BESTIA DA STILE - PORCILE - PILADE
TRILOGIA PASOLINI -ANTONIO LATELLA

prima presentazione integrale

NUOVO TEATRO NUOVO/TEATRO STABILE DELL’UMBRIA/TEATRO OUT-OFF

Una trilogia che racconta il nostro incontro con l’artista Pier Paolo Pasolini e il suo Teatro, un viaggio con tre stazioni nel forse vano tentativo di conoscere l’uomo poeta, l’uomo regista, l’uomo intellettuale, l’uomo Pier Paolo Pasolini.

Un viaggio importante iniziato tre anni fa, e che per interi tre anni ci ha insegnato ogni giorno, nel tentativo di una comunione da condividere non solo tra di noi, ma con tutti quelli che hanno creduto in questo progetto (produttori, distributori, amici) e non per ultimi gli spettatori che ci hanno seguito e in qualche modo ci hanno aiutato nella nostra ricerca e nello sforzo di avvicinarli ad un teatro che a prima lettura può sembrare ostico, e non per tutti; il loro esserci ci ha dato una speranza, e le forze di andare avanti. Un teatro che ci ha stimolati a cercare, risposte a domande più grandi di noi. Le risposte non sono arrivate, ma il lavoro ci ha resi vivi, e ci ha convinti che il teatro di parola è vivo come non mai, soprattutto in questa parentesi storica della nostra Repubblica, della storia del nostro paese che si affaccia a questo millennio, dove il torpore intellettuale e politico dissemina cadaveri ovunque. Oggi la parola non ha più coscienza. La parola non ha un’anima. La parola è vuota di tutto, la parola è menzogna. Ma è molto lontana da quella menzogna necessaria, come ci suggerisce il poeta, per avvicinarci, accostarci ad una qualche verità. La parola è consolatoria, ed è nella consolazione che il tutto si ferma… Nessuno più si chiede perché vivere… no, si vive e BASTA!! CHE PAURA! CHE VUOTO! In questo vuoto la parola di Pier Paolo Pasolini torna a sgorgare nelle nostre vene, incidersi sul nostro corpo, a farci credere ancora in una possibilità. Utopia NECESSARIA alla nostra voglia di vivere la vita dei teatranti. Viaggiatori, vettori di parola e di idee da condividere con tutti quelli che hanno ancora voglia di ascoltare ATTIVAMENTE – SENZA SUBIRE.

PILADE – PORCILE – BESTIA DA STILE: queste le mete scelte. Questi i luoghi di memoria visitati. Queste le tappe per provare a crescere, soprattutto per provare a migliorare.


IL MAGICO PRODIGIOSO

debutto nazionale

FÁBRICA NEGRA

PROGETTO CALDERÓN - LENZ RIFRAZIONI - MARIA FEDERICA MAESTRI - FRANCESCO PITITTO

Già nel 1998, all’inizio della ricerca pluriennale sull’opera di Shakespeare Lenz Rifrazioni aveva inserito alcuni frammenti dell’opera calderoniana nella riscrittura drammaturgica del Sogno di una notte di metà estate. La stessa appartenenza alla fantasmagoria barocca dei due autori, così diversi, stimolava all’accostamento ritmico e musicale della versificazione libera dell’inglese con il metro più cadenzato della poesia di Calderón. Le stesse modificazioni drammaturgiche determinate dalla condizione onirica, dall’estasi delle pozioni magiche, dallo scarto repentino dei ruoli rendeva il confronto un interessante esperimento di laboratorio teatrale. Come sempre, da quel primo approccio - come per le opere di Kleist e Goethe negli ultimi anni - è iniziato un lavoro d’indagine sempre più esteso che ha determinato la necessità di un ampio approfondimento dell’autore preso in esame, in questo caso Calderón.

Un primo accostamento e poi un lungo lavoro sui testi dell’autore scelto è diventata, nel tempo, una costante della metodologia di lavoro di Lenz Rifrazioni. Così come lo scivolamento di frammenti di autori diversi ma affini per segno linguistico, ritmico e contenutistico di un’opera nell’altra: da Kleist a Shakespeare, da Shakespeare a Goethe e da Shakespeare a Calderón. Ogni autore ha determinato un periodo di riflessione profonda sullo stile teatrale da adottare per la messa in scena mantenendo però costanti la caratteristiche della priorità di corpo, parola e testo drammatico. La scelta esclusiva, poi, di grandi autori classici ha sempre permesso alla Compagnia di mantenere un’utile distanza dal corpo letterario dell’opera lavorando su riscritture che favorivano il riemergere degli aspetti linguistico-musicali dei testi stessi, nonché la loro straordinaria capacità di aderire, tradotti, alla parola e al senso della contemporaneità. Queste le motivazioni di fondo per intraprendere un nuovo progetto di conoscenza su tre opere di Calderón de la Barca, alla ricerca della concezione estetica del suo teatro, delle forme del linguaggio drammaturgico, dell’opera nella sua complessità ma soprattutto, della sua vitalità contemporanea. Se, cioè, la sua opera teatrale, tradotta e trasdotta in nuova scrittura scenica, possa ancora rifrangere sentimenti, immagini ed emozioni dell’uomo contemporaneo. Un procedere nella ricerca drammaturgica per germinazioni e concatenazioni successive, che ha visto i progetti monografici e pluriennali di Lenz Rifrazioni approdare a Calderón dopo il passaggio shakespeariano e faustiano. Dalla “piena verità della finzione” di Amleto alla dura verità del "disinganno" di Calderón. E dal Faust II di Goethe, ultimo approdo della ricerca faustiana di Lenz nel 2002, a La vita è sogno: "In Calderón, che non è semplicemente didattico né gelidamente concettuale, vive uno dei rari esempi di letteratura allegorica che non ha perduto il contatto con il reale, grazie ad un utilizzo molto personale di un simbolismo perfettamente adattato alle necessità della scrittura drammatica, secondo una visione in cui l'intensità filosofica, religiosa e poetica non avrà eguali se non nel Faust II di Goethe." scrive Didier Souiller nel suo saggio Calderón e il grande teatro del mondo. Nel 2004 e 2005 il progetto triennale su Calderón proseguirà con le traduzioni sceniche rispettivamente de El mágico prodigioso – per Lenz un nuovo incontro faustiano dopo gli ultimi tre anni di ricerca sul Faust di Goethe - e de El príncipe constante.


