Apocalisse

22-23-24-27-28-29-30 giugno

h 21:30

Progetto Sacre Scritture

Installazione visuale + Opera performativa

Drammaturgia, imagoturgia
Francesco Pititto
Composizione, installazione, involucri
Maria Federica Maestri
Musica
Andrea Azzali
Interpreti
Valentina Barbarini, Tiziana Cappella, Fabrizio Croci, C.L. Grugher, Sandra Soncini
Soprano
Victoria Vasquez Jurado
Estrazioni documentarie
Anna Kauber
Riprese video
Julius Muchai // Associazione Amici di Kibiko ODV
Produzione
Lenz Fondazione

Dopo l’apparire dell’uomo e della donna sulla terra con La Creazione (2021) e il censimento del residuo vitale dell’umanità nei Numeri (2022), la rivelazione dell’Io nell’Apocalisse (2023) per la terza fase dell’indagine drammaturgica sulle Sacre Scritture, composizioni e visioni di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, musiche e disegno sonoro di Andrea Azzali.
Il quadro immaginativo dell’opera è l’Apocalisse di Giovanni, una riflessione/azione sull’essere umano al tempo della sua massima crisi e delle sue minime prospettive di sopravvivenza, al termine di un progressivo deteriorarsi del suo spazio vitale, nell’era dell’Antropocene.
Fessurando l’evidenza apocalittica della condizione umana in un corpo drammaturgico- visuale ibrido – l’Agnello dai sette occhi – il lavoro si sviluppa in una duplice tensione immaginifica: la parte visiva dell’Apocalisse (imagoturgia) è stata girata in due luoghi simmetrici ed opposti, nei paesaggi montani dove pascolano libere le greggi e a Dandora, slum di Nairobi, ritenuta l’area più inquinata del Pianeta, baraccopoli dove vivono raccogliendo rifiuti centinaia di migliaia di bambini.

Site-specific >> Area WOPA >> via Palermo 6 Parma

Biglietteria >> Prenotazione obbligatoria

Ingresso intero 20€ | ridotto 12€ (under 30, student*, carta DOC, dipendenti AUSL)
info@lenzfondazione.it | Telefono 0521 270141 | Whatsapp / Cellulare 335 6096220

    Contattaci


    Apocalisse

    L’Apocalisse di Giovanni, o di altro visionario, è un boato di immagini. Un fragore e uno schianto misto a lampi e tuoni in un cielo cupo e abbagliante insieme, dal quale escono figure proteiformi, mutaforma carichi di simboli e poteri distruttivi, portatori di catastrofiche punizioni e grandi magnifiche apparizioni profetiche come la Donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sulla testa una corona di dodici stelle.

    I due pilastri della drammaturgia, però, si rivolgono in particolare alla questio della quantità intesa come somma di individui accomunati da una missione profetica – tra conquista e terra promessa – e a quella dell’acqua, elemento vitale al raggiungimento degli scopi divini e umani, alla rappresentazione conscia e inconscia di questo elemento.

    Il campo di battaglia dell’immaginazione è ampio quanto l’universo, il rombo sismico che travolge ogni confine del reale raggiunge l’apice di un concerto di luce e di buio dove tutto pare fermarsi, le forme mutanti e lo spazio intorno, all’unisono con le strabilianti onde elettromagnetiche. Poi viene l’Agnello e il tempo si ferma, come sull’orizzonte degli eventi. L’agnello ha occhi umani e ci guarda, ci insegna, l’imprinting fa scorrere veloce dentro di noi l’altro boato di immagini che sono il nostro presente, crude reali e vere. La visione ci appartiene perché è quel che vediamo, viviamo, e che delinea la nostra apocalisse rivelando e svelando il nostro cataclisma interno ed esterno, il nostro essere gettati nel mondo e lo stesso mondo in cui viviamo per un tempo insignificante, una scintilla.

    “In lontananza va la vita dell’uomo/Dove scintilla dei tralci il tempo nuovo, /Il campo dell’estate si svuota di figure, /Appare il bosco con immagini oscure; /Completi la natura l’immagine dei tempi, /Che resti, e scorrano veloci/ È perfezione, il cielo invia bagliori/ All’uomo, come gli alberi si avvolgono di fiori.”

    È di nuovo la poesia che ci sussurra la nostra apocalisse, quella già avvenuta e quella che abbiamo di fronte, fragori e schianti e grandi punizioni sono la nostra vera Babilonia, e gli agnelli non vengono a salvarci. La Terra della Meraviglia ancora non c’è.

    Ci resta solo il nostro mondo.

    Apocalisse

    Progetto Sacre Scritture
    Installazione visuale + Opera performativa

    Drammaturgia, imagoturgia
    Francesco Pititto
    Composizione, installazione, involucri
    Maria Federica Maestri
    Musica
    Andrea Azzali
    Interpreti
    Fabrizio Croci, C.L. Grugher, Boris Kadin, Sandra Soncini, Tiziana Cappella
    Soprano
    Victoria Vasquez Jurado
    Estrazioni documentarie
    Anna Kauber
    Riprese video
    Julius Muchai // Associazione Amici di Kibiko ODV
    Produzione
    Lenz Fondazione

    Skip to content