CONSEGNACI, BAMBINA, I TUOI OCCHI

CONSEGNACI, BAMBINA, I TUOI OCCHI, creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, è la prima trasposizione teatrale assoluta del testo La Ballata di Cappuccetto Rosso di Federico García Lorca (Ugo Guanda Editore 2005), poema in versi scritto nel 1919 dal grande poeta e drammaturgo spagnolo e rimasto sconosciuto fino a metà degli anni Novanta. Le sale della Reggia di Colorno sono al centro di un’ampia installazione di visual e performing art. Il testo, ritradotto e adattato per la rappresentazione teatrale, presenta, grazie alla particolare scrittura poetica e alla struttura narrativa, caratteristiche particolarmente stimolanti per la ricostruzione di un paesaggio poetico i cui confini, territoriali e culturali, si spingono alle origini dell’immaginazione e della memoria infantili dell’intera Europa. La rivisitazione della favola dei Grimm, il rimando alla Divina Commedia di Dante, la passione poetica di Lorca costituiscono una potente metafora per una visione contemporanea del mondo reale. In scena Barbara Voghera, storica attrice sensibile di Lenz Rifrazioni già protagonista di Ham-let e del fortunato progetto di Lenz dedicato alle fiabe dei Fratelli Grimm, insieme a Valentina Barbarini interprete delle più recenti opere di Lenz. Le musiche originali della nuova creazione di Lenz Rifrazioni sono realizzate da Robin Rimbaud / Scanner, musicista elettronico londinese che ha collaborato con musicisti come Radiohead, Bryan Ferry e Laurie Anderson e ha esposto e creato lavori nei più prestigiosi spazi dell’arte contemporanea tra cui l’Hayward Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, la Tate Modern Gallery di Londra, il Macba di Barcellona, il Moma di San Francisco.

All’interno di questa fiaba originale e di grande forza estetica seguiamo il cammino di Cappuccetto Rosso perduta in un bosco oscuro di memoria dantesca, abitato da fiori e farfalle crudeli, esseri mostruosi che vogliono strappare la purezza infantile dei suoi occhi. Ma il cammino trascende la natura prima del corpo per accedere al luogo dell’illuminazione spirituale. Attraverso il bagno santo, l’immersione in un ruscello battesimale, inizia il viaggio di Cappuccetto Rosso nel Paradiso. La sua guida è San Francesco d’Assisi, il “poverello” giullare di Dio, che ama ogni essere del creato: in un rapporto di continui rincorrersi e cercarsi il viaggio prosegue tra sogno e finzione, tra citazioni bibliche e riferimenti danteschi, tra elementi del racconto popolare e suggestioni colte. La scoperta di un mondo sconosciuto e tutt’altro che rassicurante si allea, poeticamente, ad una serie di incontri-visioni che culminano con la santità volgare di San Apapucio Pappagorgia, invenzione lorchiana estremo segno di bruttezza in un luogo – il Paradiso – che dovrebbe contenere essenze di bellezza e spiritualità. Un canto deturpato pieno di immagini e parole sull’abbandono della purezza e la recisione netta dei sogni di poesia e di amore: un viaggio-percorso per un numero limitato di spettatori in diciassette affascinati sale della Reggia di Colorno. Un’azione performativa itinerante all’interno della quale la favola lorchiana si costruisce un proprio mondo autonomo di creazione materica e installativa: tra videoproiezioni, oggetti contemporanei che denotano contesti favolistici, corpi veri e corpi finti in un museo generativo di linguaggi artistici che sorreggono un grande percorso filologico di illuminazione del sostrato filosofico ed estetico della ballata lorchiana. La selva buia e pericolosa che attrae smarrimento, un Paradiso capovolto abitato da santi sporchi e brutti, divinità pagane e figure mitologiche, una Vergine crocifissa e sottratta alla sua iconografia di bellezza e perfezione, un San Francesco che nel distacco dalla bambina si mostra come identità oscura di tutti gli spiriti irregolari del creato, dopo aver percorso le soglie più sotterrane dell’umano. Il lupo e la lepre, figure mitiche tra favola e tragedia, custodiscono la bambina ritornata nella selva, elevandola a eroina tragica dell’amore in un mondo che né il poeta, né San Francesco, né l’intera umanità potrà mai più raggiungere.

