IL GRANDE TEATRO DEL MONDO

27 marzo 2023

>> Sarà possibile visionare la creazione in streaming il giorno dell’evento attraverso questo link:

IL GRANDE TEATRO DEL MONDO >> STREAMING

Giornata Mondiale del Teatro

IL PASSATO IMMINENTE | IL GRANDE TEATRO DEL MONDO
Progetto Triennale 2018-2020
Trittico sulle opere di Calderón de la Barca

Progetto installativo realizzato negli spazi monumentali del Complesso della Pilotta di Parma suddiviso in tre anni:

2018  IL GRANDE TEATRO DEL MONDO
Auto sacramental

2019   LA VITA È SOGNO
Auto sacramental

2020   LA VITA È SOGNO
Dramma teologico-filosofico
Progetto per Parma Capitale della Cultura 2020

Il dramma barocco filosofico-teolologico rappresenta perfettamente la questione tematica che titola l’intero progetto: il passato imminente. Il monumento farnesiano tra periodo storico e contemporaneità, la drammaturgia che isola nello stesso spazio-tempo la vita e il sogno (e viceversa) e la relazione tra spazio urbano, fruizione collettiva e memoria attiva configurano un ipotetico quadro di sintesi e progetto per la capitale del futuro. La percezione del tempo individuale attraverso molteplici forme artistiche (installazione nello spazio, immagini videoproiettate, performance dal vivo, drammaturgia musicale tra barocco, moderno e contemporaneo) favorisce quel tempo comune – insieme allo spazio comune, la città – necessario a delineare identità comunitaria e nuove prospettive.

Scrive Jean Luc Nancy: “L’arte chiamata contemporanea non è semplicemente quella che si può datare a oggi. È detta contemporanea perché essa non eredita alcuna forma né referenza. Non può essere l’arte del sacro né quella della gloria, né quella di una presunta natura o destino dei popoli. Essa eredita soltanto l’enigma portato da questa parola – ARTE – che fu inventata nel momento in cui cominciarono a sottrarsi tutte le figure di una possibile “rappresentazione”. Essa è contemporanea della propria erranza e della nascita sempre incerta e tremante di forme che sarebbero proprie di un incontro mancato di tutte le proprietà ricevute”.

Pensiamo che il tempo del contemporaneo sia necessariamente discontinuo, l’artista contemporaneo aggiunge, divide, toglie, sostituisce il proprio tempo, lo “sente” nell’intimo, lo mette in relazione con altri tempi, sprofonda nel passato e si tende al futuro. “Nel contemporaneo tutto deve ancora accadere. E insieme è già accaduto” come riflette acuto Marco Belpoliti. E quel che accade è il presente, il nostro presente.

Se poi la fisica moderna – soprattutto quantistica – tende ad escludere l’esistenza del Tempo, e ci comunica che l’attimo che viene non è uguale all’attimo che lo precede, e che non c’è linearità ma solo movimento concentrico di atomi che si spostano nello spazio, e che la sensazione è solo soggettiva e solo determinata dal movimento allora la nostra  ricerca ha qualche fondamento.

Il continuo rifrangersi nell’opera classica, sia essa letteraria o poetica o visiva, diventa perciò, per noi prassi linguistica, costante nella ricerca estetica, nella metamorfosi di forme e di segni, nel ripetersi della Storia; indagine errante e incerta, balbuziente avrebbe scritto Paul Celan.

Come il Tempo dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo.

Il Grande Teatro del Mondo, da realizzarsi in collaborazione con il Complesso Monumentale della Pilotta, e la messa in scena de La vida es sueño di Pedro Calderón de La Barca, prima in forma di auto sacramental contemporaneo e poi nella messa in scena del dramma in tutti gli spazi del complesso, costituiscono la nostra proposta triennale.

Il dramma barocco filosofico-teolologico rappresenta perfettamente la questione tematica che titola l’intero progetto: il passato imminente. Il monumento farnesiano tra periodo storico e contemporaneità, la drammaturgia che isola nello stesso spazio-tempo la vita e il sogno (e viceversa) e la relazione tra spazio urbano, fruizione collettiva e memoria attiva configurano un ipotetico quadro di sintesi e progetto per la capitale del futuro. La percezione del tempo individuale attraverso molteplici forme artistiche (installazione nello spazio, immagini videoproiettate, performance dal vivo, drammaturgia musicale tra barocco, moderno e contemporaneo) favorisce quel tempo comune – insieme allo spazio comune, la città – necessario a delineare identità comunitaria e nuove prospettive.

Il Complesso Monumentale della Pilotta può rappresentare quello spazio comune che ospita i diversi tempi della storia collettiva e individuale, come polo inclusivo delle diverse anime della Polis . Al progetto potranno partecipare attivamente, attraverso laboratori pratici, studenti del liceo artistico Toschi e di altre scuole della città, del Conservatorio Arrigo Boito e dei diversi Cori, dell’Università (l’Ateneo di Parma è socio sostenitore in Lenz Fondazione), degli allievi del Distretto del Cinema in veste di documentaristi dell’intera esperienza. Ogni fase di allestimento si avvarrà di impianti tecnologici avanzati che ne documenteranno il work in progress e, in particolare per il site-specific, verranno impiegate le più avanzate tecniche di rappresentazione video e del suono.