CENERENTOLA - BIANCANEVE - CAPPUCCETTO ROSSO - POLLICINO

TETRALOGIA GRIMM - LENZ RIFRAZIONI - MARIA FEDERICA MAESTRI - FRANCESCO PITITTO

prima presentazione integrale

E' dalla traduzione della fiaba Sotto il Ginepro, inserita nella drammaturgia dell’Urfaust e del Faust 1, che l’opera dei Grimm è entrata nel patrimonio genetico-artistico di Lenz Rifrazioni. L'elaborazione delle fiabe dei Fratelli Grimm ha rappresentato ben di più di un’ouverture all’immenso affresco del Faust: ha annunciato modalità estetiche e linguistiche che hanno caratterizzato la più recente fase creativa della Compagnia. Da qui la necessità di approfondire la letteratura popolare dei Grimm ricercando nuovi canoni interpretativi all’interno della struttura compositiva delle fiabe più famose. Nell’immaginario di chi è stato e di chi è bambino adesso queste fiabe costituiscono un cult inattaccabile, ma attraversando le molteplici varianti moderne e le traduzioni disneyane, un ritorno all’origine della Fiaba domestica per Bambini dei Grimm, alla sua integrità e interezza, al recupero sonoro della lingua originale, alla sua radicalità espressiva, provoca visioni inaspettate. Biancaneve, Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Pollicino sono sorelle e fratelli nordici delle eroine e degli eroi dei miti greci, Ifigenia, Elettra, Clitennestra, Antigone, Filottete, Edipo: è la stessa eccentricità tragica che si imprime nei loro destini segnati da morti, magie, sacrifici, metamorfosi. La loro peripezia terrestre si manifesta in una sequenza di esperienze estreme: malattie, tormenti, molestie, accecamenti, amputazioni, torture, maltrattatamenti. Nelle elaborazioni sceniche di Lenz Rifrazioni questi segni eccessivi vengono privati dell’iperbole effettistica della finzione o dell’animazione e ripurificati dal raggio morale della verità del teatro. La rappresentazione minuta e plastica degli accadimenti tragici della fiaba si rivela nell’evocazione abnorme degli atti reali compiuti. I corpi cerebrali degli attori lenziani ospitano nei loro involucri innevati la paura, il dolore, l’infelicità ed erompono sulla scena non protetti dall’infanzia; non raccontano la fiaba, sono la fiaba, sono la fisica della parabola morale in essa narrata. Il corpo della scena e dei costumi ricerca nella misura della minuzia e del dettaglio una visione iperrealistica e meccanica della struttura delle fiabe, una traduzione materica delle tensioni morali dei personaggi.


BW: FOLKLORE MARZIANO

PROGETTO BIRD WATCHING

MK

Armunia festival - Castiglioncello - Enzimi festival Roma - Xing

Con i progetti di Birdwatching, nei quali il materiale coreografico viene costantemente ridefinito dal contesto e dalla strategia di esposizione adottata, il gruppo sviluppa nella ricerca una indagine sul senso della distanza fra corpo scenico e sguardo dello spettatore.

La sequenza di immagini corporee che costituisce l’oggetto-spettacolo subisce un sabotaggio nel disvelamento della realtà/finzione che attraversa il linguaggio della produzione scenica.

Uno degli obiettivi a lungo termine di questa progettualità riguarda lo stato dell’ascolto, la condizione cioè in cui le forze messe in campo dall’atto creativo si scontrano con una densità di connessioni percettive che è principalmente timbrica. La figura si disfa; il corpo assume la propria evidenza come luogo dell’ambivalenza e del rapimento nell’enigma, ma l’immagine è ormai incrinata: dalla sua breccia fuoriesce il suono.

I danzatori agiscono in uno spazio essenziale, illuminato dal riflesso della luce. Nelle ultime versioni del progetto, le loro azioni vengono presentate e descritte al microfono dal coreografo stesso, in una comunicazione sospesa tra il dialogo con il pubblico e l’enunciazione radiofonica. Le danze divengono “numeri”, offerti allo sguardo e all’attenzione altrui attraverso l’elenco delle loro caratteristiche: durata, dinamica, ritmo, anatomia, regole dell’arbitrio che costruisce il corpo, ecc..

Il senso della coreografia è abolito nell’attraversamento di ambienti dinamici costruiti su arbitrarie limitazioni di senso: tentativi di comunicazione resi parossistici dalla eccessiva aderenza a sistemi di segno fittizi, una gestualità che si scontra con il vuoto del discorso, cenni che cercano ambiguamente un impatto formale. Tutto ambisce all’estrema evidenza; l’evidenza è l’ambivalenza: ciò che viene prima dei significati. (body of evidence)

E il volto nascosto rende la pelle del performer abbacinante.