ROBIN RIMBAUD / SCANNER
Già ospite a Lenz Teatro nel 2007 per la rassegna “As a Little Phoenix” e protagonista della scorsa edizione del Festival Natura Dèi Teatri con la performance From the Head to the Hip per l’edizione 2008 del Festival ha realizzato le musiche originali di CONSEGNACI, BAMBINA, I TUOI OCCHI, nuova creazione di Lenz Rifrazioni da La Ballata di Cappuccetto Rosso di Federico García Lorca. Scanner, nome d’arte del musicista, scrittore, artista e critico inglese Robin Rimbaud, è sinonimo di sperimentazione tra le arti e di uno stile unico nel panorama musicale ed artistico internazionale. Il musicista attraversa i territori sperimentali tra suono, spazio, immagine e forma creando una piattaforma sonora multi-livello che sfrutta la tecnologia in modo non convenzionale. Nei suoi primi controversi lavori usava lo scanner, uno strumento di intercettazione radio, per realizzare le sue composizioni musicali. Brani di conversazioni di telefoni cellulari di ignari utilizzatori, servizi civili come ambulanze o servizi di sorveglianza vengono campionati e inseriti nella musica dell’artista come parte integrante di un tappeto di suoni. Questo percorso, che intendeva scoprire i suoni nascosti nelle moderne metropoli, ha ricevuto l’ammirazione di artisti come Bjork, Aphex Twin e Karlheinz Stockhausen. Scanner ha collaborato con artisti di diverso genere: dai Radiohead a Bryan Ferry e Laurie Anderson, dalla Rambert Dance alla Random Dance Company, il Royal Ballet e Merce Cunningham, da musicisti come Michael Nyman e Luc Ferrari, a artisti come Steve McQueen, Mike Kelley, Derek Jarman, Carsten Nicolai e Douglas Gordon. Dal 1991 è impegnato in concerti dal vivo, composizioni, installazioni e colonne sonore: gli album Mass Observation (1994), Delivery (1997) e The Garden is Full of Metal (1998) sono stati definiti dalla critica come lavori fondamentali per la scena musicale elettronica contemporanea. Nel 1994 il lavoro Sound Surface, realizzato con Stephen Vitello, è stata la prima colonna sonora commissionata dalla prestigiosa Galleria Tate Modern di Londra. Ha esposto e creato lavori nei più prestigiosi spazi dell’arte contemporanea, tra i quali il SFMOMA negli Stati Uniti, l’Hayward Gallery di Londra, il Centro Pompidou di Parigi, la Tate Modern & Tate Britain di Londra, il Palais des Beaux-Arts di Lille, il Kunsthalle di Vienna, il Bolshoi Theatre di Mosca e la Royal Opera House di Londra. Il suo lavoro è stato presentato negli Stati Uniti, in Sudamerica, in Asia, in Australia e in Europa.

CONSEGNACI, BAMBINA, I TUOI OCCHI
da La Ballata di Cappuccetto Rosso di Federico García Lorca
creazione || Maria Federica Maestri | Francesco Pititto
traduzione | drammaturgia | imagoturgia || Francesco Pititto
regia || Maria Federica Maestri
installazione scenica | costumi | elementi visivi || Maria Federica Maestri
musiche originali || Robin Rimbaud / Scanner
cura Progetto || Lisa Gilardino
interpreti || Barbara Voghera | Valentina Barbarini
disegno luci || Gianluca Bergamini, Andrea Morarelli
fonica || Stefano Glielmi
produzione || Lenz Rifrazioni
durata || 80 min
première || Colorno, Piano Nobile della Reggia, XIII ed. Festival Internazionale Natura Dèi Teatri, 14 novembre 2008

Il progetto artistico è realizzato grazie al sostegno della Fondazione Cariparma, della Provincia di Parma e del Comune di Colorno.
In collaborazione con AUSL di Parma_Dipartimento di Salute Mentale
Si ringraziano la Comunidad de Herederos de Federico García Lorca per la concessione dei diritti d’autore e Ugo Guanda Editore

– Stanze in fondo
di Massimo Marino, LaDifferenza_24 novembre 2008
(…) Ci sono giocattoli, fiori di plastica, apparizioni attraverso fughe di stanze, croci indossate per un cammino di liberazione che assomiglia a una passione dalla protagonista, piccola, inerme, dalla voce densa come miele, piena di tremori e piccole sicurezze, con il calore vibrante e un po’ rauco di chi sa, nonostante la paura, dove andare. Tra i santi abbandonati, in trionfi di panini, con le mandibole in eterno movimento, c’è il mangia-sempre-tutto San Trippone (San Apapucio Pappagorgia nell’originale). E ci sono anche dèi pagani, come Eros, che ferisce a morte Caperucita. Solo una vecchia Madonna, interpretata da Francesco, lupo amoroso e feroce nei panni sadomaso di una giovane bagascia, potrà medicarla, precipitandola, tremante ancora di quella bestia fuggente che è amore, nel bosco dell’incubo iniziale. Mentre le parole del poeta parlano dei sogni che non devono morire e affidano la custodia di questa campionessa dell’immaginazione e di una fanciullezza minacciata e svanita a una lepre e a un lupo (ancora), la fantasia degli autori, più perfidamente, ci insinua l’idea che nessuna consolazione sia possibile in quella foresta insidiosa, mortale, che è la vita. (…)
http://www.differenza.org/articolo.asp?sezione=archivio&ID=389

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