IL GRANDE TEATRO DEL MONDO
Videoinstallazione + performance
da Calderón de la Barca
Testo e imagoturgia | Francesco Pititto
Installazione, costumi e regia | Maria Federica Maestri
Interpreti | Barbara Voghera, Paolo Maccini, Franck Berzieri, Carlotta Spaggiari, Valeria Meggi, Matteo Castellazzi, Sandra Soncini, Lara Bonvini, Valentina Barbarini, Lorenzo Davini, Monica Bianchi e Eugenio Degiacomi (basso)
Musicisti | Sara Dieci, Alessandro Trapasso, Luciano D’Orazio, Alessio Zanfardino, Francesco Monica e Francesco Melani, clavicembalisti diretti dal Maestro Francesco Baroni
Composizione e rielaborazione musicale elettronica | Claudio Rocchetti
Cura | Elena Sorbi
Organizzazione | Ilaria Stocchi
Ufficio stampa e comunicazione | Michele Pascarella
Cura tecnica | Alice Scartapacchio
Media video | Stefano Cacciani

Il Grande Teatro del Mondo è un progetto scenico di Lenz Fondazione realizzato in collaborazione con il Complesso Monumentale della Pilotta, con il sostegno di AUSL Parma – DAI SM-DP, dell’Instituto Cervantes de Milán e con il contributo di MiBACT Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma, Fondazione Cariparma, Fondazione Monteparma. Partner artistici: Conservatorio di Musica Arrigo Boito di Parma e Associazione Ars Canto G. Verdi Coro Voci Bianche e Coro Giovanile. Partner tecnici: AuroraDomus Cooperativa Sociale O.N.L.U.S, Koppel A.W.. Il progetto è parte integrante di EnERgie Diffuse Emilia-Romagna un patrimonio di culture e umanità e 1618-2018 Quattrocento anni del Teatro Farnese di Parma, manifestazioni insignite del marchio dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018.

IL GRANDE TEATRO DEL MONDO – teaser

IL GRANDE TEATRO DEL MONDO – video integrale

Suscita un turbinio di emozioni. Fisiche, mentali, spirituali. E di visioni, che aprono lo sguardo e sollecitano risonanze di memorie e di parole, di luoghi e di storie, di passato e presente. Tra vertigini di luce e ombra, tocca il cuore e la mente. Ci avvolge e coinvolge, spazialmente e interiormente, come un grande abbraccio che tutti e tutto contiene.

Giuseppe Distefano, Artribune, 2 luglio 2018

 

Una volta di più Lenz anima il recondito e l’inconfessato del luogo e ne fa la fonte principale di luce […] Per Pititto e Maestri il monumento farnesiano è la drammaturgia che racchiude nel medesimo spazio-tempo la vita e il sogno, tra periodo storico e contemporaneità, fruizione individuale e memoria collettiva. Un enciclopedico abbraccio delle differenze, delle possibilità dell’essere umano. A occhi chiusi ben aperti.

Matteo Brighenti, Doppiozero, 28 giugno 2018

 

È uno spettacolo a tratti commovente e a tratti divertente nei suoi paradossi e nella replica di schemi millenari, nell’ironia delle sorti, nella roulette dei ruoli […] Ed è davvero da brividi poter entrare in questi spazi fuori dagli orari di apertura, intravedere pitture “bruciate” dai fari che illuminano le postazioni degli attori e scoprire ombre fortissime, guardando personaggi così convincenti che sembrano essersi materializzati fuori da questi olii su tela dopo quasi 400 anni.

Matteo Bergamini, Exibart, 25 giugno 2018

 

Una visione in grado di asciugare le malie barocche del luogo letterario dal quale trae origine, come del luogo fisico dove ha preso nuova forma, per restituirci un’alienata evocazione drammaturgica nei cui interstizi, tra variegate e reiteranti proiezioni visive, balenavano affilati gli interventi delle composizioni sonore e rielaborazioni elettroniche di Claudio Rocchetti, con lo straniante controcanto dei diversi clavicembali sparpagliati nello spazio scenico.

Alessandro Rigolli, Giornale della Musica, 26 giugno 2018

 

Lenz, pur prediligendo la ricerca estetica, si contraddistingue per una rigorosa connotazione politica, etimologicamente parlando, che diserta la spettacolarizzazione del teatro da tournée e da grandi platee per riattivare la storia dei luoghi abbandonati, delle umanità reiette, della tradizione negletta, senza per questo però sventolare la bandiera rispettivamente della rigenerazione urbana, del teatro sociale o della attualizzazione dei classici.

Giulio Sonno, Paper Street, 14 luglio 2018

 

Pititto e Maestri propongono la distorsione di un metateatro quale spazio gravitazione nel quale gli individui si strutturano come particelle elementari, il cui moto è costante, casuale e necessariamente portato all’incontro/scontro, e la cui narrazione non è piatta e continua, ma formata dall’interazione e solo esclusivamente per suo tramite.

Daniele Rizzo, Persinsala, 29 giugno 2018

 

Una prassi registico-drammaturgica che riesce ad operare sintesi di perturbante bellezza, come orientata dall’istinto alchimistico della “coniunctio oppositorum”, in uno sprigionare di energie occulte, latenti […] È un pensiero teatrale di sacra e semplice solennità quello di quest’opera di Calderón-Pititto, che regola l’entrata in scena degli attori con l’apertura di due porte: la culla e la tomba.

Franco Acquaviva, Sipario, 2 luglio 2018

 

Calderón de la Barca fa della dimensione onirica un percorso di purificazione morale. Pititto e Maestri vi fanno ricorso per proporre un pensiero analogo a quello che Polonio formula osservando la “pazzia” di Amleto: c’è del metodo in quella follia che è la nostra esistenza.

Enrico Piergiacomi, Teatro e Critica, 16 luglio 2018

 

Evento di estrema raffinatezza espressiva sul piano ideativo e per la realizzazione, tre le tappe principali, «stazioni» di conoscenza come in una rappresentazione sacra […] superbo moltiplicarsi di teatro nel teatro.

Valeria Ottolenghi, La Gazzetta di Parma, 21 giugno 2018

Skip to content