Fabrica Negra- Canciones del alma y coplas a lo Divino
da JUAN DE LA CRUZ (1542-91)

traduzione | direzione | performance e film || Francesco Pititto
performer || Sandra Soncini
musica || Andrea Azzali | Adriano Engelbrecht
formato || mini DV
body mute || 32’
body speech || 37’ (versione con testo dal vivo)
produzione || Lenz Rifrazioni, dicembre 2003

Corpo nello spazio vuoto delimitato da tre pareti, una porta, una finestra. Spazio dotato di due angoli, a destra e a sinistra. A destra l’angolo scuro e a sinistra l’angolo chiaro. Il corpo-che-indossa-se-stesso è spazio nello spazio. I vuoti del corpo si riempiono di parole, il vuoto dello spazio fisico accoglie il pieno del corpo in movimento. L’attrice produce forma, performa secondo un cammino di conoscenza, esplorando terra e muri per percorsi perimetrali e diagonali. Salite ai muri, corse da e verso la luce seguendo tempi e movimenti dell’estasi poetica. I rumori del corpo e del respiro per/formano a loro volta una partitura che si apre al canto mistico della parola. Lo spazio è in penombra, come un dio scuro. L’atleta dell’amore divino scivola sicura nella sua notte scura.

La Fabbrica nella costruzione retorica e poetica di Calderón - la fábrica gallarda del universo – e il Nero che scolora i percorsi dell’eros mistico di Juan de la Cruz nello scuro e nell’oscuro dell’ascesi conoscitiva. Un corpo femminile penetra lo spazio della grande sala di Lenz Teatro pregna dei segni della creazione artistica. Il rallentamento artificioso scambia i binari della sincronia parola-musica-movimento abbandonando alle scìe luminose il campo del già vissuto ma ancora ancorato al presente. Il movie è realizzato in due versioni: con e senza la parola poetica dell’attrice-dicitrice e le musiche nate altrove ne riempiono il vuoto virtuale allacciandosi al corpo in abbraccio d’amoroso tempo.