SPAZI NEL VUOTO

"Lo spazio del teatro, per essere vivo, deve avere proporzioni e memoria. Se non è più il palazzo degli spettatori o il museo della cultura, può essere la casa degli attori. Un luogo abitato anche prima e dopo lo spettacolo, un luogo di lavoro in cui si ha interesse ad essere ospiti. Si può certo abitare in case costruite per altri o per altro (è quel che di solito viene fatto); si può anche costruire la casa in cui abitare come artisti e in cui ricevere ospiti. Qui lo spettatore che viene allo spettacolo sente lo spazio vissuto e vede quello spazio come elemento vivo e funzionale dello spettacolo stesso; qui lo spazio dello spettacolo crea la condizione del suo essere guardato, crea lo spettatore. - Nella cultura greca il teatro era uno dei luoghi sacri della polis; nel teatro rinascimentale il mito dello spazio antico si inverava però nelle prassi della sala della corte, il luogo dell'autocelebrazione; la civiltà della borghesia faceva del teatro il monumento della città, prima come la Chiesa e il palazzo del Municipio, come la Borsa e la Scuola o il Museo; oggi il teatro è lo spazio a parte in cui si esaltano quei valori di interrelazione faticosamente e drammaticamente riconquistati alla negazione quotidiana. Ma ogni progetto di teatro resterà solo monumento o diventerà come quelle case disabitate di cui resta solo la facciata se non lo si darà come abitazione agli uomini di teatro."
Così terminava Fabrizio Cruciani, tra i più sensibili studiosi di teatro italiani, il capitolo ottavo - Lettera a un architetto - della sua ricerca "Lo spazio del teatro" e questo frammento continua a raccontare perfettamente della nostra esperienza. Lenz Teatro rappresenta uno dei pochissimi esempi di teatro concreto in Italia ottenuto da spazi post-industriali reinventati ad abitazione artistica per volontà ostinata e privata di un gruppo di artisti, Lenz Rifrazioni. Dal 1989 ad oggi centinaia di allievi attori, migliaia di spettatori, decine di artisti e compagnie da tutta Europa sono stati nostri ospiti nell'accezione di Cruciani. Oggi questo luogo sta subendo una trasformazione radicale all'interno di una più ampia "riqualificazione urbana" e un progetto di nuovo teatro sulla struttura del vecchio è stato realizzato da uno degli studi di architettura più avanzati del mondo - l'MBM Arquitectes di Oriol Bohigas - ma ancora non sappiamo se verrà realizzato o se verrà edificato un nuovo edificio per ora classificato "polo culturale". Siamo stati ascoltati e abbiamo indicato molte priorità per mantenere una continuità con l'esperienza fin qui praticata e mai disgiunta da un'etica e un'estetica artistiche ma, nel tempo dell'attesa per una decisione al di sopra delle nostre volontà, vorremmo che partendo dalla ricerca citata si facesse di nuovo il punto sullo stato delle cose contemporaneo per tutto quanto riguarda lo spazio del teatro. Negli ultimi anni diverse città italiane hanno recuperato spazi di archeologia industriale alla funzione culturale, così come da decenni si è fatto in Inghilterra, Germania, Francia ma l'aumentare delle possibilità "abitative" non sempre ha favorito la nascita di nuova espressività e dinamismo linguistico stanziale quanto piuttosto la risposta quantitativa ad un bisogno di casa per molte realtà in cerca di spazi, ma che nella maggior parte dei casi si riducono a soluzioni necessariamente provvisorie vista la cronica carenza di adeguato sostegno pubblico che garantisca continuità. In più senza alcuna riflessione sulla relazione tra drammaturgia e spazio progettato, tra attore e spettatore, tra percezione e creazione. Ben altro discorso sugli spazi storici e monumentali utilizzati per momentanee installazioni e azioni performative teatrali, musicali o di danza che subiscono provvisorie metamorfosi esaltando sia il proprio status di edifici rappresentativi della storia di una comunità sia la propria intrinseca disponibilità a farsi contenitori prestigiosi della contemporaneità. La Reggia di Colorno è un esempio superlativo di tale duttilità estetica, architettonica, artistica. Su questi e altri argomenti la tredicesima edizione del festival internazionale Natura Dèi Teatri intende aprire un libero e informale confronto tra architetti, creativi e artisti, tra tecnici e spettatori presenti nel corso delle rappresentazioni e agli eventi performativi.

Francesco Pititto