Flowers like stars?, la nuova creazione performativa diretta da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Ad interpretare la febbre esistenziale, l’euforia psicotica, la volontà autodistruttiva della giovane Fenix – figura/sorella anticipatrice degli angeli neri di Jean Genet e Sarah Kane – è Valentina Barbarini, attrice icona di Lenz.

L’installazione scenica di Flowers like stars? trae libera ispirazione dalla cinquecentesca Camera della Badessa, nell’ex Monastero di San Paolo a Parma, celebre per essere stata affrescata dal Correggio. Le magnifiche decorazioni della volta, innervate da oscure rispondenze filosofico-mitologiche, sentenze arcane di un linguaggio antico, vengono trasposte in dispositivi concreti di una bruciante meditatio vitae contemporanea.

FLOWERS LIKE STARS?

A che serve la bellezza / se mi manca l’allegria, / se mi manca la fortuna?
Quel che oggi è melanconia, / forse è solo la mia tristezza.
Solo so che so sentire / quel che sentire non so, / che illusione dell’anima è questa.

Valentina Barbarini, interprete dal 2005 delle più importanti creazioni di Lenz, ha già mostrato se stessa come potenza femminile frammentata e fragile nelle vesti di Fenix ne Il principe costante di Calderón de la Barca, in un allestimento realizzato tra Italia, Spagna e Marocco nel 2006. In Radical Change – progetto sulle Metamorfosi di Ovidio (2007) – ha interpretato un’ulteriore rifrazione della Fenice, l’uccello sacro che arrivato all’età di cinquecento anni depone le sue membra in un nido, poi morire. Dalle ceneri del suo corpo nascerà poi un’altra piccola Fenice in un eterno ciclo di vita-morte. Flowers like stars? rappresenta una di queste infinite rinascite, in un luogo monumentale per bellezza e storia, altrettanto immortale.

 

Flowers like stars?, I fiori come le stelle?: spostamento, scostamento, deviazione, deriva verso un mondo che non è un rispecchiamento dell’universo estetico-morale di Calderón. Fuga dal barocco e fuga dalla convenzione della drammaturgia della sofferenza de
Il
principe costante, capolavoro che, riletto e trasdotto da Grotowski ha rifondato il teatro della seconda metà del Novecento.

Al centro del nostro lavoro è la vita di Fenix, personaggio minore molto intenso e contraddittorio: è il personaggio delle domande.

Flowers like stars?
da Il principe costante di Pedro Calderón de la Barca

Traduzione, drammaturgia, imagoturgia Francesco Pititto
Installazione, composizione, involucri Maria Federica Maestri
Interprete Valentina Barbarini
Musica Claudio Rocchetti
Cura progettuale e organizzativa Elena Sorbi, Ilaria Stocchi
Comunicazione, ufficio stampa, promozione Michele Pascarella
Cura tecnica Alice Scartapacchio
Assistente tecnico Marco Cavellini
Media video Doruntina Film
Produzione Lenz Fondazione

Progetto realizzato MiC, AUSL Parma – DAI SM-D, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma, Fondazione Cariparma, Fondazione Monteparma, Credit Agricole.

Emanuela Zanon, Juliet Art Magazine

Il corpo muscoloso e androgino di Valentina Barbarini si muove in un’installazione scenica liberamente ispirata alla Camera della Badessa affrescata dal Correggio nell’ex Monastero di San Paolo a Parma, le cui sibilline rispondenze filosofico-mitologiche vengono tradotte in immagini effimere e parole disossate proiettate su paraventi di velo.


Daniele Rizzo, Persinsala

La costruzione performativa è radicale ma, pur mostrando costantemente la tensione al rischio, il corpo non si riduce mai a meccanica – come spesso accade nelle sterili composizioni spacciate per arte contemporanea – e abitare la scena non è mai da involucro passivo, nonostante l’ecologia scenica lo costringa a continue genuflessioni da cui stoicamente sarà sempre più complesso rialzarsi

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